Salvataggio banche venete, dubbi di Eba e Deutsche Bank

Il salvataggio delle banche venete con la liquidazione accompagnata dall’aiuto di Stato rischia di creare disparità tra i Paesi Ue. A dieci giorni dall’accordo tra l’Italia e Bruxelles arrivano i primi dubbi sull’operazione da parte dell’Eba, che paventa il rischio di trattamenti diversi dei creditori di fronte alla risoluzione o alla liquidazione di una banca. E mentre entra nel vivo dell’esame parlamentare il decreto che fa da “cornice” normativa all’intervento di Banca Intesa, si registra anche l’affondo di Deutsche Bank che arriva a vedere nelle decisioni applicate alle banche italiane una “mina” per l’Unione bancaria.

Nel salvataggio delle banche venete “sembra essere emersa la possibilità che l’interesse pubblico sia valutato in modo diverso a livello europeo e nazionale” e “questo potenzialmente apre la strada alla possibilità che diverse preferenze emergano a livello nazionale sull’utilizzo di meccanismo di supporto pubblico” ha detto in audizione in commissione Finanze al Senato il presidente Eba, Andrea Enrìa, rilevando che “non sembra aver tenuto” il principio chiave del ‘no creditor worse off’, secondo cui nessun creditore deve trovarsi in peggiori condizioni nella risoluzione rispetto alla liquidazione.

Nelle stesse ore il capo economista di di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau ha puntato il dito contro la “scappatoia per aggirare la direttiva Brrd”, cioè quella che ha introdotto il bail in, compromettendo “un elemento importante dell’unione bancaria”. Nel frattempo alla Camera, tra le proteste del M5s che ha anche “invaso” la commissione Finanze e mandato in diretta live su Facebook i lavori, si sta ragionando su alcune modifiche “marginali” al decreto, che non ne tocchino però l’impianto complessivo frutto dell’accordo con Bruxelles. Uno dei punti al vaglio è quello delle responsabilità dei manager, con il tentativo in atto di indicare “un discrimine più chiaro” che distingua tra “gli amministratori che si sono prestati a portare avanti il tentativo di salvataggio da quelli che hanno colpevolmente portato le banche al dissesto”.

Altro capitolo oggetto di approfondimento quello dei risparmiatori, con il tentativo di ampliare la platea, spostando la data di acquisto dei bond entro la quale si può accedere al ristoro, fissata, come per le 4 banche, al 12 giugno 2014 (data della pubblicazione nella G.U. Ue della direttiva sul bail in). Oltre all’ostacolo dell’accordo con Bruxelles, è da verificare se la misura non renda più oneroso l’intervento di Intesa, facendo scattare la clausola automatica di recesso. Il voto degli oltre 500 emendamenti dovrebbe comunque concludersi entro domani per andare in Aula, come da calendario, lunedì prossimo. Ma c’è già chi intravede la possibilità che la commissione non chiuda i lavori con il mandato al relatore, mandando in Aula un testo ‘aperto’ sul quale in ogni caso il governo dovrebbe porre la fiducia.

Aggiornato il 06 luglio 2017 alle ore 13:16