Flat Tax: per una politica senza idee

Su ”Il Sole 24 Ore” di domenica scorsa, un lungo articolo di Nicola Rossi ha presentato una nuova proposta dell’Istituto Bruno Leoni. Questa proposta unisce una flat tax al 25% a un “minimo vitale”: un trasferimento in denaro, condizionato, non eterno, parametrato sul nucleo familiare. L’una cosa e l’altra, insieme, sono radicalmente alternative rispetto all’attuale sistema, basato su una imposta sul reddito, l’Irpef, che dovrebbe essere indigesta alle persone intellettualmente oneste, a destra come a sinistra.

Noi paghiamo troppe tasse, ma queste tasse non riescono neppure ad aiutare chi ha effettivamente bisogno. Noi abbiamo un sistema fiscale bizantino: la sua complessità racconta l’aggiungersi, di anno in anno, di norme e tributi su tutto, in spregio non solo ai principi di un sano ordinamento tributario, ma anche del minimo senso di equità e trasparenza.

La proposta che abbiamo avanzato non è, sotto il profilo teorico, nulla di nuovo. La si trova già in Capitalismo e Libertà di Milton Friedman. Ma essa finora era rimasta, nel contesto italiano, una provocazione intellettuale o uno slogan.

Questa invece è frutto di uno studio solido, rigoroso nelle premesse giuridiche, onesto nei numeri.

Sappiamo bene che a lanciare un’idea di questo tipo, nell’Italia di oggi, è assai probabile che passeremo per matti. Il massimo che è lecito aspettarsi dall’attuale governo è una diligente manutenzione dell’esistente. Quelli che leggono i sondaggi con attenzione suggeriscono che lo stesso si potrà dire del prossimo governo. I partiti politici stanno affilando le armi in vista di una lunghissima campagna elettorale, che abbraccerà l’autunno e l’inizio dell’anno nuovo. Si accuseranno a vicenda delle peggiori nequizie e forniranno indicazioni più o meno puntuali circa chi dovrà governarlo. Ma per fare cosa? Con quali mezzi? Per raggiungere quali scopi?

La politica ci somiglia: e non è difficile vedere che, se essa ha smarrito la bussola, anche l’opinione pubblica informata non sta molto meglio. L’informazione è importantissima: ma essere informati in tempo reale serve a poco, se mancano le categorie intellettuali per dare un senso ai fatti, per provare a comprenderli, per immaginare una via d’uscita alle difficoltà.

È per questo che abbiamo compiuto questo sforzo.

“Venticinque % per tutti” non è uno slogan: è il titolo di una ricerca seria, che può costituire una base di discussione per tornare a parlare del fisco, il principale limite, oggi, alle nostre potenzialità di crescita. Una discussione basata non sul sistema delle tre carte, con i giochi dei bonus, delle agevolazioni, delle misure ad hoc: il solito armamentario di interventi elettoralistici regolarmente spacciati per grandi riforme. Ma basata sulla struttura del sistema stesso: integrale, completa e solida nelle cifre.

Ringraziamo Il Sole 24 Ore che ha aperto il dibattito. Speriamo possiate partecipare anche voi: l’hashtag sui social media è #25xtutti. Ci auguriamo che la discussione interessi anche a chi legittimamente fa politica e ambisce non a pubblicare libri ma a governare il Paese. Si può fare politica senza idee. Ex ante, parrebbe un’ottima idea: garantisce margini di manovra e di flessibilità i più ampi. Ex post, però, trasforma figure a tutta prima solidissime in soldatini di carta. Che mai passeranno dalle pagine di cronaca ai libri di storia.

Aggiornato il 19 luglio 2017 alle ore 10:34