Le banche marziane a Cinque Stelle

Mercoledì 21 giugno sul blog di Beppe Grillo gli iscritti hanno potuto esprimersi su una serie di surreali quesiti onde elaborare un programma condiviso sulle banche. Tali quesiti sono stati sostenuti da alcuni personaggi, più o meno noti, che ruotano intorno al Movimento 5 Stelle e che hanno cercato di fornire alla platea dei pentastellati virtuali validi argomenti.

Ebbene, dopo aver letto le tesi di questi cervelloni della finanza italiota, l’impressione che ne ho cavato è stata quella di un consesso di autorevoli ignoranti che si rivolgono ad un pubblico in gran parte privo di nozioni in materia. Qualcosa di simile al famoso detto medievale secondo cui gli orbi sono destinati a regnare nel mondo dei ciechi.

In sostanza, gli aderenti alla piattaforma Rousseau sono stati chiamati a valutare un indigesto polpettone composto da buone intenzioni, progetti irrealizzabili e avversione viscerale per ogni forma di speculazione finanziaria. otto quest’ultimo aspetto, a firma di tal Andrea Baranes, si è addirittura giunti a proporre una legge anti-speculazione, addebitando a questa fondamentale attività dell’odiato sistema capitalistico la principale causa della fame nel mondo. C’è chi invece, come Eugenio Benetazzo, ha invocato l’istituzione di una “Banca pubblica per gli investimenti”.

Tuttavia lo ha fatto con poche e molto confuse idee, tant’è che nell’esporre la sua tesi si è palesemente perso per strada: “Proseguendo con questa view, abbiamo delle ipotesi relative all’operato di questa istituzione finanziaria (la Banca pubblica per gli investimenti) in ambito legato all’edilizia - chiamiamola residenziale - quindi il sostegno e l’aiuto ad esempio a chi è giovane e necessita di acquistare un’abitazione, una prima casa, in tal senso a mio modo di vedere esistono delle altre strade da percorrere, in quanto non tanto la banca pubblica di investimenti ma altri soggetti dovrebbero occuparsi di questo tipo di intervento a pioggia e a cascata.” Ergo, secondo Benetazzo ci vuole la banca pubblica ma anche no. Magari ce lo chiarirà nel prossimo referendum grillesco.

Ma forse l’aspetto più grottesco e pregno di dirompente carica disinformativa lo ha espresso Hervé Falciani, ingegnere informatico noto alle cronache per aver divulgato alcuni anni orsono informazioni riservate su circa 130mila conti correnti svizzeri. Secondo costui sarebbe necessario istituire un “sistema di pagamenti condiviso che aiuti anche il contrasto al riciclaggio e all’evasione fiscale”.

Ora, comprendere l’autentico significato di una proposta che dovrebbe creare una sorta di circuiti di pagamento gestiti a livello locale risulta più arduo della decifrazione della famosa Stele di Rosetta. In soldoni, Falciani sembra confondere l’economia reale con gli strumenti virtuali di pagamento, come le carte di credito o altri analoghi supporti informatici, contribuendo ad avvalorare la diffusa percezione che porta a identificare la ricchezza reale con la moneta.

Quindi, al pari degli illusi di un mercato agricolo a chilometri zero, egli immagina di favorire la crescita economica di un territorio semplicemente favorendo la nascita di tanti circuiti Visa, MasterCard o American Express locali. A questo punto non c’è che aspettarsi la naturale evoluzione di questa nuova coltura economico-finanziaria: una sontuosa riproposizione dell’economia curtense, rigorosamente fondata sul baratto. In tal modo, tornando a vestirci di stracci e a scambiare i prodotti dell’orto di casa, daremmo un colpo mortale alla speculazione internazionale e alla spectre dei pagamenti mondializzati.

Aggiornato il 24 giugno 2017 alle ore 07:06