La strada per la ripresa

mercoledì 21 giugno 2017


Nell’attuale condizione di crisi economica, che accompagna la più grande fase depressiva della storia del nostro Paese, paragonabile solo a quella del 1929, appare evidente il ruolo negativo svolto dalla Pubblica amministrazione ad ogni livello di governo, da quello locale a quello statale. Se nei periodi di espansione economica un certo grado di inefficienza amministrativa è sopportabile dal sistema, nelle fasi di stagnazione, come quella in corso, ogni ostacolo amministrativo non giustificato da superiori interessi pubblici costituisce motivo di aggravamento della crisi.

Il limitatissimo (e impercettibile) tasso di crescita del Pil (nell’ordine dell’uno per cento), dopo la caduta verticale degli ultimi dieci anni, a fronte di un avanzo primario che è sceso di un altro punto nell’ultimo triennio e di uno spaventoso debito pubblico, che ha raggiunto i 2.252 miliardi di euro, pone, soprattutto per i giovani, il problema del lavoro. È questa la grande questione sul tappeto, poiché senza lavoro non c’è produzione, non c’è sviluppo, non c’è reddito, non c’è capacità di spesa, non c’è consumo, non c’è ricchezza. Occorre, pertanto, un grande piano per creare lavoro, in tutte le possibili forme ed applicazioni.

Di tale esigenza il Governo e tutte le Pubbliche amministrazioni devono acquisire consapevolezza, essendo sempre di più la finalità da perseguire, tra l’altro in piena attuazione del programma costituzionale, scolpito negli articoli 1 e 4 dei principi fondamentali. Ne consegue che qualunque iniziativa pubblica e privata che crei ricchezza e occupazione deve essere non solo assentita, ma anche promossa e agevolata dalla Pubblica amministrazione, purché non pregiudichi i due diritti supremi (che, non a caso, sono anche valori costituzionali fondamentali) della salute e dell’ambiente sano, comprensivo del paesaggio. Pertanto, l’azione amministrativa, ad ogni livello di Governo, deve convergere nel coltivare questo duplice obiettivo: da un lato, agevolare ogni possibile forma di iniziativa imprenditoriale, sia adottando le interpretazioni più favorevoli sia adeguando e, se del caso, modificando, anche in modo significativo, le normative e previsioni urbanistiche, insediative, produttive e commerciali, accentuando ancora di più il processo di liberalizzazione; dall’altro, salvaguardare il rispetto dei predetti indisponibili valori, quale giusta modulazione delle libertà economiche, affinché queste non distruggano sul nascere la ricchezza che vorrebbero creare.

È una chiara indicazione metodologica, che esclude ogni interferenza burocratica, spesso oggi autoreferenziale e sviata rispetto all’interesse preminente da perseguire. Si rivela sempre di più indispensabile un’Amministrazione efficiente, trasparente e proporzionata e i cittadini devono comprendere che la ripresa dipende dall’affidamento delle responsabilità di governo a persone capaci, competenti e ragionevoli. L’alternativa è la perdurante discesa, alla quale stiamo ogni giorno assistendo e che diventerà sempre più grave e con sbocchi imprevedibili, senza un’inversione di rotta, che tutti dobbiamo pretendere e, ciascuno secondo le proprie forze e il proprio ambito di operatività, provocare.

(*) Docente di Diritto costituzionale nell’Università di Genova e di Diritto regionale nelle Università di Genova e “Carlo Bo” di Urbino


di Daniele Granara (*)