Basta diktat sulla casa!

Che il Governo respingesse, in modo più o meno perentorio, l’ennesimo tentativo di diktat fiscale della Ue era piuttosto ovvio. Con l’aria che tira, se poco poco si rimettesse l’Imu sulla prima casa sarebbe la rivolta fiscale di sicuro.

Del resto solo le teste un po’ bacate potrebbero pensare di insistere sull’esproprio fiscale della casa, che in Italia già offre di suo un gettito da follia. È bastata in passato l’esperienza devastante del Governo Monti per capire cosa accade quando, per farsi belli agli occhi della cancelliera Angela Merkel, si tramortisce un Paese con le tasse. Trascorsi sei anni da quell’esperienza scriteriata, il mercato immobiliare  ancora non solo non riparte ma paga ancora lo choc Monti.

Come se non bastasse sulla prima cosa, tra metti e leva, c’è stato un balletto talmente ridicolo e pericoloso, che se riprendesse sarebbero dolori per qualsiasi Governo. Si fa finta, infatti, di non capire quante tasse paga un cristiano che pensasse d’investire in un tetto per la sicurezza familiare. Deve produrre reddito e paga tasse, deve mettere da parte e paga  tasse, deve comperare casa e ripaga ancora tasse, alla fine dopo l’acquisto continua direttamente o meno a pagarci sopra fior di contributi fiscali.

Eppure in Europa, ma anche in Italia, c’è ancora chi pensa di colpire la proprietà immobiliare in una sorta di accanimento da esproprio, roba da matti. Non ci si rende conto quanto sia costato e costi al Paese una politica fiscale del genere, che non solo tartassa i cittadini ma ferisce a morte uno dei settori produttivi più importanti. L’edilizia privata, infatti, sia direttamente sia attraverso l’indotto, è uno dei segmenti economici prevalenti, penalizzarlo al di là del sensato è solo materia da scriteriati e si è visto. Ecco perché  l’Europa la deve smettere di promulgare diktat  sulla politica fiscale interna del nostro Paese e soprattutto la deve smettere di insistere sulla casa e sulle patrimoniali in genere.

In Italia la materia fiscale è così contorta, pesante, ossessiva da richiedere semmai uno sfoltimento e una semplificazione epocali. Solo così si potrà non solo stimolare consumi e investimenti, ma ricomporre quella drammatica frattura che, a partire dai danni ingenerati con  Equitalia, si è creata fra Stato e contribuenti. Taccia dunque la Ue e cominci semmai a fare le pulci alla Germania, che a guardarci bene dentro di cose contrarie alle regole ne fa eccome.

Aggiornato il 24 maggio 2017 alle ore 21:09