La casa e le tasse nel volume di Sforza Fogliani

venerdì 19 maggio 2017


Corrado Sforza Fogliani, Vogliono rubarci anche la casa, Il Giornale, pp. 48, € 2,50.

Questo succinto pamphlet tratta della tassazione sulla proprietà immobiliare, tartassata soprattutto dai governi Monti e Letta, senza alcun apprezzabile risultato né quello, esternato, di ridurre il deficit pubblico, né di incrementare i servizi.

Il sottotitolo è “così la finanza internazionale vuole fare cassa sul (nostro) mattone”: ed è una delle due ragioni principali determinanti per l’aumento dell’imposizione. Scrive l’autore: “la finanza internazionale (che in Italia ha trovato terreno fertile, per il tramite di banche d’affari) vuole che il risparmio italiano non vada più nell’immobiliare, ma appunto negli strumenti finanziari... sempre la finanza internazionale (quella che ispira il pensiero unico internazionale in materia), vuole che la proprietà immobiliare sia finanziarizzata, che competa il più possibile a fondi di investimento speculativi e così via. La proprietà diffusa deve solo essere portatrice di azioni o quote. Le decisioni sul capitale spettano ad altri”.

Di tali interessi si è fatto interprete (succube) il Governo Monti (i “compiti a casa”): così la finanza, in difficoltà dopo la crisi del 2008 ha potuto “recuperare” rendendo meno appetibile l’investimento immobiliare.

La seconda ragione – e particolarmente importante in Italia – è che la pubblica amministrazione, rapace quanto inefficiente, e più in generale, la politica ha gravato i cespiti immobiliari per il motivo (comune ad altri redditi, in particolare quelli da lavoro dipendente) che i patrimoni immobiliari sono difficili da occultare, e quindi alla portata anche di non eccelsi “servitori dello Stato”. Peraltro proprio per impedire comunque o ridimensionare la possibilità dei contribuenti di contestare il massiccio prelievo - che è l’unica finalità dell’operazione (ma non si dice) - si è ricorso – e si ricorre – sia a ridurre la possibilità di contestarlo con successo davanti a un Giudice che, spesso può limitarsi a valutare aspetti formali e non quelli sostanziali cioè la congruità delle tariffe catastali.

Nel complesso un libro che conferma quello che appare a tutti ma non al pensiero diffuso dei media di regime: che Monti e il resto hanno caricato gli italiani (e i proprietari immobiliari) di un ulteriore peso, oltre a quello onerosissimo, di una burocrazia che funziona come la “macchina di Fortunato”, ossia che rende agli utenti assai poco di quello che consuma. Quello della finanza internazionale.

Che tutto questo possa continuare è un segno di mansuetudine del popolo italiano. Il quale, come i sudditi dell’impero romano del V secolo d.C., di cui parla Salviano di Marsiglia, scappavano dalle regioni ancora amministrate dalla burocrazia imperiale per andare in quelle occupate dei barbari, perché preferivano la sudditanza a questi che a quella: e così negli ultimi anni abbiamo avuto l’aumento enorme dei giovani emigrati dall’Italia ad altri paesi europei. Dall’altro che, essendo la maggior parte degli italiani proprietari immobiliari, sarebbe ora che si scrollassero questo fardello, mandando a casa chi glielo ha imposto.


di T. K. de la Grange