Se il lavoro è premiato con un tablet

La valorizzazione del lavoro creativo in Italia è una bufala. Una fake news. Non esiste. Ciò vale in particolare per quei professionisti che operano nell’ambito della comunicazione e del Graphic Design. Solitamente a giocare allo sfascio, nel settore, sono gli imprenditori micragnosi che puntano ad avere prodotti ben fatti a prezzi da fame. Quando però a fare la parte dello sfruttatore è un ente pubblico è scandaloso. È il caso del Comune di Trieste che ha pubblicato, nell’ambito dell’iniziativa “Invento Trieste” (su Facebook esiste anche un contro-gruppo chiamato “Proposte rifiutate da Invento Trieste” in cui creativi e grafici di tutta Italia si sono divertiti a scimmiottare con proposte ironiche e spassose l’iniziativa ufficiale del comune friulano, e di cui pubblichiamo alcune immagini); un bando di concorso per la creazione di un claim, di un marchio-logotipo e di una clip audiovisiva da utilizzare per promuovere l’immagine turistica della città. A parte l’anomalia della richiesta che non prevede un piano di comunicazione integrato che “metta in linea” il disegno grafico con lo slogan e con il video promozionale, ci si aspetterebbe quanto meno che le opere selezionate vengano adeguatamente pagate. Invece, a leggere il regolamento del concorso, si resta di stucco: ai vincitori delle singole categorie di concorso sarà assegnato in premio un tablet ciascuno. Roba da matti! Visto che si tratta di opere dell’ingegno perché allora non essere creativi fino in fondo? Meglio un prosciutto San Daniele o una forma di formaggio Liptauer al posto di uno scontato dispositivo elettronico. Così si fa il male del lavoro in Italia, non il bene.

Tanto per intenderci: a prezzi correnti un tablet lo si acquista anche a 70 euro, mentre per la sola creazione di un marchio-logotipo da destinare a una media azienda, stando alle tariffe indicative stilate da AssoComunicazione nel 1996 e aggiornate al 2012, occorrerebbero 28mila euro. Che scendono a 20mila euro nello speciale listino dei cosiddetti “morti di fame” (Mdf), cioè quei professionisti che pur di prendere la commessa sarebbero pronti a tutto, prezzi stracciati compresi. Perché accade questo? Probabilmente ha ragione chi dice che è colpa della categoria che non ha saputo educare la clientela al valore del lavoro. Certamente la crisi economica c’ha messo del suo per costringere gli operatori ad abbassare l’offerta talvolta oltre la soglia della sostenibilità. Ma arrivare all’impudenza di retribuire il lavoro “in natura” con un apparecchietto da quattro soldi significa non aver rispetto per lo sforzo intellettuale. Il bando, attualmente aperto - si chiuderà il prossimo 31 marzo - è un’offesa alla decenza. Ma non è l’unica. Già nel 2014 destò scandalo l’improvvida iniziativa dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente della Valle d’Aosta che pensò bene di mettere a concorso l’assunzione di due esperti che avrebbero dovuto prestare gratuitamente la loro collaborazione professionale.

Il bando venne poi sospeso a seguito dello sdegno che suscitò nell’opinione pubblica. Ora, non si chiede all’amministrazione triestina di sprecare denaro pubblico come accadde a Salerno nel 2011 quando, per iniziativa del sindaco Vincenzo De Luca oggi governatore della Campania, venne affidato al designer di fama internazionale Massimo Vignelli il compito di rifare il logo della città. La star del Graphic Design, con tanto di studio a New York, si beccò un compenso di 200mila euro per fare una “ciofeca” che, per sua stessa ammissione, bisognava fare un certo sforzo per vederne tutti gli elementi evocativi contenuti all’interno. E neppure ripetere l’infausta esperienza dell’allora ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli che, nel 2007, presentò alla Borsa Internazionale del Turismo un logo per la promozione del turismo in Italia costato 100mila euro ma che, per valutazione unanime della critica, aveva una grafica scadente, al punto che l’assessore al Turismo del Veneto chiese al ministro di oscurare le pagine relative alla regione veneta per ridurre il danno d’immagine che da quella rappresentazione ne sarebbe derivato.

Ma prendere per fame chi lavora non è giusto. Soprattutto se si considera che nel settore dei creativi moltissimi sono giovani. Poi ci si lamenta della fuga dei cervelli. Se è questa la considerazione che si ha del lavoro in Italia, il Governo faccia l’unica cosa utile: biglietti aerei per l’estero di sola andata, gratis per tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:30