Tremonti l’autarchico

Dopo aver ascoltato l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti da Lucia Annunziata si comprende ancor meglio il perché della famosa rivoluzione liberale promessa una ventina di anni orsono non s’è vista traccia. Con questo tipo di cervelli politici al timone di un Paese devastato da decenni di fallimentare statalismo, qualunque ragionevole riduzione del perimetro pubblico e - conseguentemente - delle imposte, era e resterà una pura chimera. Soprattutto se, al pari dello stesso Tremonti, ci si ostinerà a solleticare la pancia ottusa dell’Italia raccontando per pure ragioni di consenso la favola di una Europa matrigna che legifera al posto nostro e che, testualmente, continua a portarci via la nostra roba.

Ora, preso atto delle sempre più traballanti condizioni economiche e finanziare di questo Paese di cantastorie, condizioni determinate da cause tutte endogene ad un sistema chiaramente malato, questo tipo di invocazioni a tornare ad una forma di sovranità assoluta, ripristinando una valuta nazionale ed eliminando ogni vincolo esterno, non possono che condurci al disastro nel caso si decidesse seriamente di seguirle.

In particolare, bisogna essersi bevuti una gran quantità di grappini per intimare ai bau bau di Bruxelles di mettere giù le mani dalla nostra “roba”, considerando che proprio grazie alla moneta unica abbiamo risparmiato cifre colossali in termini di interessi. Risparmi che, come lo stesso inventore della finanza creativa dovrebbe ben ricordare, sono stati tutti bruciati in spesa corrente dai vari Governi che si sono succeduti a partire dal nostro ingresso nell’Euro.

Il problema è opposto, caro Tremonti. È l’Italietta delle cicale e dei debiti che ha estremamente bisogno della “roba” degli altri per andare avanti. Sotto questo profilo, ritenere che uscendo dell’Europa si possa proseguire a chiedere prestiti agli attuali tassi d’interesse è pura follia. Così come altrettanto folle appare la determinazione dei sovranisti alla Tremonti di condurre il Paese fuori dalla cosiddetta globalizzazione. In questo senso la tanto invocata autarchia di questa gente fa maledettamente rima con povertà.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:44