Nessuno tocchi la spesa pubblica

Come è noto, l’Europa “cinica e bara” sta pressando da tempo il Governo italiano in merito ad un aggiustamento dei conti pubblici per 3,4 miliardi di euro. Una cifra che sembra veramente poca cosa se raffrontata con le decine di miliardi di tagli alla spesa pubblica con cui per oltre due anni si è riempito la bocca il ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan.

Volendo evitare come la peste un ulteriore inasprimento delle imposte, a tutta prima non dovrebbe essere difficile accontentare Bruxelles, scongiurando una rovinosa procedura d’infrazione per deficit eccessivo, attraverso un piccolo ritocco alla medesima, colossale spesa pubblica. Ma da questo punto di vista il problema che paralizza letteralmente qualunque Esecutivo sul fronte dei tagli veri è sempre lo stesso: la paura di perdere il consenso. Una paura che, soprattutto nel caso dei prosecutori del renzismo al Governo, risulta amplificata dal fatto di aver raccontato balle sulla condizione generale del Paese.

Se, in estrema sintesi, tra una mancia elettorale e l’altra, si passa il tempo a spiegare agli italiani, popolazione particolarmente incline a bersi qualunque pozione magica, che il sistema economico-finanziario è solidissimo e che i conti pubblici sono più blindati di Fort Knox, diventa poi politicamente molto imbarazzante intervenire con la scure dei tagli alla spesa corrente e con la falce fiscale. Tagli alla spesa corrente che, come accennato all’inizio, sono stati ripetutamente annunciati dal ministro dell’Economia nell’ordine di 25 miliardi di euro, altro che le bazzecole che ci chiede la Commissione europea.

In realtà, sul piano della tanto decantata spending review, il ministro Padoan si comporta come il capo di un kolchoz durante lo stalinismo. Costui, dovendo ricevere la visita di un ispettore centrale, cercò di mascherare la pessima raccolta di patate usando la propria proverbiale parlantina. “Abbiamo prodotto così tante patate che mettendole una sopra all’altra potremmo arrivare fino in Paradiso, fino a Dio”. “Compagno – replicò l’ispettore – non sai che il partito ha stabilito che Dio non esiste?”. “Ma neppure le patate!”, rispose sconsolato il kolchoziano.

Ecco, i tagli alla spesa fin qui realizzati da Padoan sono come le patate di Stalin.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26