Lotteria degli scontrini: un gioco responsabile?

Lo Stato mamma si ingrazia l’obbedienza dei suoi pargoli blandendoli con un premio.

A breve partirà infatti in via sperimentale la possibilità di partecipare alla lotteria degli scontrini. Per aderire, i contribuenti/acquirenti dovranno comunicare, al momento dell’acquisto, il proprio codice fiscale, rendendo tracciabile quel particolare consumo, con tanto di trasmissione della ricevuta all’Agenzia delle entrate. Per incentivare l’uso della moneta elettronica, la legge prevede che i pagamenti con carta abbiano una probabilità di vincita aumentata del 20 per cento.

In tempi di economia comportamentale e “spinte gentili”, questa sembra solo l’ultima trovata per persuadere le persone a chiedere lo scontrino. Ma dietro di essa si nascondono una dichiarazione di sconfitta e una contraddizione.

La lotta all’evasione non è solo il mantra che mette d’accordo qualsiasi fazione politica. È un vero e proprio programma amministrativo che, da una ventina d’anni a questa parte, ha schierato ingenti risorse, umane e materiali, per arrivare alla totale tracciabilità del profilo e del comportamento di ciascun contribuente. Grazie all’informatizzazione, allo scambio di informazioni tra amministrazioni, anche straniere, agli obblighi di invio dei dati, lo Stato ormai può sapere tutto di noi, comprese quali analisi del sangue abbiamo fatto, quando e dove.

Ci sarà forse un giorno la serenità necessaria per discutere come mai l’aumento di anno in anno delle risorse derivanti dalla lotta all’evasione si accompagna, bizzarramente, all’aumento delle stime sull’evasione stessa. Ma una domanda più modesta ce la possiamo porre fin da ora: perché, nonostante la mole e la completezza delle informazioni che l’amministrazione può avere al solo digitare il nostro codice fiscale, per combattere l’evasione bisogna inventarsi una lotteria nazionale, andando a scandagliare anche l’acquisto di un caffè? Considerando l’armamentario a disposizione dello Stato, è davvero necessario incitare gli italiani al gioco per combattere quella che, ad avviso di chi governa, è la vera pietra dello scandalo del nostro Paese? O al contrario è un’operazione di distrazione di massa dalle priorità politiche, a partire dal riequilibrio del rapporto tra capacità contributiva degli italiani e spesa pubblica?

È poi un po’ paradossale, per usare un eufemismo, che lo Stato ricorra al gioco per farsi rispettare. Lo stesso Stato che pretende di insegnarci che ci sono comportamenti virtuosi, come pagare le tasse, e comportamenti viziosi, come giocare d’azzardo, ora c’invoglia al vizio per conculcarci la virtù. Chissà se, anche nel promuovere i biglietti di questa strana lotteria, ci ricorderà di giocare con moderazione…

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:22