Un pessimo risveglio dopo la sbornia

Il nuovo anno si è aperto all’insegna di pessime prospettive economiche e finanziarie per l’Italietta delle cicale. Il deciso aumento dell’inflazione in gran parte della zona euro (mentre da noi la bassissima crescita continua a tenere i prezzi al palo) rischia di interrompere prima del previsto la nostra ancora di salvataggio sotto forma di Quantitative easing.

Ma non basta, anche sul fronte delle materie prime si assiste da tempo ad un’inversione di tendenza la quale, come ci sforziamo di scrivere su queste pagine da molti mesi, aveva consentito al precedente Governo Renzi, insieme al succitato Qe, di annunciare l’inizio di un secondo boom economico. Tutto ciò, aggravato ulteriormente proprio dalla politica spendacciona dei rottamatori, metterà ben presto a nudo una condizione di sostanziale fallimento del sistema italiano nel suo complesso.

A meno di assai improbabili misure draconiane sul fronte dei tagli alla spesa pubblica, il fragile Esecutivo Gentiloni si troverà ad affrontare un probabile rigurgito di sfiducia da parte dei mercati finanziari, ossia di chi in pratica ci presta i quattrini a tassi d’interesse attualmente infimi.

In un simile scenario, con un debito pubblico reale (stime Ocse) che sfiora il 155 per cento del Prodotto interno lordo e con il comparto bancario drammaticamente a corto di ossigeno, ci sarebbe altresì la necessità di affidarsi ad una classe dirigente seria e responsabile. Una classe dirigente che abbia preliminarmente il coraggio di raccontare al Paese le nostre vere condizioni, decretando la fine di quella linea delle illusioni che, in verità, ancora attrae la stragrande maggioranza delle attuali formazioni politiche.

Tuttavia, come ha correttamente rivelato l’ottimo Giovanni Floris nel corso del talk-show condotto da Lilli Gruber, si ha l’impressione che, vista la condizione complessiva dell’Italia, nel 2017 lo spazio per le favole egli autoinganni sia praticamente finito. Staremo a vedere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:25