Risvolti dello scontro Berlusconi-Bolloré

È tornato un imprenditore combattente, deciso, determinato a difendere il suo impero creato trent’anni fa. Silvio Berlusconi è ancora al centro di una battaglia epocale. Il primo a muoversi era stato l’amico-nemico tycoon australiano Rupert Murdoch. Poi, ad aprile 2016, l’amico (tramite Tarak Ben Ammar) bretone Vincent Bolloré aveva prospettato l’ipotesi di una collaborazione con Mediaset per l’acquisto di Premium, il canale a pagamento che trasmette calcio in particolare le partite di calcio della Champions League e del campionato italiano di serie A. Silvio Berlusconi aveva lasciato fare al figlio Pier Silvio e al presidente Fedele Confalonieri. I suoi malanni fisici, i dispiaceri politici, i guai giudiziari, l’obiettivo di riavere l’agibilità dalla Corte di Strasburgo dopo l’espulsione dal Senato per opera della Legge Severino e la trattativa con i cinesi per vendere il Milan (sono arrivati nei giorni scorsi altri 100 milioni di anticipo) sembravano aver relegato il Cavaliere in una posizione marginale.

Toccato nel vivo e assaporato il rischio di veder scalare il proprio gruppo televisivo, il Cavaliere ha ripreso in mano le redini delle operazioni. Sono molti lustri che Berlusconi non ha più alcuna carica né in Fininvest né in Mediaset. Ma nel mezzo della bufera è tornato ad essere “il padre nobile”. Ha convocato la famiglia ad Arcore, ha scelto la strategia di difesa. La Fininvest di fronte all’avanzata di Vivendi sino al 20 per cento ha innalzato la sua quota fino al limite del 38,226 consentito dalla legge. Quanto vale la maggioranza assoluta di Mediaset? Secondo gli analisti circa 2,1 miliardi di euro, con il 10 per cento di azioni proprie che avrebbero un valore di circa 400 milioni di euro. È scalabile? Da Arcore sono arrivate risposte decise. Con un comunicato ha sbarrato le porte a Vivendi, che in tre giorni è salita al 20 per cento di Mediaset. L’ha considerata un’operazione ostile, ma soprattutto ha chiuso le porte al partito della mediazione. Per ora si è arroccato, ha tirato fuori 120-140 milioni, trovando anche solidarietà politiche inaspettate (ministro Carlo Calenda del Pd) ed anche un’apertura di credito presso quel Tribunale di Milano la cui Procura gli è stata sempre ostile. Ora anche il Pm Fabio De Pasquale sembra accorgersi che potrebbero esserci state delle irregolarità e una manipolazione del mercato, come denunciato Mediaset.

La battaglia questa volta sembra epocale. Ben più decisa di quella sulle Torri di trasmissione ingaggiata circa due anni fa con la Rai. E per questo la holding del Biscione ha mandato i suoi plenipotenziali presso i vertici di Intesa San Paolo e Unicredit al fine di studiare le contromosse. Dietro l’assalto-aggressione di Bolloré c’è più che una semplice scalata imprenditoriale. Gli scenari aperti dall’iniziativa dell’imprenditore bretone sono quelli di un grande progetto dei media europei. Non è un segreto, infatti, l’obiettivo di creare un polo franco-italiano che metta insieme Orange, Canal Plus, Telecom (dove Vivendi ha quasi il 25 per cento) e Mediaset. In questo caso il gruppo di Cologno Monzese avrebbe un peso minore. Berlusconi ha compreso e per ora ha dichiarato di voler evitare che Mediaset diventi una semplice pedina nel grande riassetto dei media europei. Quel grande gruppo multimediale del Sud Europa che in qualche modo fosse in grado di competere con il colosso americano di At&t e Time Warner. Bolloré conosce le difficoltà del gruppo italiano e tenta la spallata.

“Ci difenderemo”, ha osservato Fedele Confalonieri, una vita insieme al Cavaliere fin da quando suonavano insieme da ragazzi sulle navi per guadagnarsi le vacanze. Dopo lo strappo di luglio, quando Marina Berlusconi accusò il francese di “volersi garantire in modo inaccettabilmente scorretto una posizione di rilievo nell’azionariato di Mediaset”, i rapporti sono peggiorati e finiti in Tribunale. Per Silvio Berlusconi, Bolloré “è un bugiardo avendo avuto l’opportunità, con l’accordo strategico firmato ad aprile, di avviare con Mediaset una collaborazione che preannunciava proficua per entrambi i gruppi”. Perché Vivendi ha disconosciuto l’accordo? È da maggio che gli analisti si interrogano. C’è dietro la mano di alcuni big della finanza europea?

Se l’operazione con Bolloré fosse andata in porto, il 2016 sarebbe stato un anno felice per le casse della holding, considerando che l’ultima riga del conto economico Mediaset (in cui Fininvest ha una partecipazione del 34,7 per cento) relativo al primo semestre evidenziava un rosso di 27,8 milioni di euro. È la pay tv Premium a pesare di più sui conti per l’esborso di 690 milioni per i diritti della Champions League e che chiuderà il 2016 con 200 milioni di rosso. Ma anche a Canal Plus le acque non sono quiete dopo che è stato ingaggiato il re del trash della tivù francese Jean-Marc Morandini e si è dimesso lo storico vicedirettore Alexandre Ifi.

Gli sviluppi prevedibili: à la guerre comme à la guerre, dicono i francesi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:18