Viadeo vs LinkedIn:  un fiasco francese

Quella che doveva essere la risposta europea a LinkedIn, la rete sociale professionale via web creata in California nel 2003, e che nel 2015 ha fatto registrare più di 400 milioni di utenti, con 170 settori di attività in oltre 200 Paesi e un milione di nuovi iscritti a settimana, ha tristemente gettato la spugna.

Viadeo, creata nel 2004 con il nome Viaduc, poi diventata Viadeo nel 2007, 11 milioni di iscritti in Francia, è da qualche giorno in amministrazione controllata. La fine di un sogno, in realtà mai cominciato. Basti pensare che due anni dopo essere sbarcata in Cina, con intenzioni ultra-bellicose, quest’anno ha dovuto abbandonare i mercati orientali ed esteri in generale. Il 2016, si fa notare, segna la fine di un confronto, quello con LinkedIn appunto, che in realtà sarebbe offensivo definire concorrenza, visto che nel settore c’è sempre stato un solo dominus. La prova? Prima della sospensione del titolo alla Borsa di Parigi, avvenuta il 29 novembre, Viadeo valeva 10 milioni di euro. LinkedIn è stato acquistato da Microsoft per 26 miliardi di dollari, circa 24,4 miliardi euro. Traduzione, ci informa il quotidiano economico “Les Echos”: LinkedIn vale 2440 volte più del suo “competitor”. Un’umiliazione che dovrebbe far riflettere anche i signori della Commissione e le loro velleità da big business che non scalfiscono minimamente le certezze d’Oltreoceano, anzi rafforzano le già molte perplessità e i cattivi pensieri su un’Unione politicamente inesistente ed economicamente irrilevante.

E pensare che nel 2007 le velleità globalizzatrici di Viadeo avevano ancora un fondamento. In quell’anno viene acquistata la cinese Tianjin; nel 2009 rilevano l’indiana Apna Circle e la canadese Unyk. Sette anni fa, la società francese poteva vantare 25 milioni di membri, la metà di quelli di LinkedIn, ma comunque un risultato molto confortante. Nel 2010, Viadeo è presente in Spagna, Regno Unito, Italia, Canada, Messico, India e Cina, e apre uffici negli Stati Uniti, dove non ha alcuna attività commerciale, ma vi piazza una parte del settore ricerca e sviluppo. La strategia? Prendersi il mondo, evitando però di andare subito allo scontro frontale con LinkedIn nei Paesi anglosassoni. L’espansione è forte, i costi pure. E i mercati intercettati non sempre gradiscono. Nel 2012 si accelera la penetrazione in Cina, con un investimento di 24 milioni di euro (10 dei quali arrivano dal fondo strategico d’investimento, quindi soldi pubblici), che diventano quasi 40, quando si avvia una joint venture con la russa Sanoma Independent Media, e si procede poi all’acquisto dell’olandese Soocial, della cinese Zaizher e della francese Pealk. L’errore fatale, commentano gli osservatori, è stato monetizzare i servizi. Gli abbonamenti a pagamento hanno allontanato i clienti, soprattutto nei Paesi emergenti.

Il 2014 è l’inizio della fine. Viadeo entra in Borsa di Parigi. A luglio il suo valore raggiunge il picco di 148 milioni di euro, poi la discesa. Le perdite ammontano a 13,4 milioni e in meno di 12 mesi arrivano i primi tagli occupazionali: da 450 si passa a 299 dipendenti. La virata improvvisata verso il B to B (business to business) non porta giovamenti: solo 500mila euro di entrate, mentre si registrano perdite di un milione sugli abbonamenti. A fine 2015 Viadeo abbandona il mercato cinese. Lo scorso maggio, l’ultimo disperato tentativo, mentre il numero degli occupati scende a 157. L’obiettivo del nuovo piano Vianext è ricentrarsi sul mercato francese, ma a metà novembre suona la campana dell’ultimo giro. LinkedOut. Di compratori all’orizzonte, per ora, nemmeno l’ombra. Eppure, si fa notare, malgrado tutto, la piattaforma tecnica e i prodotti sono di qualità, e il marchio ha ancora un certo prestigio. Ma per l’high-tech francese è un brutto, bruttissimo colpo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:31