Tagli, ristrutturazioni e nuovi piani editoriali

Stato di agitazione dei giornalisti de “La Stampa”. Tensione a “Il Sole 24 Ore” (sfiduciato il direttore, lettera al nuovo amministratore delegato dopo un giorno di sciopero). Accordo dopo settimane di scontro al gruppo Riffeser. Richiesta di confronto a La7 sul futuro della televisione dopo l’operazione dell’editore Urbano Cairo, nuovo azionista di maggioranza del gruppo Rcs. Un vasto spettro del mondo editoriale in cerca di equilibri economici e redazionali. Sullo sfondo, il mancato superamento della crisi dei quotidiani sia in termini di vendita di copie sia per il calo degli introiti della pubblicità. In Italia si legge poco, la distribuzione è carente, la digitalizzazione non ha ancora esplicato i suoi effetti benefici.

A quasi un anno dall’annuncio della fusione tra il gruppo Itedi (Torino) e l’Espresso è stato presentato un piano centrato soltanto sui tagli. I giornalisti riuniti in assemblea hanno contestato all’azienda la presentazione di un progetto che non contiene garanzie per il futuro e per i livelli occupazionali dei giornalisti e dei poligrafici a fronte di un bilancio 2016 che chiude in attivo. Operando soltanto tagli sarà difficile garantire la qualità che da 150 anni contraddistingue la testata. Il pieno sostegno all’azione è arrivato sia dalla Associazione subalpina che dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, secondo i quali è errata la pretesa di continuare ad affrontare le criticità del mercato e dei bilanci soltanto in termini di riduzioni di costi senza alcun piano di rilancio e di investimenti. Ridurre gli organici e ricorrere agli ammortizzatori sociali significa rendere più marginale il lavoro dipendente. Fin dall’inizio il sindacato ha guardato con attenzione e senza preconcetti all’operazione di fusione, accettando anche le sfide di un mercato editoriale in trasformazione. Adesso tocca all’azienda dare risposte precise anche ai fini dell’utilizzo dei collaboratori e dei precari.

Per quanto riguarda il quotidiano economico della Confindustria, la situazione si è fatta più difficile dopo le dichiarazioni del presidente degli industriali, Vincenzo Boccia, che ha annunciato “un piano lacrime e sangue” per i dipendenti come rimedio ad anni di gestione fallimentare. I comitati di redazione del “Sole”, di Radiocor e Radio 24 hanno emesso una nota in cui giudicano insufficienti le risposte ricevute durante l’assemblea degli azionisti alle 10 domande che avevano posto pubblicamente sulle pagine del giornale. Le segnalazioni dei sindacati interni avevano dimostrato negli anni che si stavano commettendo gravi errori di gestione. Per questo motivo si sono rivolti al nuovo amministratore delegato, Franco Moscetti, nominato dal nuovo Cda aziendale, ricordando che “qualsiasi ipotesi di rilancio, ogni progetto di piano industriale non potrà che passare dalle diverse professionalità delle redazioni, dalla loro valorizzazione, dalla loro centralità”.

Il vero capitale di un’azienda editoriale sono i giornalisti, al servizio di nessuno ma solo dei lettori. Dopo aver sfiduciato il direttore del quotidiano “Il Giorno”, Giuliano Molossi, dopo che per varie volte è saltata la trattativa tra giornalisti e azienda il 28 novembre è giunta la firma dell’accordo tra Cdr e azienda. L’assemblea dei redattori di “QN - Quotidiano nazionale”, “il Resto del Carlino” ha dato il via libera all’intesa sul piano di riorganizzazione. A QN i sì sono stati 33, i no 3 e due schede bianche. Per quanto riguarda “il Resto del Carlino” i favorevoli sono stati 57, i contrari 39 e 5 gli astenuti.

I redattori de La7 hanno messo a disposizione del Cdr tre giorni di sciopero per chiedere l’apertura di un confronto sugli organici e sugli investimenti dopo l’operazione dell’editore su Rcs. Considerando gli ascolti in aumento e la crescita della pubblicità degli ultimi 9 mesi, il canale La7, secondo i redattori, trainato dal telegiornale di Enrico Mentana, è diventato una risorsa rilevante per il gruppo Cairo Editore anche dopo l’acquisto del gruppo che edita “Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport”.

Intervenendo ad una manifestazione ad Ancona, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha sottolineato che l’Inpgi (l’Istituto di previdenza dei giornalisti) non può essere considerato il bancomat delle imprese che ristrutturano. Prima degli ammortizzatori sociali le aziende devono pensare a rivedere tutti gli altri costi aziendali nel loro complesso. La fase di recessione per il settore editoriale non è finita, ma le fasi di criticità non si possono affrontare solo guardando in termini di tagli. Occorre pensare anche ad investimenti e nuovi prodotti editoriali.

Dall’ultimo rapporto del Censis risulta che il 35 per cento degli italiani si informa ormai da Facebook dopo i telegiornali e i giornali radio. I quotidiani non superano il 19 per cento. Avanzano anche i motori di ricerca tipo Google, ma anche YouTube e il social network Twitter. Mantengono i propri lettori i settimanali e i mensili, ma non i libri in formato cartaceo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28