L’ennesimo rimbalzo del gatto morto

Continua l’apoteosi degli zero virgola del Governo Renzi. Sebbene trattasi, secondo una frase in voga nel mondo finanziario, del classico rimbalzo del gatto morto, il più 0,3 per cento nella crescita del Prodotto interno lordo del terzo trimestre di quest’anno registrato dall’Istat ha dato luogo ad una delirante sequenza di annunci trionfalistici da parte dei teorici del bicchiere mezzo pieno che attualmente occupano la stanza dei bottoni. Tutto ciò, udite udite, dovrebbe far chiudere l’anno con un aumento del Pil tra lo 0,8 e l’uno per cento. Roba da far impallidire il sempre più lontano boom economico degli anni Sessanta, insomma.

Ma al di là di questi evidenti stiracchiamenti di una realtà che ci vede sempre inchiodati a tassi di sviluppo infimi, quando ci dice bene, già all’orizzonte si addensano nubi molto fosche sul futuro dell’Italietta renziana dei miracoli. I venti sembrano, infatti, spirare nella direzione di un drastico cambiamento nella favorevole congiuntura che ha consentito al genio di Firenze di sperperare con misure a dir poco effimere un dividendo straordinario. Un dividendo fatto di tassi d’interesse molto bassi e altrettanto bassi prezzi delle materie prime. Ora, approssimandosi una forte virata al rialzo di queste due voci fondamentali, soprattutto per un Paese povero delle medesime materie prime e molto “ricco” di debiti, la fragilità strutturale di un sistema sempre più squilibrato riemergeranno in modo drammatico. Tanto è vero che le prime avvisaglie del tetro scenario che ci attende si possono intravedere sui mercati finanziari, con la Borsa di Milano tornata ad essere la “maglia nera” in Europa e con la repentina risalita del famigerato spread. Segnali negativi, questi ultimi, i quali non sono altro che la rappresentazione plastica di un Paese che sta inesorabilmente riportandosi sull’orlo del baratro finanziario, malgrado gli altisonanti proclami del Premier Matteo Renzi. Un personaggio che persevera nel suo insensato tentativo di far crescere l’economia a colpi di bonus e mance elettorali, senza minimamente toccare i nodi sistemici di un Paese che si ostina a voler vivere ben sopra le proprie possibilità. Un Paese di vecchi e nuovi pifferai magici che si disputano la diffusa credulità popolare dispensando a piene mani illusioni e speranze prive di alcun ragionevole fondamento. Ma alla fine il conto, ahinoi, arriverà per tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26