Non dalla benevolenza del libraio

Prima facciamo una premessa: da qualche giorno i ragazzi che hanno compiuto 18 anni possono registrarsi al sito www.18app.italia.it e richiedere un buono da 500 euro da spendere a scopi culturali (è il cosiddetto “Bonus cultura” deciso dal Governo Renzi). Ciascun 18enne ha a disposizione 500 euro (da richiedere entro il 31 dicembre di quest’anno, il bonus sarà spendibile entro il 31 dicembre del 2017) che può spendere fino alla fine del 2017 per biglietti del cinema e di concerti, libri e ingressi ai musei. Secondo il Governo l’iniziativa riguarderà circa 550mila ragazzi che compiono o hanno compiuto 18 anni nel 2016 (i ragazzi nati nel 1998 che devono ancora compiere 18 anni potranno utilizzare il bonus a partire dal giorno del loro.

Ma è anche scoppiata la polemica, per il presunto conflitto d’interessi di Diego Piacentini, ex manager di Amazon (in aspettativa per due anni) e oggi commissario straordinario per l’Agenda digitale per il ministero della Pubblica amministrazione. Proprio la società per la quale ha lavorato (e ritornerà a lavorare) Piacentini è stata infatti tra le prime a creare un sito dedicato – www.bonus18.it – con il quale convertire il bonus da 500 euro, devoluto ai diciottenni per la formazione e la cultura dal Governo Renzi, in buoni sconto per fare shopping “educativo” su Amazon.

In un articolo pubblicato sull’Huffington Post a proposito del bonus diciottenni, l’onorevole Francesco Boccia ha espresso con indignazione il dubbio che Amazon non fornirà gratuitamente la vendita di beni e servizi acquistati col bonus. Difficile dargli torto: Amazon, come ogni altro esercente che abbia aderito all'iniziativa, non darà libri gratis. Pensare il contrario, siamo d’accordo con lui, è offensivo dell’intelligenza degli italiani. Quei libri saranno forniti al loro prezzo, che tuttavia sarà pagato dai diciottenni in questione, ma con i soldi dei contribuenti. Nessun esercente, grande o piccolo, fisico od on-line che sia, cederà ingressi ai musei o libri gratuitamente e per mera benevolenza verso i giovani. Lo farà per guadagnare e, tutto sommato, dal suo punto di vista, cambia poco che paghi il beneficiario immediato o Pantalone. Se cedere beni e servizi a fronte di un corrispettivo è un crimine, ogni giorno, per ogni compravendita, ne viene compiuto un numero infinito.

Boccia potrebbe tuttavia aver voluto dire che l’uso del bonus darà ad Amazon l’occasione di lucrare sul possesso dei dati dei giovani diciottenni, facendo tesoro delle informazioni trasmesse. Un’insinuazione simile tradisce il più ancestrale pregiudizio verso il mercato, per cui chi segue il motivo del profitto è per forza un disonesto. Tutti gli esercenti che hanno aderito all’iniziativa del bonus per i diciottenni ottengono informazioni sul loro conto, si tratti della libreria di paese o di Amazon. Tutti, quindi, potrebbero idealmente usare le informazioni ricevute per scopi ulteriori rispetto al bonus, ad esempio usare la mail dei ragazzi per mandare loro informazioni promozionali.

Non vi è alcun motivo di ritenere che un operatore di e-commerce farà un uso improprio dei dati e il negozio di vicinato no, se non il vetusto e irrazionale sospetto contro chi, essendo diventato grande, si pensa abbia perso la propria purezza. Il trattamento dei dati dei diciottenni non è questione di purezza o meno. La legislazione italiana ha disciplinato già ampiamente l’uso illecito dei dati, in qualunque modo e a chiunque trasmessi. Pensare che Amazon, solo perché impresa grande e, peggio ancora, non americana, possa disonestamente trarre profitto da quei dati più di quanto non possa fare qualsiasi altro esercente che ha aderito all’iniziativa del bonus è, anche questo, un’offesa all’intelligenza degli italiani.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26