Previdenza pubblica:   come sul Titanic

Come ampiamente riportato dalla stampa nazionale, il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha decisamente criticato la mossa elettoralistica - pur evitando di definirla in questo modo - del Governo sulle pensioni.

Una mossa che, a suo dire, aumenterebbe a regime il debito previdenziale dell’Inps di circa 44 miliardi di euro; mica bruscolini. Ovviamente gran parte dell’informazione nazionale, schierata con la linea politica dei rottamatori del buon senso, ha continuato a sostenere il dissennato assalto alla diligenza previdenziale messa in atto da Matteo Renzi in prima persona.

Ciò, secondo un acquisito malcostume, guardandosi bene dal rendere edotti i cittadini meno avvertiti circa la condizione finanziaria di un settore che non ha eguali nel mondo in quanto a uscite. Di fatto, tra previdenza e assistenza, lo Stato spendeva, prima delle catastrofiche misure renziane, ben oltre il 20 per cento del Prodotto interno lordo. Tutto questo aggravato da un quadro economico e demografico che rende la previdenza pubblica italiana simile ad un Titanic prossimo all’affondamento, visto il progressivo squilibrio nei conti che la sostanziale rottamazione della Legge Fornero produrrà nel medio e nel lungo periodo.

Ma dato che al volpino di Palazzo Chigi interessa restare da solo al comando di un Paese sempre più devastato dai debiti, egli non si fa alcuno scrupolo nel gettare a mare, oltre al buon senso di un oculato amministratore, il futuro previdenziale delle prossime generazioni, caricando sulle loro spalle i costi aggiuntivi di un sistema pubblico il quale, in realtà, andrebbe necessariamente alleggerito.

E così, dopo aver quasi raddoppiato l’aliquota fiscale che grava sul cosiddetto terzo pilastro previdenziale - le pensioni integrative private - nell’imminenza del referendum costituzionale il grande illusionista fiorentino ha messo in piedi un ricco polpettone elettorale, rivolto alla platea tradizionalmente più incline a recarsi alle urne, che secondo Boeri costerà a regime un botto di miliardi.

Una delle tante genialate di un personaggio che, a noi liberali, ci induce a credere che il Governo migliore non sia quello che governa il meno possibile, bensì quello che non governa affatto. Se non altro, in tal guisa, non avrebbe modo di fare danni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26