Empl, dumping sociale

Un protocollo sociale per garantire il primato dei diritti fondamentali sulle libertà economiche. Altrimenti, l’Europa resterà un castello di carta in procinto di sbriciolarsi su se stesso.

Lo chiede un progetto di relazione della Commissione occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul dumping sociale nell’Unione europea. Se Cee e Ue nascono nella logica della costruzione e del rafforzamento del mercato interno, per mezzo della liberalizzazione degli scambi commerciali tra gli Stati membri, sottolinea il relatore del documento, il francese Guillaume Balas (S&D), “così non è avvenuto nel caso dell’armonizzazione dei diritti sociali, per i quali, salvo alcuni princìpi stabiliti nel trattato e alcune direttive, gli Stati membri mantengono la competenza sociale”.

Esiste, dunque, de facto, osserva Balas, “un’asimmetria tra la realtà di un mercato interno in fase di completamento e diritti sociali molto eterogenei, un paradosso che si traduce in una concorrenza tra le imprese, dal momento che i lavoratori europei non hanno gli stessi obblighi né gli stessi diritti sociali: il principio stesso di una concorrenza leale tra le imprese e la promozione di un’economia sociale di mercato, da parte dell’Unione, rivelano gravi carenze”. Situazioni di concorrenza economica e sociale sleale, rileva il Parlamento Ue, rappresentano anche un ostacolo al mantenimento di una protezione sociale di alto livello in Europa. La competizione “esacerbata” tra operatori economici, “li incita infatti a ridurre le spese associate al costo del lavoro: ciò porta a un indebolimento delle norme sociali vigenti nei diversi Stati membri, peggiora progressivamente l’insieme dei diritti di cui possono avvalersi i lavoratori dipendenti europei e tende infine a ridurre le risorse finanziarie necessarie per i vari sistemi di protezione sociale”.

E il costo politico dell’asimmetria tra libertà economiche e diritti sociali, si rivela disastroso: “Si alimenta il sentimento di un’Europa che indebolisce sia i singoli individui che le collettività, anziché garantire la protezione della sua popolazione”. Il moltiplicarsi delle pratiche abusive e l’esercizio di una concorrenza sociale sleale contribuiscono a “indebolire l’adesione al principio del mercato interno e affievoliscono la fiducia nella costruzione europea, fenomeni che incentivano ripieghi protezionistici degli Stati membri e decisioni unilaterali in materia sociale”. Che si fa, allora? Si potrebbero per esempio rafforzare i controlli e il coordinamento tra Stati membri. Il Parlamento Ue chiede alla Commissione di proporre una direttiva fondata sulla convenzione numero 81 dell’Oil sulle ispezioni del lavoro, e propone la creazione di un corpo europeo di ispettori del lavoro transfrontaliero, per indagare su documenti e in loco per presunti casi di dumping sociale, anche con l’identificazione delle società di comodo, che lavorerebbe in coordinamento con la piattaforma contro il lavoro sommerso, allo scopo di ridurre gli oneri finanziari.

Empl chiede l’istituzione da parte degli Stati membri di sistemi elettronici per la registrazione della dichiarazione preventiva delle missioni di distacco, e afferma che le autorità competenti “dovrebbero poter sospendere la prestazione di servizi in caso di infrazioni gravi alla legislazione sul distacco dei lavoratori”.

Secondo la relazione, il livello delle sanzioni deve essere superiore a quello dei contributi salariali, e le informazioni sul distacco non devono essere retroattive e raccolte in un registro elettronico europeo. Empl ribadisce la proposta di una “tessera europea di previdenza sociale a prova di falsificazione, su cui potrebbero essere memorizzati tutti i dati necessari per la verifica del rapporto di lavoro del portatore” e “le informazioni associate alle missioni di distacco del lavoratore, e chiede l’istituzione di un elenco pubblico delle società colpevoli di gravi violazioni della legislazione dell’Unione.

L’Eurocamera considera fondamentale, poi, colmare le lacune normative per attuare il principio della parità di retribuzione e di protezione sociale per pari lavoro. Alla Commissione, si chiede di “lottare contro le società di comodo generalizzando il principio della sede unica delle imprese”, ricordando che la stessa Empl ha rifiutato la proposta di direttiva relativa alle società a responsabilità limitata con un unico socio. La nozione di tariffe minime salariali contenuta nella direttiva 96/71/CE deve essere rivista, “per assicurare parità di retribuzione tra un lavoratore distaccato e un lavoratore di diritto locale in una situazione simile”.

La relazione sottolinea la necessità di rispettare i contratti collettivi del Paese ospitante e di garantire, mediante la revisione dei regolamenti 883/2004 e 987/2009, il pagamento di redditi lordi corrispondenti alla retribuzione pagata dal datore di lavoro, al lordo delle detrazioni fiscali e dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori e trattenuti dal datore di lavoro, e ricorda che le indennità specifiche per il distacco devono essere versate in aggiunta alla remunerazione.

La lotta al dumping sociale, afferma Empl, va rafforzata soprattutto nel settore dei trasporti. Il Parlamento Ue chiede un’intensificazione dei controlli relativi all’applicazione dell’orario di lavoro e di riposo nei trasporti, l’introduzione di registri digitali automatici e la creazione di “tachigrafi intelligenti” per tutti i mezzi di trasporto, compreso il settore fluviale, e la creazione di un’Agenzia europea dei trasporti che includa le agenzie esistenti, con un’agenzia specifica per il trasporto stradale. La Commissione europea, sostiene Empl, deve chiarire le disposizioni che permettono di stabilire la distinzione tra lavoratori dipendenti e lavoratori indipendenti, per contrastare il fenomeno dei falsi lavoratori autonomi, e sottolinea che “i piloti di linea e i macchinisti non possono essere considerati indipendenti dalle imprese per le quali esercitano le loro attività”.

La relazione auspica un nuovo regolamento relativo all’assistenza a terra negli aeroporti, per garantire una protezione sociale e salariale obbligatoria per i lavoratori in caso di rinnovo delle gare d’appalto o di perdite parziali d’attività, e l’introduzione di regole che assicurino l’applicazione effettiva delle legislazioni per le compagnie aeree con basi operative nel territorio di uno Stato membro. Gli Stati membri devono “rivedere le loro legislazioni per eliminare i contratti a zero ore o contratti pay to fly, perché “la precarietà delle condizioni di lavoro costituisce un fattore di aggravamento dei rischi di sicurezza”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:45