Oscar, la rabbia di Garrone: “Potevamo vincere, troppi sbagli”

lunedì 18 marzo 2024


Io capitano doveva essere iscritto a tutte le categorie”. Lo ha rivendicato, usando toni inediti, Matteo Garrone. “Agli Oscar era possibile vincere”, ha lamentato il regista romano al Bif&st, nel corso della sua masterclass, al Teatro Petruzzelli di Bari. Il film faceva parte della categoria Miglior film internazionale, poi vinta da La zona d’interesse del regista inglese Jonathan Glazer. “Purtroppo, la campagna non è andata come doveva andare, non abbiamo avuto il distributore americano giusto (Cohen Media Group, ndr) che ha investito quello che andava investito e poi, soprattutto, nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie. Una cosa che fa la differenza perché è una gara in cui non tutti partono alla pari. Se corri per tutte le categorie hai come votanti tutti i diecimila dell’Academy, mentre per la categoria miglior film straniero a votare sono solo in mille”.

Garrone ha sottolineato polemicamente che “gli inglesi votanti sono poi ben novecento, mentre gli italiani poco più di cento. Insomma, con l’iscrizione in tutte le categorie avremmo avuto più chance”. Garrone, che stasera riceverà al Petruzzelli il Premio Mario Monicelli per la miglior regia e il Federico Fellini Award for Cinematic Excellence, ha aggiunto: “Io capitano è comunque un film davvero strano. È stato rifiutato da alcuni festival e da tanti distributori e anche il fondo europeo di Euroimages, che in genere ha sempre sostenuto i miei film, questa volta ha detto no. Non ho avuto nessuna motivazione scritta, ma quando poi l’ho chiesto mi hanno detto che era stato bocciato: Perché trattava un tema così drammatico in maniera avventurosa”.

E il regista ha ricordato divertito anche quanto successo a Bruxelles: “Abbiamo fatto una proiezione nella sede del Parlamento europeo dove il film ha ricevuto una lunga standing ovation. E poi, solo due settimane dopo, hanno fatto in quello stesso Parlamento una legge sui migranti anche peggiore”. Garrone ha sottolineato come questo film sia una vera e propria Odissea contemporanea: “La realtà è molto più dura e così ho lavorato per sottrazione. Oggi poi, va considerato, che c’è il problema dei social. Questi ragazzi africani vivono già virtualmente nel nostro paese grazie alle immagini che noi postiamo. Immagini che fanno immaginare loro che sia tutto facile da noi, ma non è così”. Per fortuna, c’è stata “una straordinaria accoglienza nelle scuole grazie a professori illuminati. I giovani credo possano davvero cambiare le cose”. Il regista ha annunciato che ad aprile andrà in Senegal. “Dove tutto è iniziato. Porteremo il film nei villaggi più remoti con degli schermi mobili. Vale a dire che torneremo dove i due protagonisti esordienti, Seydou Sarr e Moustapha Fall, hanno cominciato il loro viaggio”.


di Eugenio De Bartolis