Il ritorno di Casanova è uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. Gabriele Salvatores firma un apologo sul tempo che passa. Il lungometraggio, sceneggiato dallo stesso regista con Umberto Contarello e Sara Mosetti, è un’opera volutamente manierista, che punta sull’autoironia dei due magnifici protagonisti: un sardonico Toni Servillo, che interpreta l’indolente regista Leo Bernardi; e un accigliato Fabrizio Bentivoglio, che dà il volto al vecchio Giacomo Casanova. Due uomini, due passi incerti, due visioni del mondo. L’uno rappresenta l’alter ego dell’altro. Fotografato, nel film nel film (vividamente a colori) e nella vita reale (paradossalmente, in un bianco e nero rarefatto), da Italo Petriccione, il film è liberamente tratto dal racconto omonimo di Arthur Schnitzler e prodotto da Indiana Production, Babe Film, Rai Cinema, Edi Effetti digitali italiani. Arrivato in sala grazie a 01 Distribution, Il ritorno di Casanova è visibile su Sky Cinema e in streaming su Now.
Il ventesimo film di Salvatores racconta il montaggio di un film atteso alla Mostra del cinema di Venezia firmato da Bernardi. Il cineasta è impegnato nella faticosa postproduzione insieme al fedele Gianni (il gentile Natalino Balasso). Il montatore trascorre le notti in studio, per imbastire il lavoro. Il Giacomo Casanova sullo schermo è un personaggio affine al cineasta. Un vecchio avventuriero, male in arnese, che non desidera più viaggiare per l’Europa, ma vuole impegnarsi nell’ultima sfida: conquistare Marcolina (una fascinosa Bianca Panconi), scacciando le insidie di un giovane ufficiale (un tormentato Angelo Di Genio). Nella vita reale, Bernardi si misura con Lorenzo Marino (un altero Marco Bonadei), regista emergente del cinema italiano, osannato dalla critica. Gli unici momenti di grazia vissuti da Leo sono quelli trascorsi insieme alla sensuale contadina Silvia (una soave Sara Serraiocco), conosciuta sul set.
In un film agonistico, il tema del doppio è la costante su cui investe il regista Premio Oscar. Ma, dai costumi alla musica, fino alla messa in scena, il film nel film appare come un dichiarato omaggio al Barry Lyndon di Stanley Kubrick e, naturalmente, al Casanova di Federico Fellini, mentre il piano narrativo della vita reale è un tributo a 8 ½. Infatti, l’incontro tra Bernardi e Silvia, metafora della giovinezza perduta, appare come un chiaro rimando al Guido di Marcello Mastroianni quando si confronta con l’ideale femminile raffigurato da Claudia Cardinale. Eppure, Salvatores, reduce dall’intenso Tutto il mio folle amore (2019) e dal disincantato Comedians (2021), commedia corale tratta dal testo di Trevor Griffiths, consapevole del potere dell’uomo di cinema, mette alla berlina il concetto di purezza dell’artista irridendone l’insopportabile vittimismo.
Aggiornato il 08 marzo 2024 alle ore 18:59