Migranti e migrazioni
Il Corpo del migrante in quest’epoca di migrazioni pianificate e favorite, è una chiara manifestazione di come il Potere utilizzi il Corpo-oggetto. Nel momento in cui il migrante africano – dopo aver speso mesi o anni alla ricerca del denaro necessario a questo “viaggio della speranza” – inizia la sua Odissea, imbarcandosi su un Suv, un furgone, un camion che lo porterà a un centro di accoglienza africano, dal quale poi verrà smistato su una costa, su un gommone o su una nave di una Ong, cessa di essere un corpo-soggetto e diviene un corpo-oggetto, una specie di pacco, simile a quello che Amazon o Ups spediscono in giro per il mondo, di questa stessa era contemporanea.
Un giorno la ex presidente della Camera, Laura Boldrini parlò dell’essere migranti come di un paradigma, un modello di vita che si deve augurare a tutti, in quanto schema generale che dovrebbe caratterizzare la nostra epoca, a tutte le latitudini, e il futuro.
Storicamente – o meglio, preistoricamente – con il passaggio dall’uomo migrante e nomadico a quello stanziale, il corpo cominciò a modificare i suoi actings e le sue abitudini e la civiltà, per come la conosciamo, poté avere inizio. Non fu un cammino pieno di rose e di fiori, ma un aspetto va rimarcato: la capacità che il modello stanziale (che, in seguito, si fondò sull’ebraismo e sul cristianesimo) ebbe di far lavorare l’uomo sui propri errori e lentamente modificarli, portando la civiltà a quel modello economico, sociale e corporeo che è il migliore di tutta la lunga storia dell’uomo: quello capitalistico, basato sulla proprietà.
Un corpo in costante movimento non è in grado di costruire delle capacità tecniche e delle facoltà cognitive che gli consentono di partecipare alla edificazione di una comunità che trova nella divisione del lavoro, nella responsabilità e nella costruzione di una famiglia monogamica la ragione intrinseca delle sue potenzialità in termini di aspettativa di vita, di costruzione di ricchezza, di benessere, di convivenza pacifica, regolata da leggi condivise. Un uomo in eterno movimento non può, ma in particolare non vuole, possedere nulla. La proprietà era impossibile da ottenere, ma soprattutto da mantenere, per un nomade.
Un corpo in movimento è una bellissima caratteristica del corpo soggetto se questo corpo soggetto è padrone dei suoi spostamenti, se sa dove andare, se usa risorse proprie per muoversi e se ha coscienza che questo suo essere in movimento possa essere di aiuto – attraverso il proprio lavoro e il proprio apprendimento – ai luoghi e ai popoli presso i quali approderà. È il caso dei medici, o di altri professionisti, che cambiano paese alla ricerca di un posto al sole, e scoprono di portare altrove esperienze utili ai luoghi dove approdano. È la figura dello straniero di Simmel, capace di innovare e rendere migliore le comunità nelle quali viene ospitato.
Purtroppo, non è questo il caso delle migrazioni contemporanee, favorite da qualche finto filantropo americano – e dunque dal Potere – hanno solo lo scopo, giocato sulla pelle e sul corpo di tanti giovani maschi in età puberale, di destabilizzare le società dei paesi di destinazione, che sono tutti nella vecchia Europa o negli Stati Uniti. Questa forzata migrazione si serve di corpi-oggetto che non sanno dove saranno sbattuti, non possono determinare il proprio destino e la propria esistenza, come vorrebbe lo schema del corpo-soggetto.
D’altro canto, invece, il corpo del migrante ha un impatto sulle società di destinazione. Si tratta di corpi che consumano, che hanno bisogni e desideri, che chiedono di essere – o diventare – corpi-soggetto, che portano actings e abitudini specifici di una cultura altra. Partono però tutti da una situazione nella quale il loro stato corporeo è invece quello di oggetto, di schiavo, di pacco-in-cerca-di-qualcosa-che-non-sa. Entrano in una società nella quale il fenomeno del corpo-oggetto è diffuso. Una società che schiavizza e rende sudditi, che limita le propensioni soggettive della popolazione. Una società che non offre lavoro e benessere a nessuno dotato di buona volontà.
Entro situazioni sociali di degrado e miseria, di limiti alla soglia di povertà. Nelle quali le risorse sono scarse. Le conclusioni, in definitiva, non sono affatto virtuose. Aggregare comunità portatrici di altre culture a quelle autoctone, in una situazione generale di condizioni materiali pessime ha conseguenze sul lato della micro e macro-criminalità. Una guerra tra poveri e tra corpi-oggetto, come quella che si svolge nelle terre dominate dalle mafie, diviene norma e non eccezione.
Pandemie e vaccini: le tracce di una involuzione
nel settore educativo e in quello sanitario
La cura del corpo, la sua salute, la sua conservazione e la sua difesa dalle malattie e da ciò che gli può essere nocivo è un altro capitolo sostanziale della pianificazione in atto.
Già molte volte in altri articoli abbiamo accennato alla pandemia, lasciando intendere come un’azione particolarmente aggressiva e indiscriminata sia stata messa in atto dal Potere su dei corpi che il sistema sanitario ha forzosamente obbligato ad essere dei corpi-oggetto. Non a caso, la pandemia ha dato lo spunto a questi articoli, dal momento che il mio corpo è stato fatto oggetto di una violenza dietro l’altra, senza che si sia mai sollevata dal mondo dei media una chiara voce comune di denuncia.
Chi, prevalentemente, percepisce di avere-un-corpo, si è follemente preoccupato innanzi tutto di mantenere la propria immunitas – concetto percorso con profondità da Francesco Serra di Cassano, in un bel volume, Algoritmo Immunitas, edito da Vivarium Novum nel 2020 – e tendere così al controllo del proprio corpo e di sé, attraverso il distanziamento sociale, l’uso e l’abuso di test e tamponi, green pass, mascherine, medicinali, inclusi i vaccini.
È stato così che il senso comune deviato ha innalzato con violenza e aggressività una serie di vessazioni sugli altri, quella parte della società che – sull’onda del percepirsi di essere-corpo – ha tentato di ribellarsi ad ognuna delle azioni costrittive. Si trattava dei corpi-soggetto, che hanno tentato disperatamente di far sentire una voce dissenziente di protesta e di coscienza su quello che era in atto.
La scuola con la sua didattica a distanza, l’uso delle mascherine e le campagne vaccinali ha dato il peggio di sé durante la pandemia. Ma non è stato altro che un ultimo capitolo di una sconcertante deriva che non tutela i minori, che non va a favore del talento e del pensiero critico. I dissenzienti alle mascherine sono stati messi a tacere anche e soprattutto sui banchi di scuola.
Nelle scuole italiane si insegna ad essere dei bravi cittadini, il modello è quello conformista, che zittisce il dissenso e proibisce le differenze nel pensiero, nello stesso momento nel quale si sdogana invece qualunque follia transgender, o qualunque deviazione sessuale.
La medicina è stata per secoli dominata dai principi sanciti dal giuramento di Ippocrate. Prima nella versione antica, in seguito in chiave moderna.
Lo spunto è notevole per considerare come nella Grecia del IV secolo a.C. ci si rendesse conto del rischio che un eccessivo Potere potesse essere assunto dalla medicina nei confronti delle persone, ovvero dei corpi di coloro sui quali le cure intervenissero.
Il giuramento di Ippocrate potrebbe essere sintetizzato in una sola frase: “Giuro di non trattare mai il corpo delle persone come un oggetto, ma di rispettare ognuno, costruendo con ciascun corpo un rapporto tra corpi-soggetto che hanno la stessa dignità”.
Il medico e il paziente, in altre parole, costituiscono una diade inscindibile. Si tratta di una relazione paritaria nella quale il primo utilizza la propria esperienza e le proprie capacità per “proporre”, “tentare”, “spiegare” degli approcci terapeutici che possano consentire al primo di cogliere la cura giusta, e al secondo di vedersi guarire.
Non a caso, il mondo orientale, l’omeopatia, e in particolare la medicina tradizionale cinese operano in modo diverso, praticamente opposto a quella allopatica. Ovvero i medici di queste scuole scorgono nel sopravvenire della malattia non prevista un fallo della medicina, e, in particolare del medico.
La medicina tradizionale cinese visita i corpi in tempi nei quali si è sani e prescrive rimedi per prevenire. Poi dovesse presentarsi la malattia intervengono ma senza farsi pagare la visita, dato che il sopraggiungere della malattia è considerato un loro fallimento. Questo approccio è assolutamente rispettoso del corpo-soggetto.
Invece di muoverci in un contesto dove il rapporto equanime medico-paziente dà i suoi frutti alla guarigione, la tendenza della sanità di oggi, esaspera quell’odioso lavoro su corpi-oggetto verso il quale il medico occidentale scivola ormai da qualche decennio.
Ma, in particolare, si nota che è proprio il rapporto medico-paziente ad essere sotto attacco.
Il ricorso ai vaccini, un rimedio universale – costruito a livello di scala e industriale – è infatti la negazione del legame tra due corpi-soggetto, nel quale il primo conosce bene il secondo, attraverso analisi approfondite e ricerca, e gli somministra quel che egli considera essere più adatto, o il più consono alla sua storia medica.
Il giuramento di Ippocrate è stato tradito.
È vero che le grandi industrie del farmaco sono da decenni impegnate a costruire imperi finanziari sulla produzione e la vendita di farmaci industriali, e che quindi, attraverso grandi campagne di investimento, tendono al profitto, trainato da medicinali di ogni tipo, dall’aspirina al Maalox, dagli anti-congestionanti della gola e del naso al Viagra.
Ma con l’arrivo della pandemia e del ricorso ai vaccini, il tentativo è quello di allargare il bacino di domanda di farmaci all’esercito dei “sani”, di coloro che si tenta di terrorizzare per convincerli ad assumere qualcosa che li tranquillizza.Ecco che, di fronte a una pandemia che non aveva caratteristiche particolarmente pericolose per i giovani, si è cercato di giungere a vaccinare anche il corpo dei neonati, pur di allargare la platea dei consumatori di vaccini.
Va da sé che, nel momento in cui i governi si sono trovati ad assumersi la responsabilità nell’acquisto dei vaccini, si è verificato un effetto economico distorsivo: la domanda di vaccino non era infatti trainata dai diretti consumatori, ma dai loro governi. Il potere ha quindi deciso di utilizzare i soldi della leva fiscale per acquistare un prodotto, obbligando i tax-payers a chiedere quel prodotto, non solo senza dare la possibilità di sottrarsi a quella scelta attraverso finti “consensi informati”, ma anche senza dare ai cittadini la possibilità di operare una scelta tra diversi vaccini.
È uno di quei casi, nei quali una vendita diretta a un prezzo di mercato, lasciando che ognuno si pagasse il vaccino, avrebbe reso tutto molto più chiaro. Il vaccino per il Covid è divenuto per mesi un pubblicizzato e mediatizzato “elisir di lunga vita”, e si è anche trascinato dietro anche il vaccino per ‘l’herpes, quello influenzale e altri rimedi “preconfezionati” per gli usi più disparati.
Dal Covid a oggi, l’impressione che si ha è davvero che la sanità pubblica italiana – giocata sulla sua universalità, pagata con le tasse – sia cambiata radicalmente e notevolmente peggiorata in qualità e in attenzione al paziente. Soprattutto è crollata la fiducia nei confronti della classe medica. Gli ordini dei medici piegati a una volontà politica, appiattita alla narrativa dominante non hanno compreso che con i propri codici di comportamento così rigidi sulla vaccinazione degli stessi operatori sanitari e dei pazienti, compromettevano il rapporto e il legame medico-paziente.
(*) Leggi i capitoli precedenti: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
Aggiornato il 29 febbraio 2024 alle ore 11:24