Matteo Garrone mette in scena il dramma della migrazione attraverso una prospettiva originale. Io capitano narra, in maniera magistrale, il viaggio epico di due adolescenti senegalesi che rischiano la vita inseguendo un sogno. Così, il racconto tragico dei cugini sedicenni Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall) evita la retorica dell’impegno e si concentra sui fatti. Senza risparmiare la tragedia di donne e uomini morti in mare o ammassati sui barconi. Il regista non cerca l’empatia dello spettatore. Evita di firmare un’opera cupa e consolatoria. D’altro canto, rifugge l’altero cinismo. Il tema di fondo riguarda le responsabilità. Dell’accoglienza e della solidarietà nei confronti di un’umanità ferita e dolente. Il film, in concorso alla 80ª Mostra del cinema Venezia, ha vinto il Leone d’argento alla regia e il Premio Marcello Mastroianni all’attore protagonista Seydou Sarr. Ai Golden Globe del 2024 il film è stato candidato nella categoria Miglior film straniero. Agli Oscar 2024 figura nella cinquina finale come Miglior film internazionale. Distribuito nelle sale italiane da 01 Distribution a partire dal 7 settembre 2023, approda il 29 gennaio 2024 su Sky Cinema Uno e in streaming su Now. Il film è stato prodotto da Archimede, Rai Cinema, Tarantula, Pathé e Logical Content Ventures, in coproduzione con Rtbf, Voo-Be Tv, Proximus e Shelter Prod.
Mostrare due ragazzi come Seydou e Moussa, nati e cresciuti a Dakar, accorcia le distanze. Il loro sogno è comune a molti coetanei: diventare delle stelle del mondo della musica in Europa. Il loro viaggio si rivelerà un’odissea attraverso il deserto del Sahara gravido di cadaveri, l’abominio delle prigioni libiche e le temibili onde del Mediterraneo. A questo proposito, il bellissimo film, ora realistico ora fiabesco, mette in luce l’indecisione della Guardia Costiera italiana e delle autorità marittime maltesi rispetto al destino dei migranti. Il percorso di Seydou e Moussa sarà costellato da violenza e sopraffazione. E qualche, inaspettato, gesto di rara dolcezza. Mentre Seydou è ancora molto attaccato alla madre e gioca con la sorella più piccola, Moussa, in un mondo così precario, invoca un’inevitabile indipendenza dalla famiglia. Garrone è uno degli autori più originali del panorama cinematografico italiano. Insieme a Paolo Sorrentino appartiene alla categoria dei giovani maestri. Da Gomorra al Racconto dei racconti, da Dogman fino al più recente Pinocchio (con un magnifico Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto), Garrone pone al centro delle proprie storie dei giovani alla ricerca di un riscatto. Quasi sempre disperato e disatteso. Per queste ragioni, il viaggio dei due cugini, pur segnalando continui pericoli, assume i contorni della fiaba.
Garrone, co-sceneggiatore con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, conferisce a ogni film un incalzante ritmo affabulatorio. Il suo cinema è una costante narrazione favolistica. Lo testimonia la scelta di affidare il racconto ai due Pinocchio e Lucignolo contemporanei in partenza per il fantomatico Paese dei Balocchi, alle prese con i gatti e le volpi pronti a colpire la loro fragilità. Ma, se le visioni magiche di Seydou richiamano le spose volanti di Underground di Emir Kusturica, il ragazzo, novello Candido, è volterianiamente convinto che “che tutto è bene, tutto va bene, tutto va per il meglio possibile”. Il cineasta punta proprio sulla fisiognomica del giovane Seydou. Il quale, per dare vita al personaggio che interpreta, ha fatto inevitabilmente ricorso alla propria biografia. Il risultato è una prova oltremodo convincente. Il premio veneziano è la dimostrazione della nascita di un attore di assoluto talento. Il suo sguardo sornione e il sorriso quasi infantile segnano un armonica antinomia con la sua impetuosa fisicità.
Aggiornato il 23 febbraio 2024 alle ore 20:54