Il dolore e l’amore nel libro di Angelo Argondizzo

giovedì 22 febbraio 2024


Nel suo libro La letteratura e gli dèi, Roberto Calasso, grande intellettuale, ha osservato che l’invenzione letteraria è la forma più alta della conoscenza umana, poiché svela gli aspetti essenziali della nostra condizione umana. Questo pensiero del grande scrittore è riaffiorato nella mia mente dopo avere terminato la lettura di un bel libro, di cui è autore un giovane scrittore Angelo Argondizzo, intitolato Tarassaco ed edito dalla casa editrice Scatole parlanti. La vicenda al centro di questa narrazione emozionante e molto profonda è ambientata in un paese immaginario, diviso tra il centro storico, divenuto un luogo di desolazione ed abbandono, e la parte moderna, in cui sono sorti i nuovi palazzi e le ville sontuose dei nuovi ricchi. Lorenzo, un adolescente in preda alle inquietudini e agli smarrimenti consueti e comuni in questo periodo della vita, è rientrato nel suo paese, dopo avere vissuto a lungo in città. La sua famiglia è stata devastata e rovinata dalla separazione dei suoi genitori, e dalla malattia mentale che ha colpito sua madre, Silvana. A causa della assenza di suo padre Claudio, che è sparito nel nulla, è stata sua sorella Chiara che ha dovuto guidare e aiutare suo fratello Lorenzo, durante gli anni della sua infanzia, triste e priva di gioia.

Silvana, che sovente si abbandona sul divano del salone della loro casa, colta dal senso di colpa e dalla sensazione di essere stata una madre inadeguata, al cospetto dei suoi figli, Lorenzo e Chiara, ha ammesso di avere riversato su di loro i suoi mali e la sua sofferenza interiore. Lorenzo, che nel libro appare capace di osservare gli aspetti dolorosi della vita con disincanto e lucidità intellettuale, si è andato convincendo, vedendo sua madre inerte e con gli occhi persi nel vuoto, che, forse, la malattia mentale è una punizione che Dio infligge ai diseredati, per punire in modo arbitrario i piccati imperdonabili commessi dai potenti. Lorenzo, che frequenta i suoi amici, Alessandro, Francesco e Vincenzo, durante una festa, di sera con il cielo illuminato da una luna luminescente, per caso incontra lo sguardo di Martina, i cui occhi verdi gli suscitano nell’animo una sensazione di felicità e serenità interiore. Lo sguardo di Martina lo libera all’istante dalla oscurità che gli aveva soggiogato l’anima e lo fa innamorare di questa giovane donna. La sorella di Lorenzo, che ha dovuto assolvere i doveri e le responsabilità familiari, dopo la sparizione di suo padre Claudio, è fragile e per questo è caduta nella dipendenza dalla eroina.

Lorenzo, riflettendo sulla condizione di sua sorella, acutamente osserva che l’eroina era stata per sua sorella il solo modo per eludere la sofferenza. La solita equazione, che spiega la disperazione di quanti cadono nelle dipendenze: dolore, veleno, in cambio di una precaria sopravvivenza. Leggendo e riflettendo sui versi immortali di cui è stato autore il poeta inglese John Keats, Lorenzo, con l’animo dominato dalla volontà di capire, nota che quando stai male ti sembra che non vi sia una ragione per continuare a vivere, poi, invece, per un miracolo inaspettato la poesia sgorga e appare evocando la bellezza sublime, che restituisce la voglia di sognare e lottare. Con Martina, che abita in una città lontana dal suo paese desolato, Lorenzo ha delle conversazioni filosofiche molto profonde ed indimenticabili. Nel corso di una di esse, Martina confessa al suo fidanzato che il pensiero che la vita sia una sequenza di esercitazioni per affrontare sia il dolore sia la morte, le toglie la speranza e la getta nella più inconsolabile disperazione.

Chiara, che lavora nel bar di Sandro, e con il misero stipendio che percepisce mantiene la sua famiglia, una sera, dopo la conclusione della sua giornata di lavoro, in un luogo segreto della parte antica del paese si inietta la droga nelle vene. Rimane, subito dopo essersi drogata, priva di sensi. Una signora che abita da sola in un palazzo antico e di pregio, accortasi della presenza della ragazza riversa su di una panchina priva di sensi, la soccorre. Chiara, si risveglia nella casa di questa signora, che si chiama Giulia, e le appare subito gentile e le mostra di avere l’animo generoso. Giulia diventerà la sua migliore amica. In questo libro, sia le persone adulte sia le persone giovani, come Lorenzo e Chiara, sono state messe alla prova dalla crudeltà della vita, e hanno subito delusioni, perdite, momenti di grande angoscia per avere dovuto sopportare il peso della esistenza in assoluta solitudine. Giulia, che aiuterà Chiara a liberarsi dalla dipendenza dalla droga, è stata sposata con Sergio, un uomo agiato e di successo, morto a causa di un incidente aereo.

Tuttavia, pur avendo rispettato il marito, Sergio, Giulia è stata innamorata di Peppino, un uomo sposato, morto in giovane età per un malore che lo ha colpito. Giulia, che appare una donna sola e dimenticata da tutti, abita in questo palazzo elegante, con la mente abitata dai fantasmi del passato e dai ricordi della perduta giovinezza. Lorenzo, con il suo atteggiamento filosofico, durante le sue personali meditazioni, giunge alla conclusione, pensando alla sua famiglia rovinata, che il male non è una creazione dell’universo, piuttosto si tratta di una creazione umana, un rifugio in cui nascondere ed occultare tutte le fragilità e debolezze, che segnano la vita di tutte le persone. Lorenzo e Martina, che vivranno una intensa storia d’amore, in realtà provengono dalla stesso posto, dalla disperata solitudine e dalla identica noia, dalla condizione di isolamento soffocante esistente in tutte le periferie del mondo. Infatti Martina, durante le sue conversazioni con Lorenzo, ammette che solo l’amore può aiutare a vincere e a superare la paura del mondo e l’angoscia esistenziale che deriva dalla costatazione che il male è presente nella vita di ognuno. L’amore aiuta a comprendere la radice morale del dolore e a superarlo in modo definitivo.

Fino a quando si è in vita, il rapporto tra l’amore ed il dolore si ripresenta nell’animo delle persone. Sandro, il datore di lavoro di Chiara, attratto dalla bellezza e dalla avvenenza della sua collaboratrice, tenta di sedurla. La invita ad una cena, a cui parteciperanno molti suoi amici. Chiara si presenta in casa di Sandro in compagnia del suo amico Marco, che è in realtà lo spacciatore che le ha sempre offerto la eroina in cambio delle sue attenzioni amorose. Per la verità l’amore tra loro non è mai nato, giacché si è sempre trattato di uno scambio per soddisfare le reciproche dipendenze, il sesso per Marco, la droga per Chiara. Nel corso della cena, Chiara viene insultata da Laura, la moglie di Sandro, e ricoperta di disprezzo dai suoi ospiti, che, ricorrendo ad un linguaggio volgare ed intriso di greve maschilismo, alludono alle sue vicende sentimentali. La parte letteraria di questo libro, in cui viene mostrata la vita senza infingimenti falsamente consolatori, è quella in cui Lorenzo, oramai sulla soglia della età matura, incontro suo padre Claudio, i cui capelli sono divenuti con il trascorrere del tempo brizzolati.

Lorenzo guarda suo padre, e pensa a tutto ciò che la vita gli ha negato, al tempo e alle gioie che non ha potuto né conoscere né vivere. Lorenzo, parlando con l’animo sereno e senza cedere alla tentazione del rancore, racconta al padre che quando avverte il peso della solitudine si rifugia in un giardino, situato in una casa abbandonata. Il padre, in preda ad una dolorosa emozione, rivela al figlio, che ha abbandonata quando era piccolo, che quella casa, da lui considerata il suo rifugio personale, era l’abitazione dei suoi genitori e dei suoi nonni. Chiara, quando ha preso la decisione di cambiare vita e andare a vivere a Roma, per ricominciare una nuova vita, perde la sua amica Giulia. Infatti Giulia, dopo che ha avuto una violenta discussione con Chiara, muore da sola nella sua casa. A Chiara lascerà una lettera, e tutto ciò che le apparteneva. Nella lettera, che colpisce il lettore per la bellezza poetica delle immagini poetiche in essa presenti, Giulia chiede alla ragazza di lasciare il suo corpo, oramai privo di vita, nelle vecchia casa in cui ha vissuto dal sola. Questo libro di Angelo Argondizzo, colpisce il lettore sia per la bellezza delle immagini poetiche presenti nella narrazione sia per la rappresentazione del mistero della vita e del dolore, che è sempre legato alla nostra condizione esistenziale. Un buon esordio letterario, di un giovane autore di talento.     

(*) Tarassaco di Angelo Argondizzo, Scatole parlanti, Collana: Voci, 254 pagine, 17 euro


di Giuseppe Talarico