Cultura e natura

Di recente ho avuto modo di osservare, conoscere, indagare presso che involontariamente, per circostanze esterne, un fenomeno da considerare radicalmente, rientra nel magma della metamorfosi odierna, arrecatrice di un futuro discordante dal presente. Come il robot sostituirà l’uomo nel lavoro, persino il lavoro intelligente, il cibo di laboratorio sostituirà il cibo naturale. Sono vicende prossime, anzi odierne, sotto terra, striscianti ma esploderanno e se continua la ramificazione quasi occultata di botto avremo cibo transgenico, robot che firmano il cartellino, le rivoluzioni sono rivoluzioni in quanto invisibili, scoppiano, avvisaglie ma non percepiamo che costituiscono rivoluzioni, ci sembrano eventi consueti nell’accadere sociale mosso. No! Stiamo accorti. Robot e cibi transgenici stanno all’avanguardia del massimo cambiamento che la storia pone in atto: un cambiamento dell’intero assetto umano-sociale, sostitutivo, automazione robotica, alterativo, transgenesi alimentare, genetica, sessuale, vi sono altri aspetti ma ci limitiamo. Nel campo dei sistemi produttivi, e in generale, il robot intelligente dominerà, sarà capace di ogni prestazione, associa alla resistenza “fisica” l’intelligenza, l’uomo non riuscirebbe a quanto compirà il robot intelligente.

È un fatto, l’uomo sarà inferiore al robot. Dire, ma il robot lo suscita l’uomo vale come frase. L’uomo affiderà al robot intelligente una idoneità combinatoria immane e accrescerà queste capacità reattive e adattive, inoltre fisicamente il robot sovrasta l’uomo di netto. Vige un altro “argomento” a vantaggio del robot, è totalmente comandabile, sicché coloro i quali vogliono dominare preferiranno i robot all’uomo. Sarà la scelta decisiva del tempo prossimo: il Potere farà a meno degli uomini e si gioverà dei robot? È un interrogativo che temo abbia una risposta ossia una risposta unica. Una variazione: nel periodo in cui fui in stato di delirio, allo Spallanzani, per il virus, fui certo di essere provveduto da robot, da infermiere robot!

Sull’alimentazione corriamo alla adulterazione, anti natura. Ho conosciuto persone che ben colgono quanto accade. Un’amica, la dottoressa Rosanna Labonia, scuote, direi, tale situazione, collegando l’adulterazione alimentare alle malattie, una valutazione preoccupantissima; un amico imprenditore. Don Salvatore Gatto, nelle sue vaste tenute coltiva alimenti totalmente naturali. Ho avuto esperienza della sua produzione. Non è immaginabile la differenza tra alimento di natura e alimento artificiale. Tutta la gerarchia di sapori sparisce o decade nel cibo artefatto (poniamo, il formaggio di soia), nel cibo naturale ritroviamo sensazioni. E si pone una faccenda epocale: salvare, tornare alla natura, alla natura naturale, rinascere alle sensazioni, le città nella natura, la natura nella città, natura propriamente natura, agricoltura, persino in città, erba, pinte, frutta, animali, la città rende la natura un luogo a parte, tutta città da una parte, natura dall’altra, occorre una ramificazione intrecciata, bisogna che la natura sia ovunque. Ne dirò. Ospite di Don Salvarore uscivo e toccavo gli alberi, ossia la vita. Vale quanto detto anche per la volitiva Loredana Paolesse, che eredita dal padre a sua volta erede del padre, Loreto Paolesse, una appassionata associazione tra il cibo e l’arte, la quale ha superato il centesimo anno, e perpetua incontri culturali e gastronomici totalmente naturali, genuini, non solo, ne favorisce il culto, all’Istituto Lorenzo De’ Medici, Ottaviano, Napoli, assegna il Premio Cibo & gusto a giovani anche nella gastronomia, la supportano gli chef Davide Sagliocco e Antonio Nunziata.

Il 25 promuoverà, Loredana Paolesse con la sua associazione, Il cibo e l’arte, la presentazione del mio libro: Ho vissuto la vita-Ho vissuto la morte (Armando Editore) sempre per questo avvicinamento tra cultura e coltura. Il luogo è la Basilica di San Crisogono, a Roma, una meraviglia paleocristiana, sarà di certo presente il vescovo archeologo Monsignor Salvatore Micalef. Al dunque: dobbiamo affermare alternative al precipizio robotico transgenico. Ed è possibile, taluni lo fanno, lo facciamo, oltretutto è una straordinaria avventura animarsi di natura, cultura e arte. Insieme all’amore danno scacco alla morte. Finché viviamo. Bisogna farne un imperativo. Non possiamo avanzare nel mare secco robotico transgenico, manteniamoci partoriti da donna-madre che sorride di gioia dopo la dolorosa fatica. Questo è umano: sentire dolore e gioia. Di sicuro, l’uomo non resterà come è stato, ma del non uomo ritardiamo l’avvento!

Aggiornato il 21 gennaio 2023 alle ore 09:39