Il contrappasso come tema di filosofia del diritto

Nella collana Diritto e società l’editore FrancoAngeli ha pubblicato da pochi giorni Il contrappasso come tema di filosofia del diritto di Aldo Rocco Vitale. Nel segnalare l’accuratezza e l’originalità dell’opera del giovane studioso, che il Centro studi Rosario Livatino ha l’onore di avere fra i propri aderenti, riprendiamo l’intervista di sua presentazione dal sito letture.org.

Dottor Aldo Rocco Vitale, Lei è autore del libro Il contrappasso come tema di filosofia del diritto edito da FrancoAngeli: in quali modelli letterari si rinviene tale paradigma di giustizia retributiva?

Il tema del contrappasso è oggi difficile da tematizzare poiché, come certo si saprà da parte di chi legge, la dimensione culturale occidentale, specialmente sotto il profilo strettamente filosofico-giuridico, è molto lontana dalla sensibilità che ha ideato e perfezionato nel corso del tempo questo tipo di regime sanzionatorio. La cooperante sinergia dei tre principali fattori della secolarizzazione, del dominio quasi illimitato della filosofia analitica e del neo-positivismo giuridico costituisce non soltanto il principio d’erosione del pensiero forte su cui per millenni si è basata la civiltà giuridica occidentale, ma soprattutto l’ostacolo etico e teoretico quasi insormontabile per l’uomo contemporaneo che intende approcciarsi alla comprensione del contrappasso.

L’intrecciarsi di questi tre predetti elementi ha sempre più causato il distacco da una concezione retributiva e sostanziale della pena, aprendo la strada verso quella miriade di teorie alternative che costellano attualmente lo scenario giuridico intorno alla concezione della sanzione in genere e di quella penale in particolare. Eppure, la dimensione letteraria appare, a ben guardare, anche soltanto limitandosi ad alcuni dei capisaldi conclamati della letteratura mondiale di ogni tempo, strutturalmente percorsa da una concezione palesemente retributiva. Già l’antica e nobile mitologia classica è vivificata da una concezione ben chiara della pena come conseguenza del delitto commesso in violazione degli accordi tra uomini e dei. Come non pensare, infatti, in tal senso, alle figure di Tantalo, di Sisifo o di Prometeo?

Senza dubbio, però, l’esigenza di dar ragione del principio di giustizia che invoca la pena dopo il peccato, dopo il reato, dopo il malfatto non si riduce alla fertile, ma eterea dimensione della mitologia classica, avendo la letteratura – con la sua silente e poderosa profondità teoretica – assorbito e rielaborato nel corso del tempo la dottrina della pena meglio di quanto filosofi e giuristi abbiano mai osato di poter sperare. Già prima che Dante consacrasse il principio retributivo come criterio ordinante della struttura detentiva del suo Inferno, infatti, già i tragici greci avevano ampiamente investigato e svelato le potenzialità del suddetto principio. La tragedia greca nella sua interezza, infatti, può essere intesa come il più articolato e umanamente profondo sistema di riflessione etica e teoretica intorno alla filosofia della pena in genere e al principio retributivo in particolare.

Nulla, nessuna azione o nessun misfatto, sfugge, infatti, al principio di giustizia che si rivela con tutta la propria solennità nel pensiero tragico greco. Il coro dell’Agamennone, a titolo esemplificativo, sancisce in modo inequivocabile che fin quando Zeus esisterà una pena dovrà soffrire chi ha compiuto il male. Soltanto con la Divina Commedia dantesca, però, il termine e il concetto di contrappasso trovano una loro esplicita codificazione letteraria facendo conoscere al volgo e al grande pubblico il principio retributivo in tutta la sua magnificenza ben oltre le lugubri aule giudiziarie. Da lì in poi il contrappasso ha trovato nuove stagioni di vitalità e applicazione letteraria come nei saettanti versi di Misura per misura di William Shakespeare o nelle introspettive pagine di Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij. La letteratura, insomma, sembra aver valorizzato il principio retributivo in genere e quello del contrappasso in particolare in modo molto più

Quali sono i fondamenti teologici e filosofici del contrappasso?

Se la letteratura ha nel corso dei secoli dipinto il contrappasso come criterio di giustizia sostanzialmente rendendolo quasi un topos letterario a sua volta, sono state la teologia e la filosofia che maggiormente ne hanno problematizzato razionalmente la configurabilità quale criterio compiuto di giustizia.

(*) Tratto dal Centro studi Rosario Livatino

Aggiornato il 30 maggio 2022 alle ore 13:49