Puntuale anche questa settimana la rubrica de “L’Opinione delle Libertà” che dà voce e spazio ai volti noti e a quelli meno conosciuti della letteratura italiana.

Questa settimana vi consigliamo “Speravo che ovunque potesse essere casa” di Marco Marino (Bookabook Edizioni).

Marco Marino, nato e cresciuto a Napoli, è giornalista professionista, web content e blogger, e ha collaborato con quotidiani ed emittenti televisive nazionali e locali. La scrittura è il suo modo per raccontare il mondo che lo circonda e la sua valvola di sfogo. Speravo che ovunque potesse essere casa è il suo romanzo d’esordio. 

La Storia

Un racconto dalle forti tinte fiabesche, che prima incanta e poi colpisce il lettore con sviluppi tanto burrascosi quanto inattesi. Un amore intenso ma troppo spesso represso, appannato, incapace di cogliere il bello della vita, di danzare spensieratamente lunghe le sfumature emozionali che si vengono a formare.

Il tempo trascorre inesorabilmente e senza la dovuta determinazione si rischia di rimanere indietro, annaspando tra i rimpianti. “Due ragazzi, Lui e Lei, entrambi senza un nome perché privati di un’identità. Innamorati e costretti a lasciare la loro Casa per trasferirsi in un posto lontano, che non amano e in cui non sono amati. Un posto senza nome, come loro. Lui colleziona rifiuti che lo fanno sentire una nullità e si avvelena con sostanze che lo distruggono. Lei si sveglia tutte le mattine per fare un lavoro che non sognava da piccola, ma che è pur sempre qualcosa, forse un’occasione, finalmente. Insieme ora cercano di non voltarsi indietro, per paura di vedere ciò che hanno perso, e di guardare verso un futuro che sembra ancora solo un sogno, così come una speranza di ritrovare Casa”. 

Emerge prepotentemente anche il tema del lavoro e dello sfruttamento, presente specialmente in alcuni campi. A volte impegno e fatica non garantiscono il raggiungimento degli obiettivi posti e il rischio di annegare in un mare di dolore e depressione è sempre dietro l’angolo.

Una storia profonda, dai risvolti quasi didattici, una lezione di vita che non aspira però alla presunzione dell’ideale.

Aggiornato il 26 marzo 2021 alle ore 10:45