“Eterno autunno. Dodici incubi di carta”: il libro di Luca Spallone

Quando ho visto Luca Spallone la prima volta mi è venuto spontaneo pensare che da grande avrebbe fatto lo scrittore. Luca nasce a Roma in un tiepido giovedì, guarda caso, autunnale. Intanto Indiana Jones combatte i nazisti e i Queen cantano “Under Pressure” con David Bowie. Qualche anno dopo la sua famiglia si trasferisce a Campobasso, dove Luca trascorre gli anni dell’adolescenza dedicandosi per lo più a fumetti e giochi di ruolo. Torna a Roma per studiare all’Università e, tra lo stupore generale, si laurea pure. Nel tempo libero legge, scrive e beve birra, ma spesso non in quest’ordine. Attualmente vive in Molise in compagnia del suo ukulele.

“L’inferno che tu immagini non penso esista. Esistono, tuttavia, altri mondi dominati da forze misteriose. Questo libro usa una similitudine per descrivere il luogo dove si trova tua moglie adesso: l’Eterno Autunno”. Dodici incubi di carta. Un immaginario comune che è contemporaneamente fantastico e cupo. Attimi di trepidante attesa che si alternano a momenti di angoscia, stati d’animo penosi, omicidi e aggressioni. Qualcuno muore e qualcun altro si salva. E accade di assistere ad avvenimenti inspiegabili o prodigiosi.

La scia, tracciata da Poe, è quella dove sono passati anche Howard Phillips Lovecraft, Richard Burton Matheson, Stephen King per non scomodare Franz Kafka, il re dell’assurdo descrittore di incubi. Come vedi, gli incubi non escludono l’ironia, che fa capolino qua e là.

Luca Angelo Spallone, “Eterno autunno. Dodici incubi di carta”, Robin

Aggiornato il 05 marzo 2021 alle ore 13:18