Origini, significati e segreti del giorno di Halloween

Forse non tutti sanno che la festa di Halloween non nasce in America: ha origini antichissime rintracciabili nell’Irlanda dei Celti. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con Luigi Pruneti (*).

Halloween corrisponde a Samhain, il capodanno celtico. Perché dalla seconda ebbe origine la prima?

Samhain nel mondo celtico rappresentava l’inizio della stagione fredda, dell’inverno, come Beltane (1 maggio) segnava l’inizio dell’estate. Era la festa dell’ultima raccolta, della macellazione degli animali, della preparazione a sostenere i rigori dell’inverno che ormai era alle porte. Samhain era, tuttavia, anche un giorno fuori dal tempo, una soglia fra mondi diversi, che non apparteneva né all’estate, né all’inverno e, in quelle ore, la dimensione dei defunti si avvicinava a quella dei viventi. Pertanto, le anime dei congiunti scomparsi facevano ritorno nei luoghi dove erano vissuti.

Quanto al suo significato, Halloween è legato alla festa di Ognissanti, in quanto deriva da “All Hallow's Eve”, che in inglese arcaico significa proprio la vigilia di Ognissanti. La festa di Samhain si lega, oltre che a Halloween, a una serie di celebrazioni in onore dei morti, sia religiose che pagane. Cos’altro aggiungere?

Halloween e Samhain corrispondono al 1 novembre, il giorno di Ognissanti e al 2 novembre, quello dedicato ai defunti. È chiaro il processo di cristianizzazione di antiche feste pagane. Il pontefice che effettuò tale operazione fu Gregorio III, sotto il cui pontificato (731-741) si proseguì con rinnovato vigore l’evangelizzazione delle Europa del nord. Fu lui a spostare la celebrazione di Tutti i Santi dal 13 maggio al 1 novembre, in modo da sovrapporla alla ricorrenza di Samhain.

Nell’Ottocento la tradizione di Halloween è stata esportata dall’Irlanda al Nuovo Mondo. Ci racconti qualcosa sulla storia dell’evoluzione di tale festa negli Usa.

Con il passaggio al protestantesimo, in molti paesi del nord Europa, la celebrazione di Ognissanti fu abolita, rimase, comunque, come Halloween, quale festa popolare e laica; era una ricorrenza, minore particolarmente sentita in Irlanda, Paese che era rimasto cattolico e che, dunque, aveva mantenuto pure il significato religioso del 1 novembre. Quando nell’Ottocento, a causa della grande carestia, milioni di irlandesi emigrarono in Usa, anche Hallowen si trasferì nel nuovo mondo dove, in un primo momento, si diffuse in modo quasi sotterraneo. La prima testimonianza certa di bambini mascherati nella sera del 31 ottobre risale al 1911. In seguito, questo costume si diffuse sempre di più e divenne nel secondo dopoguerra un fenomeno di massa e come tale venne riportato in Europa, dove aveva avuto origine.

Perché ovunque si reitera lo scioglilingua “dolcetto o scherzetto”, quale è il suo senso profondo, oltre le semplici parole?

Abbiamo visto come, durante lo strappo spazio–temporale alla dimensione umana si sovrapponeva quella ultraterrena; i morti, pertanto, tornavano, si univano ai vivi, entravano nelle case, partecipavano alla vita familiare. Erano presenze auspicate, con loro il clan si reintegrava, risaliva alle origini, attualizzando e rinforzando il senso di appartenenza. Inoltre, essi provenivano dal sottoterra ed erano i custodi dei semi, solo grazie a loro vi poteva essere un buon raccolto. Ne conseguiva la necessità di propiziarseli in ogni modo, con offerte votive, apparecchiando la tavola anche per loro e attivando particolari riti di accoglienza. Il più diffuso prevedeva che i defunti fossero rappresentati da stranieri o da mendicanti, che dovevano essere oggetto di attenzioni e ai quali venivano fatti doni ed elemosine. La rappresentazione dell’accoglienza dei trapassati si raffigurava, dunque, come una questua ritualizzata. La presenza dei defunti aveva, tuttavia, una valenza “di alterità, di ambiguità”, essi rappresentavano “il tremendum, il malefico, il negativo”, proprio della loro condizione di trapassati. Insomma, i morti andavano accolti, onorati, direi quasi vezzeggiati, ma terminato tale atto d’accoglienza era bene che ritornassero alla loro dimensione oscura; da questa impellente necessità scaturivano i riti di espulsione o di commiato che, nella tradizione mediterranea, avvenivano il 6 gennaio, quando la porta sull’aldilà veniva chiusa. La prassi del “dolcetto scherzetto” è un’ombra o un’eco di questa atavica concezione: i bimbi che bussano alle porte delle case, rappresentano i ritornanti, un tempo raffigurati dagli stranieri e dai mendicanti. Si accolgono con premura e si dona loro qualche dolcetto, quindi si congedano.

Dove e in quale modalità si festeggia Halloween in Italia?

Ormai Halloween è diventata una festa consumistica internazionale che ha completamente smarrito le antiche valenze. Oggi interessa non solo i bambini, ma anche i giovani e gli adulti che la vivono come una divertente festa mascherata, a sfondo ludico; è così in ogni angolo d’Italia. Tale uso ha quasi completamente annichilito alcune tradizioni locali, simili ad Halloween, che sussistevano in diverse regioni fra le quali il Friuli, il Veneto, l’Emilia–Romagna, la Puglia, la Calabria, la Sardegna. In Toscana, specie a Firenze, vi era ad esempio, la festa della “Mortesecca” ora scomparsa.

Interessante questo inciso sulla “Mortesecca”, un Halloween toscano. Ce ne parli.

Quando dopo l’equinozio d’autunno le giornate diventavano sempre più brevi e il Giorno dei morti si avvicinava, nei campi maturavano le zucche invernali: erano le protagoniste del gioco. La zucca è il dono della terra più simile a una testa; ragazzi e bambini le trasformavano in teschi, svuotandole e aprendoci delle fessure che facessero da occhi, naso e bocca. Poi le illuminavano dall’interno con una candela e quando erano pronte le ponevano sui davanzali delle finestre o le portavano in processione per le strade, cantando particolari filastrocche, una delle quali iniziava con la strofa “Morte secca rimbombona / ha impegnato la corona”. Questo rito infantile poteva protrarsi per qualche tempo, fino alla prima domenica d’Avvento.

Ma la “Mortesecca” aveva un significato simile ad Halloween?

Sì, ma non solo. La Mortesecca, aveva un intento anche pedagogico, quello di abituare bambini all’idea della morte. La vita, in tenera età, era spesso una scommessa, tanto che i saggi consigliavano ai genitori a non affezionarsi troppo ai figli fino a quando non avessero compiuto almeno cinque anni. Diventare orfani, quando si era ancora fanciulli, era comune e le epidemie mietevano vittime a non finire. Per di più, di teste mozzate vere se ne vedevano in abbondanza. Il capo dei giustiziati o il loro corpo martoriato veniva esposto al pubblico per monito ed esempio e, quale monito ed esempio, le esecuzioni capitali venivano eseguite di fronte a tutti, pargoli compresi. Per metabolizzare la paura, bisognava prendere il suo simbolo e passare con esso ore spensierate, da qui la Mortesecca, simile alla kermesse macabro–umoristica di Halloween.

Ha mai trattato in alcuni suoi scritti il “fenomeno” Halloween?

L’ho affrontato in alcuni articoli e contributi pubblicati in collettanee. Inoltre, degli spunti si possono rintracciare in diversi volumi, orma datati, riferibili soprattutto al folclore toscano; cito fra questi: La Toscana dei misteri (Le Lettere, Firenze 2004); Firenze dei misteri (Le Lettere, Firenze 2006); Stradario magico-insolito di Firenze, scritto con Roberto Pinotti (Le Lettere, Firenze 2008); A Volte s’incontrano…Folletti, gnomi e oscure presenze in Toscana e nel mondo (Le Lettere, Firenze 2012).

In conclusione, a suo avviso, Halloween festa per bambini o per “grandi bambini”, può essere considerato un calderone di espunti esoterici?

È sicuramente un calderone di consumismo, ma di “esoterico”, dentro la grande pignatta di Halloween, non bolle più niente.

(*) Luigi Pruneti nella sua vasta opera di ricerca si è occupato di molti temi di carattere esoterico. Fra le sue numerose pubblicazioni, oltre a quelle richiamate nell’intervista, elenchiamo: La via segreta. Scritti di simbologia iniziatica e di esoterismo, Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2005. Il sentiero del bosco incantato. Appunti sull’esoterico nella letteratura, La Gaia Scienza Editrice, Bari 2009; La Massoneria rivelata. Storie, leggende e segreti, (scritto insieme a Marco Dolcetta), Mondadori Electa, Milano 2013;  Il mistero del Re del Mondo e della mitica Agharta, La Gaia Scienza, Bari 2014; Gli iniziati. Il linguaggio segreto della massoneria, Oscar Mondadori, Milano 2014; Il segreto di Corto Maltese, l’occulto, l’esoterico, il magico nell’opera di Hugo Pratt, La Gaia Scienza Editoriale Dobrynia & D’Alonzo, Bari 2015; De turribus tenebrarum. L’enigma delle torri maledette, pref. di M. Triggiani, L’Arco e la Corte, Bari 2017; Rituale Egizio di Cagliostro. Con saggi storici e biografici, (scritto insieme ad Antonio Donato); L’Arco e la Corte, Bari 2020.

Aggiornato il 19 ottobre 2020 alle ore 11:41