Un viaggio, uno stato d’animo, una visione del mondo. Tutto questo è Napoli…è ‘na parola, uno spettacolo firmato da Marco Simeoli, collaborazione ai testi di Claudio Pallottini. Sulla scena, lo stesso Simeoli, insieme al tenore Daniele Derogatis e il pianoforte di Andrea Bianchi. “Parole per divertire e commuovere”, sottolinea Simeoli. Si tratta di un percorso che “dall’Ottocento ad oggi hanno raccontato in versi, prosa e canzoni le mille facce di una delle città più contraddittorie, più assurde, più umane e più italiane al mondo. Miguel De Cervantes disse che era la città più diabolica d’Europa, la più viziosa”. Lo spettacolo trascinerà lo spettatore in diverse atmosfere, facendolo passare da aree di nostalgia e di romanticismo ad altre più divertenti, buffe ed addirittura “infernali”, attraverso un gioco di verità finzione di cui solo il teatro è capace.

Napoli…è ‘na parola è il tentativo di affrontare un viaggio che, senza soste, possa restituire alla Napoli migliore la sua creatività, quel suo sano e puro divertimento, dettato dalla genialità dei suoi scrittori e poeti, ovvero possa ridarle il maltolto degli ultimi tempi a causa della cronaca, che ahinoi rischia di essere l’unica rimasta alla ribalta del mondo. Lo spettacolo è animato da canzoni classiche napoletane della migliore tradizione: da O Marenariello a Uocchie c’arraggiunate, da Guapparia fino ad arrivare a Napul’è e Caruso e a tante tante altre.

Una Napoli espressione di alcuni dei più grandi drammaturghi del Novecento, come Eduardo De Filippo e Raffaele Viviani, e di insigni poeti come Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo, di Pisano-Cioffi e le loro esilaranti macchiette, di Totò per arrivare ad Annibale Ruccello, Manlio Santanelli, Erri De Luca e Ruggero Cappuccio. E, per finire, Giuseppe Patroni Griffi, che in un suo mirabile lavoro, parlando della forza e della pericolosità propria delle parole, chiede perdono per tutte quelle che sono state usate in maniera sbagliata.

Aggiornato il 06 agosto 2020 alle ore 13:14