Il Dio in musica di Ennio Morricone

“Personalmente ritengo che la musica sia la bellezza per eccellenza, ciò perché è la più astratta delle arti”, più volte Angelo Branduardi ha citato questa frase di Ennio Morricone, con il quale ha collaborato per esempio nel brano Salmo de L’Infinitamente piccolo, per dare la definizione di cosa sia la musica.

Un ricordo di Morricone diverso da quello di molti il mio, pur plaudendo alla condivisibile volontà di dedicargli strade per immortalare la sua memoria, preferisco ricordare questo straordinario compositore italiano, vero genio universale del nostro martoriato tempo, per l’applicazione della sua musica al linguaggio visivo del cinema, trasformando così il tutto, a tutti gli effetti in quella che Richard Wagner avrebbe voluto essere “l’Arte totale”.

Se tutto ha inizio – ma già c’era stato il successo de Il Federale - con il fischio del tema di Per un pugno di dollari, la consacrazione avviene con C’era una volta in America, nella sterminata discografia di Morricone voglio scegliere alcune colonne tratte da film straordinari, ma magari meno noti al grande pubblico. Non dunque le nomination all’Oscar, non gli altri prestigiosi premi, ma pellicole semidimenticate, perdute nei magazzini dove la celluloide invecchia se non curata, come qualsiasi altra opera d’arte umana.

Sono sue – Morricone era soprattutto un trombista, sì si dice così, non trombettista perché suonava la tromba e non la trombetta, me lo ha insegnato una mia amica musicista professionista – le musiche per I cannoni di San Sebastian, per Vamos a matar compañeros, per Giordano Bruno, ma anche per il Mosè televisivo. Il commento musicale a quel piccolo capolavoro a metà tra la fantascienza e il misticismo apocalittico che è Holocaust 2000, lo ha composto proprio Morricone preceduto da uno dei più inquietanti e meglio realizzati film sul tema del demonio e dei suoi fini occulti che è L’Anticristo e ancora Il Ladrone, o lo splendido sceneggiato televisivo Marco Polo.

La colonna sonora di Red Sonya, da noi conosciuto come Yado, è da lui composta essendo di fatto l’unico in grado di poter rivaleggiare con l’afflato sinfonico, con la medesima enfasi eroica, di un Basil Poledouris che creò le musiche per il Conan di John Milius. Voglio ricordare infine il capolavoro che è l’Hamlet di Franco Zeffrirelli, al quale egli dona il commento musicale.

Quentin Tarantino sostiene che Morricone sia stato meglio di Wolfgang Amadeus Mozart, ma è un discorso il suo privo di senso il suo, perché Morricone è vissuto oggi e non sappiamo cosa avrebbe potuto fare un genio assoluto come l’enfant terrible Mozart ai nostri giorni. Qualcuno ricorda forse il bel racconto di fantascienza Mozart in Mirrorshades di Bruce sterling e Lewis Shiner? Ecco, quella potrebbe essere la risposta all’affermazione di Tarantino. Più felice invece di quello tarantiniano, è stato il commento di un altro grande regista ed eccellente creatore di commenti musicali per i propri film, che risponde al nome di John Carpenter per il quale compose le musiche al suo inquietante La cosa.

Sono molti quindi i lavori, e non solo quelli per il cinema, eseguiti da Ennio Morricone nella sua lunga vita piena di successi, comprese musiche sacre e molte quelle profane sino alla cosiddetta “musica leggera”, dimostrando così che la musica, quella grande, vera, quella creata con il cuore e con la mente, con la fatica delle mani sulle corde e sui tasti, non ha confini né limiti perché conduce all’assoluto e come in essa ciò che è alto si unisca a ciò che è basso per fare del tutto un’unica meraviglia.

Quel che ci lascia la scomparsa terrena di Ennio Morricone tuttavia è un dubbio, una triste certezza anzi, e cioè che insieme con lui stanno andando via tutti i grandi musicisti, i migliori artisti, tutti coloro che sanno fare musica, che sanno cosa sia crearla, che conoscono la tecniche e hanno ispirazione perché hanno studiato, e dopo di loro non ci sarà alcun ricambio generazionale, ma soltanto il peggior nulla dovuto alla presunzione, all’arroganza e all’incapacità di generazioni costruitesi sull’uso degli smartphone o al più dei computer, in grado soltanto di utilizzare applicazioni per generare suoni e mai melodie, facendo sì che non sia soltanto il grande dio Pan ad essere morto ma ormai lo stesso Apollo e spezzata la sua lira.

Che Orfeo abbia pietà di un mondo senza musica ma colmo soltanto di doloroso frastuono.

Aggiornato il 07 luglio 2020 alle ore 15:05