Interviste immaginarie: Mosè

venerdì 26 giugno 2020


Ormai queste interviste nascono come i funghi: basta ch’io guardi una delle foto disposte lungo gli scaffali della biblioteca o che da quelli estragga un libro qualunque e il personaggio “mi ritorna in mente” (per dirla con Lucio Battisti) “come un angelo caduto in volo”.

Questa volta è toccato a Mosè, di cui parla Edoardo Schurè ne I grandi iniziati, che per l’appunto ho estratto a caso dalla lunga fila dei libri di una scansia. Sono andato a sedermi, come al solito, sulla poltrona a fianco della scrivania e, aperto il libro sull’Introduzione, prima ho letto l’epigrafe: “Verrà un giorno in cui il fisiologo, il poeta e il filosofo parleranno un unico linguaggio e s’intenderanno a vicenda”, poi il brano iniziale: “Il più gran male del nostro tempo si è che la scienza e la religione vi appaiono come due forze nemiche e irreducibili. Male intellettuale tanto più grave in quanto viene dall’alto e s’infila in tutti gli spiriti come un veleno sottile respirato con l’aria. La Chiesa cattolica, non potendo più sostenere il suo dogma fondamentale di fronte alle obiezioni della scienza, si è rinchiusa in esso come in una casa senza finestre, opponendo alla ragione il comando assoluto e indiscutibile della fede. La religione senza prove e la scienza con le sue certezze stanno di fronte e si sfidano senza potersi vincere”. (Editrice Laterza 1952). Dopodiché, letti i nomi nell’Indice, mi sono buttato su Mosè e sono entrato subito in argomento.

“Sulla sua Genesi”, ho esordito “se ne sono dette e se ne dicono di tutti i colori. C’è chi sostiene addirittura che il suo Dio in realtà è un extraterrestre, venuto sulla Terra per ‘colonizzarla’. Avrei molte domande da farle, ma mi limiterò ai passi più importanti, anche perché di lei e della Creazione ho già parlato in alcuni miei libri, a partire dalla Bibbia in versi sfrondata del superfluo e accessibile a tutti (pubblicata da Herard Editore quattro anni fa). Mosè significa ‘salvato dalle acque’, ma il suo primo nome, egiziano, era Hosarsiph. E’ vero che quando lei nacque sua madre, per sottrarla alla morte, dato che il faraone aveva ordinato di uccidere tutti i bambini maschi ebrei, la mise in una cesta di vimini e la depose sulla riva del Nilo?”.

“Sì. Mi trovò e mi raccolse proprio la figlia del faraone, che mi portò a corte e mi adottò come se fossi suo figlio, educandomi secondo il costume egiziano, così io imparai tutti i segreti della scienza e diventai sapientissimo. La mia missione ebbe origine da un fatto non infrequente nei profeti, i quali più degli altri uomini, sono ispirati da Dio, visto che la sua Voce, o, come dice Giovanni nel Vangelo, la sua Parola, vive non solo nella natura, nel soffiare del vento, nei temporali e così via, ma anche negli animali e soprattutto negli uomini. Ora accadde che un giorno, mentre pascolavo il gregge di mio suocero, vidi un cespuglio in fiamme, che non si consumava. Strano, pensai, e mi avvicinai per vedere meglio. Allora udii dentro di me una voce che mi disse: ‘Tu devi liberare il popolo ebraico dalla schiavitù dei faraoni egiziani’. Istintivamente attribuii quella voce a Dio. A quel tempo i profeti, veri e falsi, giravano per le strade, dicendo di parlare in nome di Dio. Oggi se un cristiano andasse da un sacerdote, magari in un confessionale, e gli dicesse che gli ha parlato Dio lui gli direbbe ‘Tu bestemmi!’. Solo i preti, infatti, si ritengono ispirati da Dio, soprattutto il papa, definito ‘Dio sulla Terra’, ‘Vicario di Cristo’, ‘Santità’, ‘Santo Padre’ e così via. Fu da quella voce che sentii dentro di me alla vista del roveto in fiamme che nacquero i miei primi contatti con Dio”.

“Io li ebbi, visibili, quando ero bambino e vedevo intorno a me, al chiuso o all’aperto, delle vibrazioni tremolanti e delle minuscole luci che guizzavano nello spazio, in cui per molti anni, visto che nessun medico specialista e nessuno psicologo riuscivano a dare una spiegazione a quel fenomeno, ravvisai dei segnali inviatimi da Dio, e non ancora quindicenne cominciai a tenere un Diario in cui andavo annotando i miei colloqui ideali con Lui, esprimendogli, oltre al mio amore, anche i miei dubbi e le mie riserve su certe affermazioni dei preti e dei professori di Religione, i quali spesso mi rispondevano ‘Sei un eretico!’, ‘Vade retro Satana!’, e più di una volta non mi diedero l’assoluzione”.

“Quali erano i suoi dubbi, i suoi problemi?”.

“Innanzitutto non riuscivo a credere che la Bibbia fosse Parola di Dio, nel senso che sosteneva la Chiesa, che cioè Dio stesso l’avesse ‘dettata’ (in quale veste, poi?) ‘come un capo d’azienda detta una lettera alla segretaria’. Compresi gli elenchi di persone, dei discendenti di Tizio e di Caio, degli operai del tempio, l’Ecclesiaste, i Proverbi e così via. Ma la prima cosa che mi colpì fu la sua Genesi, che parla della Creazione. Sapevo già allora che nel lungo corso dei secoli la Bibbia è stata manipolata da una quarantina di persone, che avevano effettuato tagli, modifiche, aggiunte, sulla base di loro personali convinzioni. La Chiesa cristiana le ha fatto dire proprio all’inizio ‘Dio creò’ mentre lei scrisse ‘barà’, che significa ‘formare’, perché scrivendo ‘creò’ poteva dare ad intendere che Dio avesse tratto tutte le cose materiali dal nulla, quando creare significa dare forma a qualcosa che c’è già ma che non è visibile, come i pensieri che si trasformano in parole”.

“Oggi nei vocabolari ebraici al verbo ‘barà’ è stato aggiunto anche il significato di ‘creare’, ma creare non significa trarre dal nulla, che non esiste, e che io non ho detto, dal momento che Dio è tutto e dovunque non c’è che Lui”.

“Bisogna saperle usare le parole, e conoscerle a fondo. Anche ‘esistere’ è un verbo improprio. Deriva dal latino  ex-sistere, che significa ‘uscire da’, ‘venir fuori dal grembo materno’, quindi nascere, e Dio, che è il grembo infinito di tutto ciò che c’è dentro, visibile e non visibile, non è nato, e dunque non ‘esiste’, non può uscire fuori dall’infinito, e per questo nell’Esodo lei gli fa dire ‘Io sono quel che sono’ (non ‘colui’, come traducono i più), cioè ‘io sono eterno, buono, somma sapienza, somma giustizia’ e così via. In realtà nessuno esiste, inquantoché, pur uscendo dal grembo della madre, sia donna od animale, tutti restano sempre nel grembo di Dio. Già Gorgia diceva che ‘nulla esiste’”.

“Ascolti. Dobbiamo partire da una premessa. Indipendentemente dalle manipolazioni o manomissioni che sono state effettuate, non solo nella Genesi ma in tutta la Bibbia, bisogna tenere presente che io parlavo al mio popolo, non all’umanità, e tanto meno ai cristiani, in un’epoca particolare in cui la Parola di Dio non poteva essere totalmente chiara e dettagliata perché la mentalità di allora non era in grado di comprenderla. Non ci sono mai arrivati i sapienti, figurarsi se poteva capirlo un popolo ignorante quale allora era l’ebreo. Io dicevo ‘Dio mi disse’ e diedi a Dio quell’aspetto per intimorire e frenare il mio popolo, di cui mi ero messo alla guida e a cui volevo dare delle leggi, i miei comandamenti, le giuste usanze, i giusti riti e tutto il resto. Così andavano allora le cose. Perché dunque la Chiesa cristiana si è appropriata dell’Antico Testamento, che appartiene agli Ebrei? Solo perché vi si parla di un ‘Messia’, che riguardava il popolo ebraico, di una ‘donna che schiaccerà coi piedi il serpente’ che tentò Eva inducendola a cogliere il frutto ‘proibito’, quando io parlavo della donna in generale, che dietro l’esempio di Eva non si sarebbe arresa davanti a chi avesse cercato di indurla in tentazione, cioè di violentarla. Che c’entra la Madonna? Scrivono ‘donna’ con la D maiuscola. Quanto alla luce che sarebbe venuta a rischiarare le tenebre perché vedervi Gesù Cristo? La mia Genesi è un libro allegorico, pieno di metafore e di parabole, come sempre se ne sono scritti, qual è la Commedia di Dante. Bisogna dunque saperlo interpretare. Per farle un esempio, quando io dico che alla fine della Creazione ‘Dio si riposò’ quel verbo va inteso nel senso che tornò nella sua dimensione assoluta, nello stato di beatitudine e di inattività in cui si trovava prima. Poteva mai stancarsi Dio, tanto più se con un semplice ‘Sia!’ traeva le cose dal nulla? Fra l’altro la Genesi io la scrissi in geroglifici egiziani a tre sensi e quando poi fu trascritta in caratteri fenici e in aramei caldaici a quel punto il traduttore ebreo non maneggiava più le chiavi del testo. Né d’altra parte potevo dialogare con qualcuno quando il concetto di dialettica era ancora lontano dai filosofi, figurarsi se poteva afferrarlo il popolo. Se io gli avessi detto che il mondo e la vita dell’uomo erano un gioco dialettico di Dio, che era ed è tuttora la Parola per antonomasia, chi l’avrebbe capito? Io le ho scritte certe frasi con l’intento di aprire la mente dei lettori (di allora), ma i traduttori e i commentatori, non avendole capite nemmeno loro, le hanno tolte, o modificate, e ne sono venute fuori contraddizioni e improprietà. Io ho attribuito a Dio certi atteggiamenti e certi poteri che erano in me e che pensavo che mi avesse dato Lui. Io maneggiavo l’energia traendone degli oggetti, come per esempio un bastone, ma attribuivo quel ‘miracolo’ a Dio affinché il popolo credesse in Lui con ferma convinzione. Oltretutto io ero anche un legislatore, le mie leggi spaziavano dai dieci comandamenti ai riti per le offerte e i sacrifici sino alle pratiche casalinghe, non c’era argomento, non c’era campo che non fosse toccato dalla legge”.

“Il punto centrale della sua Genesi è il divieto imposto da Dio ad Adamo di mangiare il frutto proibito che dava la conoscenza del bene e del male, anzi la Chiesa cristiana, molto sottile in queste cose, ha tradotto ‘la conoscenza del perché del bene e del male’, in quanto Adamo ed Eva erano destinati fin dall’inizio ad andare sulla Terra poiché Dio, plasmato Adamo, gli aveva detto: ‘Prolificate e popolate il mondo’, e lì avrebbero conosciuto non solo il male ma anche il bene, che in quel giardino di delizie non sapevano che cosa fosse: se non esistesse il brutto tempo come potremmo gradire il bel tempo?”.

“Quel ‘divieto’ - una parola che insieme a ‘peccato’ non ricorre esplicitamente nella Genesi - era allegoricamente un richiamo all’ordine rivolto al mio popolo, ma io non ho mai creduto nel peccato, tanto meno del sesso. Anche qui la parola ‘peccato’ è una ‘pecca’, cioè un difetto, una deficienza o una mancanza di qualche cosa, e io mi riferivo al difetto, alla deficienza o alla mancanza del senso del divino e dell’unità con Dio, che si verifica spesso nel suo individualizzarsi nell’uomo, e da cui nasce il ‘senso’ di colpa (non la colpa), anch’esso necessario, per ricongiungersi a Dio”.

“Oltretutto Sant’Agostino definì il ‘peccato’ una ‘colpa propizia’, dunque ‘provvidenziale’ (O felix culpa), perché in virtù di essa Dio scese sulla terra nelle vesti di Cristo, in mezzo agli uomini. E tutto, quindi, era già stato stabilito. Dio ha lasciato agli uomini solo un margine di libertà, cioè la scelta del mezzo o dei mezzi per raggiungere un fine già fissato da Lui. Seneca ha scritto: ‘Dio provvede all’uomo, ma non ai suoi bagagli’. La stessa cosa ha detto Dante, cioè che Dio, dopo averne stabilito il fine, dà solo l’avvio alle azioni degli uomini, e per il resto ‘lume v’è dato a bene ed a malizia’. Ma mi parli dei rapporti fra gli ebrei e i cristiani”.

“La vostra Chiesa ha maledetto gli Ebrei accusandoli di avere ucciso Cristo, ma perché Lui non diede a Pilato delle risposte chiare invece di rispondergli evasivamente ‘Tu l’hai detto’ e non fece davanti a lui e a tutto il popolo un miracolo, dopo che ne aveva fatti tanti? Persino San Paolo ha scritto che il popolo non avrebbe gridato ‘Crucifige!’ e che Cristo non sarebbe stato ucciso se gli Ebrei avessero avuto almeno una prova che Egli era veramente il Figlio di Dio, se non Dio stesso nella sua veste umana. Se la morte di Cristo era predestinata, come un ‘simbolico’ sacrificio di Dio per riscattare l’umanità, non da un ‘peccato originale’ ma dalla sua degenerazione, Cristo non poteva morire di vecchiaia, per un incidente o una malattia. Così gli Ebrei, che già vivevano una vita errabonda piena di stenti e di stragi, furono relegati nei ghetti. Il papa Paolo IV emise una bolla in cui diceva testualmente: ‘Visto ch’è un fatto assurdo e sconveniente che gli ebrei, condannati dal Signore ad un’eterna schiavitù, pretendano il predominio sulla nostra Chiesa, e che la loro sfrontatezza è giunta a tanto che essi si azzardano di vivere non solo fra i cristiani ma fin nei pressi delle loro chiese, abbiamo stabilito che risiedano in strade separate dalle case dei cristiani e che indossino dei segni distintivi di riconoscimento. Gli uomini porteranno in testa un berrettino di colore giallo, le donne invece un velo od uno scialle. Venderanno ai cristiani i loro mobili, non avranno con loro alcun rapporto e vivranno perciò chiusi in un ghetto, vendendo solo stracci e vesti usate”.

“E di quel suo continuo ‘Dio mi disse’ cosa mi dice?”.

“Lo dicevo per convincere il mio popolo riluttante”.

 “Ma lei ha scritto che parlava con Dio ‘faccia a faccia’, gli ha dato un corpo, con mani, piedi, spalle, ne ha fatto un uomo arrabbiato, bellicoso, vendicativo”.

“E come avrei potuto descriverlo diversamente? Io parlavo ad un volgo non a delle persone colte, e il mio era un popolo ritroso, ignorante, di ‘dura cervice’, dovevo pur trovare un modo per convincerlo, e non era facile, visto che molti non credevano in Dio e adoravano dèi stranieri”.

“Nei quali, a quel che si legge, credeva pure Dio, che si dichiarava ‘geloso’, e che alla fine si gloriò di averli sterminati tutti. Non le sembrò strano tutto ciò?”.

“Non ricordo se io scrissi proprio così. E poi anche i profeti hanno dei limiti. Pensi agli indovini dei Greci e dei Romani, alle sibille, con quel loro parlare sibillino. Che ne sapevo io allora di radio, di televisione, di computer, di cellulari, che recentemente un pensatore indiano ha definito ‘l’aspetto informatico di Dio’? L’avesse detto un teologo o un filosofo cristiano apriti cielo! Nemmeno Gesù ha mai fatto un accenno ai progressi dell’uomo nel futuro”.

Le ‘scoperte’ dell’uomo sono manifestazioni di Dio”.

“E Gesù Cristo, che la Chiesa cristiana definisce ‘il Figlio di Dio’, con l’articolo, quando tutti gli uomini sono figli di Dio, non ha forse detto che il regno dei cieli, cioè il Giudizio Universale, era vicino, che anzi non era improbabile che avvenisse nel corso della sua stessa generazione? Cos’ha detto in definitiva di Dio? Diceva sempre ‘Il Padre mio’ e si fermava lì. Come poteva essere Dio stesso fattosi carne in Cristo (in modo più vistoso che negli altri uomini) quando diceva: ‘Il Padre mio mi ha detto di dirvi’, ‘Il Padre mio mi ha insegnato’ e così via? Dunque parlava come parlavo io quando dicevo ‘Dio mi disse’”.

“Ma lei ha scritto che Dio per ogni cosa che faceva prendeva atto, cioè conoscenza, se era buona o no. Ma non lo sapeva già? ‘E vide ch’era buono’, ‘E vide che non era bene che Adamo restasse solo’, e così via. Dunque se vide che non era bene, il male era già in Dio, quindi come poteva prendersela con l’uomo, creato a sua immagine? Un’altra espressione ambigua. A quale immagine? Quella di Dio nella sua dimensione assoluta, o nella dimensione relativa, come uomo? Perché in questo caso il primo uomo sarebbe stato Dio. E perché Dio disse ‘Facciamo’ e a ‘nostra’, parlando al plurale, quando aveva detto sempre ‘io’?”.

“Perché si rivolgeva agli animali”.

“Dunque la Chiesa cristiana sbaglia quando attribuisce quel plurale al fatto che Dio parlava a nome della Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”.

“Questo è un altro fraintendimento, anzi un errore madornale. Quella Trinità, voglio dire quel tipo di Trinità, è un’invenzione di Tertulliano e riguarda il Nuovo Testamento, cosa c’entra con l’Antico, col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, quando Gesù non era ancora nato? Padre e figlio si diventa, non possono essere ‘coeterni’. Anche questa è una appropriazione indebita della Chiesa cristiana”.

“Mi dica. I profeti dell’antico Testamento, anche loro hanno messo in bocca a Dio frasi che non si addicono a un Dio. Il profeta Isaia gli ha fatto dire: ‘Sii maledetto, o popolo infedele, pieno d'iniquità! Razza malvagia, figli corrot­ti! Avete abbandonato il vostro Dio, voltandogli le spalle’. E Geremia gli fa fare una requisitoria contro i profeti, davvero allucinante: ‘Empi sono i profeti e i sacerdoti! Dicono infatti: ‘Ho visto in sogno questa notte Dio!’. Menzogne! Chi ha avuto un sogno racconti quel sogno, chi ha udito invece la mia voce parli e dica fedelmente il mio pensiero. Guai a chi profetizza sogni falsi, a coloro che traviano il popolo con le loro menzogne, quando io non ho dato loro nessun ordine”.

“Il fatto è che fra i profeti c’erano invidie, gelosie e inimicizie, si contendevano il posto accanto a Dio. Bisogna comunque che la Chiesa cristiana si aggiorni. Il mistero di Cristo si manifesta anche in altre religioni attraverso simboli aventi una funzione equivalente. Io ritengo che sia necessario distruggere i simboli delle religioni per instaurare i presupposti sui quali poggia la rivelazione cristiana, in un mondo che va facendosi sempre meno religioso. La visione della croce come sacrificio per i peccati del mondo è un’idea barbara, basata su un concetto primitivo di Dio, e deve essere abbandonata”.

“Mi scusi, un’ultima cosa, anzi due. Dio creò Adamo ed Eva immortali, dunque se non avessero peccato i loro discendenti sarebbero stati, nel corso dei millenni, miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi, tutti immortali, e come potevano starci sulla Terra? O addirittura nel giardino dell’Eden? Dire poi che Dio fece l’uomo a propria immagine e poi farglielo plasmare dalla polvere è come dire che anche Dio è polvere, e quando ‘caccia’ Adamo dall’Eden dicendogli con evidente disprezzo ‘Polvere eri e polvere ritornerai’, che senso hanno quelle due frasi?”.

A quel punto, come al solito, è arrivata mia moglie col caffè.

 

Questa mattina mi ha parlato Dio:

ho udito chiaramente la Sua Voce

dentro di me steso sul letto mio

a braccia aperte, come Cristo in croce.

“Prima ch’io dessi inizio all’universo”,

così mi ha detto Dio, “c’era soltanto

un’essenza sottile, l’energia,

invisibile, inerte ed impalpabile

e impersonale: la Divinità.

C’erano dentro tutti gli elementi

uniti e fusi come in un abbraccio

amoroso, pacifico ed armonico,

senza contrasti o contrapposizioni.

Ad un certo momento l’energia,

solo in alcuni punti dello spazio,

a poco a poco incominciò a vibrare

emanando dei suoni, come il bimbo

ch’esce dal grembo della propria madre

emettendo i vagiti. Io dunque sono,

come dice Giovanni, la Parola

della Divinità. Fu la mia voce

che sprigionò da sé tutte le immagini

dell’universo. Per sperimentarlo

mi feci Uomo, ed è pertanto questa

la Trinità: Divinità, Dio, Uomo.

 (da Dio e la Creazione a modo mio)

 

 

 

 

 

 

 


di Mario Scaffidi Abbate