Un afroamericano alla corte di Re Artù

lunedì 22 giugno 2020


Anal nathrakh, urth vas bethud, dokhjel djenve” è la formula dell’“Antica Magia del Fare” che Merlino pronuncia più volte in quel capolavoro indiscusso e mai dimenticato che è Excalibur di John Boorman, film di quando eravamo ragazzi nel lontano 1981 e sognavamo di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda che cavalcavano nella nebbia d’Inghilterra alla ricerca del Graal, sull’alito del Drago.

Allora, ormai quaranta anni fa, il mondo non era ancora stato soggiogato dall’occhio dell’Oscuro Signore che si manifesta in molti modi, essendo egli Legione, ma soprattutto con il “politicamente corretto”.

L’ultimo, in ordine di tempo, ma purtroppo siamo certi che ad esso ne seguiranno innumerevoli altre, riguarda proprio la “materia di Bretagna”, una delle fonti tradizionali, eroiche, mistiche, più fondanti dell’intera cultura occidentale. Certo sì, di quella Cultura con la C maiuscola che oggi è divenuta lo spregevole bersaglio di femministe e di ignoranti di basso conio, accusata di essere bianca, suprematista e soprattutto patriarcale. Peccato che anche in questo caso, l’insipienza di chi professa simili imbecillità, venga smentita dalle stesse narrazioni del Ciclo Bretone, laddove i personaggi più importanti non sono né i cavalieri, né Artù e neppure Merlino, ma Morgana e Ginevra e tutte le altre dame, senza le quali nulla di tanto meraviglioso avverrebbe.

Sulla rete televisiva Netflix è comparsa Cursed. Una serie in dieci episodi che ripropongono la saga arturiana con interpretazioni talmente libere che se non fossero ridicole potrebbero essere grottesche, infatti ad interpretare Re Artù è l’attore di colore Devon Terrell, affiancato da Shalom Brune-Franklin nel ruolo di Ygraine, che proprio non sarebbe il prototipo della regina gallese.

Insomma, l’importante è stravolgere ogni cosa, modificare, riscrivere, senza rispetto alcuno se non per il proprio desiderio di mistificare tutto ciò che più potrebbe essere intoccabile.

Intanto il serial tv è utilizzato da Katherine Langford che interpreta Nimue, la Dama del Lago, per poter dire quanto segue: “Il fantasy ci permette di toccare temi che hanno a che fare col presente: le rivendicazioni delle minoranze, la distruzione dell’ambiente, il fanatismo religioso. È importante che il cinema e la tv mostrino personaggi femminili capaci di fare tutto, che non rimangono indietro ma combattono per i loro diritti. Oggi più che mai, bisogna sintonizzarsi con il pubblico”.

Questo è dunque il fine: rimodellare i miti e adattarli per introdurre nelle nuove generazioni concetti e idee del tutto fuori luogo e fuori tempo, utilizzando i miti come veri e propri cavalli di Troia per veicolare concetti postmoderni del tutto alieni all’originale.

Così il trailer di Cursed, in perfetto adeguamento ai rigorosi canoni dell’attuale femminismo d’assalto, dichiara che la stessa spada Excalibur non appartiene a un Re, bensì ad una Regina. Questo è l’importante, non più riconoscere dunque che la Dama del Lago è lei la custode dell’arma sacra che identifica il sovrano, e che dunque da lei procede, ma lo usurpa nella sua regalità, impadronendosene. Ma noi che siamo orgogliosamente suprematisti, bianchi e patriarcali preferiamo continuare a sapere che la Gran Bretagna, da poco abbandonata dalle legioni romane, del VI secolo d.C. era abitata da civili popolazioni celtiche che hanno tramandato le loro storie sino a noi, ed essendo i Celti, quelli dell’antico Galles in questo caso, indoeuropei di razza bianca, certamente non avrebbero mai potuto essere… vogliamo dire “abbronzati”?

È il matriarcato del Ventunesimo secolo che avanza, ma non più sull’alito del Drago, soltanto sulla putrefazione delle idee.


di Dalmazio Frau