Il 28 e 29 gennaio a Roma, al Teatro Trastevere, è andata in scena una bellissima pagina di Teatro. No, la T maiuscola non è un refuso, ma è assolutamente voluta. “Mare”, di e con Francesca Pica, liberamente tratto da “Donne di mare” e “La danza delle streghe” di Macrina Marilena Maffei, ha catturato il pubblico in sala coinvolgendolo nell’incantesimo originato dal prolungamento del testo stesso. Francesca Pica è un’attrice autentica, figlia di un salernitano e di una liparota, nata per motivi di emigrazione lavorativa dei genitori a Bergamo alto, precisamente a Lovereto. Cresce a Baronissi in provincia di Salerno. Liceo classico abbandonato per scegliere quello artistico e proseguire con “Scienze dei beni culturali”. Francesca, prima di tre figli, passa le estati nella meravigliosa isola di Lipari, tra mare, sole, libertà di movimento e giochi. Allora il suo gioco preferito era quello di recitare, e così tra leggende, storie di strada raccontate da nonne e zie, Francesca coltiva l’idea di uno spettacolo sui racconti che indelebilmente hanno nutrito la sua fantasia. “Mare” aveva già debuttato a Roma a novembre 2019, al Teatro Vascello, all’interno della rassegna “Flautissimo”, destando curiosità e apprezzamenti tanto da decidere di farlo tornare nella Capitale al Trastevere. In una parola sola lo spettacolo lo definirei “inappuntabile”.

Dalla scenografia e il costume di Domenico Latronico, alle luci di Simona Parisini, dalla storia surreale (contaminazione, come attestano le culture popolari, di realtà e fantasia) recitata con precisione e bravura, alla capacità di ipnotizzare lo spettatore. Una memoria di ferro quella di Francesca, che non lascia spazi a imprecisioni o incertezze. Si muove sulla scena, padrone e regina, con la consapevolezza di chi sa che sta facendo bene. Che seppur raccontando qualcosa di tono surreale tiene tutti attaccati con lo sguardo su di sé come se, da un momento all’altro, dovesse svelare chissà quale segreto. Storie vere? Inventate? Dimenticate? Se ci credi esistono, te ne convinci e senti le voci: di quattro majare (all’occorrenza: streghe e/o fate?), o della donna pescatrice prossima al parto, e le tante voci pronunciate con accenti liparesi che si intrecciano con un perfetto italiano. Vedi e senti un serpente dai lunghi capelli, un mare che si agita, le lampare che danzano nel mare, il figlio che nasce. Una danza senza passi, pesci pescati a mani nude per sentirne la morte e quasi goderne. “Mare” è un’onda continua che si infrange sui destini di donne senza tempo. Che sono donne forti e deboli: sole, orfane e vedove, vittime e carnefici dello stesso mare.

Il lavoro di drammaturgia parte dalla rielaborazione del patrimonio narrativo orale delle Isole Eolie, salvato dall’oblio dall’antropologa e fiabologa Maffei. Preziosa la supervisione di tutto lo spettacolo da parte della drammaturga, regista e attrice Elena Bucci.

Assistente all’allestimento: Valerio Pietrovita. Sarti: Rita Rubino e Marco Serrau.

Progetto tutorato da Le belle bandiere, con il patrocinio morale del Comune di Lipari e con il sostegno del Teatro Trastevere.

Prossime date: 4 Aprile “Spazio Rimediato” a L’Aquila e 13 Maggio “Teatro Ghirelli” a Salerno.

Per info e prenotazioni: [email protected]

Aggiornato il 07 febbraio 2020 alle ore 15:44