Un libro non si nega a nessuno

Che strano, incomprensibile Paese è l’Italia dei nostri giorni! Le librerie chiudono, e non solo quelle più piccole, ma spesso anche quelle appartenenti alle grandi catene editoriali; in compenso ogni mese viene pubblicato un numero incalcolabile di libri nuovi, per la maggior parte destinati al macero, di autori meno che modesti, inutili, magari anche “a proprie spese” che si sono autofinanziati il loro personalissimo “Gattopardo” usando il Tfr della moglie, con l’imperdibile ed eccitante storia della propria avventurosa vita d’impiegato comunale oppure la raccolta di poesie scritte nei momenti di pausa caffè al Catasto.

Libri, una mole di libri del tutto insignificanti, mediocri, che come unico fine hanno l’erezione del monumento al proprio ego, ammorbando gli scaffali delle librerie – che chiudono – e senza neppure gravare nelle biblioteche private delle famiglie italiane, che tanto non leggono. Hanno tutti la rete internet, il tablet e Netflix… perché usare uno strumento così obsoleto come un libro? Spesso non hanno neppure le figure e se ci sono, sono immobili e niente musica. Lo smartphone è meglio, quindi.

Io e qualche altro “depravato” come me, continuiamo a preferire il fruscio della carta, l’odore delle pagine ai fogli elettronici, ma siamo dinosauri in un mondo digitalizzato, però prediligiamo ancora la carezza femminile reale ai siti porno, e credetemi, le cose non sono poi così distanti tra loro. Siamo diventati un popolo di onanisti elettronici, anche nel leggere, anche nei libri.

E mentre avviene tutto questo, già sufficiente a dimostrare come si stia vivendo nella cloaca maxima dei tempi ultimi – il Kakka Yuga l’ha definito qualche bello spirito – accade che alcuni editori invece pubblichino capolavori assoluti come Le sardine non esistono, a firma dei quattro fondatori del movimento di piazza: Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Mattia Santori, per Einaudi Stile Libero, oppure l’imprescindibile volume Il Principe (no, Machiavelli non c’entra nulla e speriamo non lo venga a sapere mai) di Junior Cally (questo per Rizzoli) e tanti altri simili “scritti” da raffinati eredi di Alexandre Dumas ed emuli di Alessandro Manzoni. Intanto per l’Editore Bompiani, ora Giunti, stranamente non esistono più sul mercato le passate edizioni de Il Signore degli Anelli (quelle con la “vecchia” traduzione, per intenderci).

L’editoria italiana, sino agli anni Ottanta, è stata una delle migliori al mondo, eravamo il modello per quella anglosassone, basti pensare a ciò che pubblicavano Adelphi, Einaudi, la vecchia Rizzoli… per tacere della decana Mondadori; dopo è calata la lunga notte, il diluvio dei supermercati del libro, degli “autori” creati a tavolino dagli uffici marketing e – spesso in quote politiche – spinti in un successo programmato dove ogni idea è clone d’una copia altrui.

Le librerie chiudono, silenziosamente, una dopo l’altra ma gli influencer, i protagonisti dei reality, le squinzie televisive, i tronisti d’ogni ordine e grado, un libro che rechi in copertina il loro nome lo troveranno sempre, in bella mostra, in vetrina, accatastato su tutti gli altri simili sugli scaffali dì un supermercato. Il nasello surgelato però è soltanto pochi metri più in là, basta non farsi distrarre.

Aggiornato il 22 gennaio 2020 alle ore 11:53