Al Quirino “Arsenico e vecchi merletti” e un parterre d’eccezione

Ventiquattro cadaveri (più uno, forse), due vecchine (Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini), un pazzo (Mimmo Mignemi), un pluriassassino con la faccia di Frankenstein (Luigi Tabita), un tenente (Francesco Guzzo), due poliziotti (Daniele Biagini e Lorenzo Venturini), un improbabile chirurgo plastico (Tarcisio Branca), un giornalista critico teatrale (Paolo Romano), un prete (Bruno Crucitti), una bella ragazza bionda e ingenua (Maria Alberta Navello), un cimitero, oltre a litri di Arsenico e Rosolio possono far paura? Dipende… i presupposti ci sarebbero tutti. A volte, come diceva Bacalov, basta utilizzare solo la parte destra del pianoforte per creare una musica che incute terrore, una luce che va via all’improvviso, passi e battiti accelerati, le voci, i volti e la postura degli attori. Basta poco per dare la sensazione di trovarsi in un dramma horror oppure, viceversa, con gli stessi elementi a disposizione capovolgere tutto e imbattersi in una commedia brillante. La storia si può svolgere in un modo o nell’altro in base alla scelta registica, prima ancora che autorale.

Arsenico e vecchi merletti”, la commedia scritta dal drammaturgo Joseph Kesselring alla fine degli anni Trenta, rappresentata a Broadway con grande successo (prima che Frank Capra ne facesse un film di altrettanto successo) fa piegare in due dalle risate. Sono risate composte, sì, non quelle a cui ultimamente siamo abituati, quelle dell’usa e getta. Risate che arrivano per i passi cadenzati all’unisono delle due deliziose zie, tanto dolci quanto streghe. Si ride perché un invasato, che ricorda molto il sergente Garcia di Zorro, ma che nonostante la stazza fisica corre leggiadro sulla scala ripida come una tersicorea in crinolina. Si ride di gusto quando si scopre che addirittura c’è rivalità tra chi ha, letteralmente, più scheletri nell’armadio.

Due ore senza intervallo, piccoli cambi di attrezzerie sapientemente mascherati dalle luci di Luigi Ascione. Un pubblico ordinato e attento, il quale per una frazione di secondo non ha capito se si trovasse al Quirino o al Quirinale perché tra le due strutture il passo è breve e perché il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accolto all’arrivo e alla fine da un applauso interminabile, era seduto nella prima fila centrale (la migliore) ad assistere a tutto lo spettacolo. Si percepisce dai tanti piccoli dettagli la dedizione del regista Geppy Gleijeses che negli anni Novanta interpretò proprio la parte del nipote giornalista, nell’edizione in cui c’era Regina Bianchi (l’indimenticabile Filumena Marturano di Eduardo) ad interpretare una delle zie per la regia di Mario Monicelli. Un lavoro di cuore, oltre che di esperienza sul campo per un artista che ha ricoperto tutti i ruoli che ruotano attorno alla parola Teatro. Un lavoro ben fatto che vale la pena vedere. Tra il pubblico numerosi personaggi del mondo dello spettacolo tra i quali anche Paola Gassman e Ugo Pagliai.

La commedia tradotta da Masolino D’Amico, con le scene di Franco Velchi, le musiche di Matteo D’Amico e i costumi di Chiara Donato, ha debuttato in anteprima l’estate scorsa al Napoli Teatro Festival, resta al Teatro Quirino di Roma fino al 19 gennaio per poi attraversare tutta l’Italia e chiudere il 4 aprile a Cagliari.

Teatro Quirino Vittorio Gassman: biglietteria 06/6794585 – [email protected]

Aggiornato il 10 gennaio 2020 alle ore 09:58