“Edipo… Seh!”, il Teatro dei fantasmi

martedì 12 novembre 2019


Quando i defunti recitano a… soggetto. Ovvero: che cos’è un Teatro dei fantasmi? Per capirlo, è sufficiente assistere al meta-spettacolo (tutto ovviamente giocato su e oltre le righe del Teatro e il suo Doppio dell’AldiLà) di Carla Cassola con la voce monologante di Andrea Tidona, imitatore e prestigioso istrione, in scena al Teatro Brancaccino di Roma fino al 17 novembre con “Edipo... Seh!” (che sarà replicato a Ragusa a fine novembre e a Catania all’inizio dicembre). Chi si ricorda del “Teatro della Crudeltà” del folle genio di Antonin Artaud? Lui che, precisava, come per “crudeltà” si dovesse intendere l’asportazione chirurgica e, quindi, impietosa di qualunque elemento non concordante, liberandosi dalla tirannia del testo per giungere a un teatro integrale dove tutte le forme di linguaggio avessero pari dignità attraverso la fusione e l’armonizzazione di gesto, movimento, luce e parola. Quindi, cosa c’è di meglio dal suo punto di vista che mettere in scena un Edipo Re da parte dello spirito defunto di Giorgio Strehler che utilizza come cast i fantasmi di Tina Pica per Giocasta, Aldo Fabrizi per il pastore di Corinto, Vittorio Gassman per Edipo, e poi ancora Ugo Tognazzi, Turi Ferro e Paolo Stoppa per gli altri principali protagonisti del dramma di Sofocle? Lo scenario è spettrale, ridondante di lunghi sudari e di vesti bianche appese a un’alta scala, degne di Colui che non sa di Essere, come l’Edipo che da ignaro uccide suo padre e poi ne sposa la moglie, sua madre, diventando Re e avendo da lei due figlie che, quindi, sono anche le sue sorelle!

Certo, ascoltare Giocasta con la voce di Tina Pica è di per sé antitragico a causa di quella voce per nulla sensuale e fortemente androgina. Ma i testi son quelli. Che, poi giustamente, alla Artaud, data l’età e i tanti anni passati nell’Oltretomba, vengono letti dalle smemorate imitazioni di attori su un ultrasottile laptop della Apple sistemato su di un catafalco, mentre ci mostra il dorso con la sua bella meluccia smozzicata e luccicante. Lo spettacolo si svolge così tra paranoia e isteria con uno Strehler spiritato che sniffa abbondanti strisce di cocaina tra una pausa e l’altra, insulta gli attori, si giustifica continuamente con il pubblico perché, intanto, quelli fanno sempre di testa loro trasgredendo i suoi comandi, anche se poi la parte la saprebbero recitare alla perfezione ma, per fare dispetto a lui, pestano il copione come uva nel tino! Sembrerebbe uno scherzo, una parodia irriverente. E invece no. Tidona è talmente abile che ricostruisce con grande verosimiglianza all’interno della parodia il pensiero strehleriano di un Edipo perennemente alla ricerca di se stesso. “Who I’m meant to be?”: chi dunque sono io destinato a essere? Un grande uomo e grande re per aver sconfitto la perfida Sfinge e risolto il suo enigma? O un parricida e un incestuoso quale io sono senza saperlo?

Quell’Edipo che più volte avvertito da Giocasta e dai servi, a conoscenza della verità su di lui, si sarebbe potuto risparmiare il supplizio dell’Orrida Verità, perché a volte quest’ultima è foriera di lutti e di sventure ben peggiori di quelli narrati attraverso la rivelazione. E il Gassman-Tidona non è da meno di Glauco Mauri o di Gabriele Lavia nell’ultimo atto del dramma di Sofocle, quando letteralmente la Verità, l’eccesso di luce accecante evira lo sguardo di Colui che non vuole più vedere nemmeno la sua immagine riflessa allo specchio, tanto è grande il disgusto che ne proverebbe.

Ora però pende l’interrogativo di sempre: ma chi sono questi Déi che per realizzare la loro volontà bizzarra formulano attraverso un indovino cieco la loro profezia auto-avverante? Ma via, non hanno meglio da fare questi Déi così poco divini che inventare contorte tragedie barando per di più al gioco dell’Onestà inventandosi un ciclo per cui un neonato, figlio di re, diventa un ladro e un assassino di strada e per caso poi re, avendo risolto l’indovinello di una inverosimile chimera mezza donna e mezza leonessa, sposando così la vedova di colui che aveva appena assassinato credendolo solo un ricco mercante, per commettere incesto con tanto di discendenza? Un Olimpo di psicopatici, insomma. Ma, questo è vero, sempre migliore della politica di oggigiorno.


di Maurizio Bonanni