Viaggio al centro della mente con Maira

mercoledì 6 novembre 2019


Il Cervello è più grande del cielo”? Ebbene sì: con questo titolo Giulio Maira, neurochirurgo di fama mondiale, ha voluto offrire al grande pubblico il suo libro-testimonianza, pubblicato per le Edizioni Solferino, che indaga sul mistero più grande e affascinante dell’Universo: la nostra Mente.

La presentazione del volume l’11 ottobre scorso, presso la Libreria Feltrinelli alla Galleria Sordi di Roma, ha avuto inizio con una bella citazione di Pier Paolo Pasolini sulla sostanza mentale della Kultur indissociabile dalla Zivilisation (Thomas Mann): “La droga è sempre un surrogato della cultura che viene a riempire un vuoto causato dal desiderio di morte, che è dunque un vuoto di cultura”. Perché, poi (Ramachandran) “Qualunque scimmia può tendere la mano verso la banana, ma solo l’uomo può tenderla verso le stelle!”. Maira ci racconta come “reti di neuroni e gli atomi che le compongono (venuti miliardi di anni fa dalle stelle lontane) formino una massa in grado di riflettere non solo sulle stesse stelle ma anche sulla propria capacità di pensare! Il cervello assomiglia a un gigantesco e microscopico flipper di neuroni, con i suoi 86 miliardi di cellule e milioni di miliardi di connessioni costruiti attraverso milioni di anni di sperimentazione e adattamenti”.

Ma come la mettiamo con l’attuale, totalizzante sviluppo dell’AI (“Artificial Intelligence”) che rischia di bloccare questa macchina meravigliosa del cervello umano? Come si apprezzerà in futuro un notturno di Chopin? Tutto ciò chiama in causa la politica in primis, che secondo Maira “deve stabilire regole per indirizzare il progresso verso il benessere dell’uomo: la Coscienza è il vero fine per il quale l’evoluzione ci ha portato alla consapevolezza!”.

Per l’Ambasciatore Giampiero Massolo, “l’essenza del ruolo del progresso tecnologico è di assicurare soluzioni rapide a problemi complessi, e il campo da gioco per la supremazia della Technè sono gli interessi nazionali contrapposti a quella che, obiettivamente, appare come un’operazione sovranista a livello planetario. Perché in effetti la tecnologia è un fattore abilitante di potenza e oggi i Big Data costituiscono la vera ricchezza delle Nazioni dato che, per nostra fortuna, l’Olocausto planetario è una follia ‘fuori moda’. Oggigiorno, le guerre sono combattute a livello cyber e si presentano con un potenziale distruttivo enorme nei loro attacchi, in grado di distruggere proprietà intellettuali, libertà politiche, etc.. Occorre quindi un “Pangrading” strutturale, poiché il cyberspazio ha conseguenze dirette nella realtà fattuale. Si pensi a quei modelli che simulano attacchi nucleari implicando una risposta automatica da parte dell’attaccato. Ed è vero che, in merito, il dilemma etico ha poco spazio, come se il fondamentale lato umano sia subordinabile alla consapevolezza dell’algoritmo. Invece, noi siamo davvero incalcolabili e l’algoritmo è sempre imperfetto dinnanzi alla complessità dell’essere umano”.

Mi sentirei di aggiungere che l’universo della Mente non è “matematicamente” simulabile con stringhe binarie di lunghezza arbitraria. Quindi, prevedo che in futuro l’AI sia affidata a computer quantistici organizzati su mappe cerebrali biologiche.

In occasione della presentazione del libro il dilemma etico è stato adeguatamente affrontato da Monsignor Vincenzo Paglia, che ha ricordato la potenza sull’immaginario del cuore e degli affetti: “Tutto è nel cervello che è re del cielo e della terra perché è sorretto da S.M. la Coscienza (bellissimi sono i passaggi scientifici contenuti in proposito nel saggio di Maira, ndr), proprietà eccelsa di quella mente che non si vede mai ma presiede a tutto ciò che appartiene all’analisi del mondo senziente. Oggi sappiamo che l’AI è già avanzatissima nello spazio militare e biologico: grazie all’ingegneria genetica, tecnologie convergenti permettono di creare uomini e donne come si vuole! Giochiamo a fare Dio per produrre Frankenstein! Lo scienziato giapponese Ishiguro si è persino creato un suo clone e ci dice che noi siamo l’ultima generazione organica perché la prossima sarà.. inorganica! Si pensi in futuro che cosa succederà con robot militari clonati a milioni e operativi h24! Fortuna che per ora quegli automi costano di più degli esseri umani! Ma, credo davvero che il cervello sia inconoscibile: nessuno sa dire infatti che cosa sia la coscienza e solo grazie a lei non tutto ciò che si può fare è (per ora) eticamente lecito! Quando ho incontrato Bill Gates a Silicon Valley in Google lavorano 15mila ingegneri tra cui anche dei geni sedicenni che di certo potranno fare scoperte geniali, inventando per esempio macchine che potranno far sentire i sordi e vedere i ciechi”.

“Ma noi possiamo costruire soltanto dei robot senz’anima, che apprendono solo da se stessi, come le macchine senza pilota. Davvero gli uomini saranno guidati dalla macchina incorporando microchip nella loro memoria per essere ‘automatizzati’? Ma la perdita dei difetti è la morte dell’umano. La coscienza è la dimensione del mistero dell’uomo che oggi prova a creare robot che piangono, ma che essendo macchine non sanno di piangere! Il progresso scientifico deve avere dei principi etici: sappiamo che Microsoft è privato e Donald Trump non può entrarci, mentre ci dimentichiamo che l’Europa possiede un patrimonio umanistico incredibilmente più forte ed evoluto degli altri continenti! Dobbiamo soltanto far sì che scienza, tecnologia e sviluppo procedano entro rigorosi binari etici: per questo, servirebbe un accordo di Parigi per le nuove tecnologie. Ricordiamoci che i Big Data ci possono rendere schiavi di pochi ricchi e tecnocrati che percorrono strade devianti di potenza e sopraffazione! E la scienza si deve poter contrapporre all’uso malevolo della tecnologia!”.

Per Maira il nostro hardware coincide con il patrimonio genetico che possediamo, mentre software è ciò che impariamo ogni giorno. Qualsiasi cervello umano “ha la capacità di crescere fino all’ultimo giorno per cui dobbiamo stimolarlo fino all’ultimo istante di vita! C’è moltissima strada da fare per capire le specializzazioni neuronali grazie alle quali, ad esempio, sentiamo empaticamente l’Altro da noi attivando i neuroni-specchio, come facciamo sempre per rivivere quello che va in scena in uno spazio teatrale”.


di Maurizio Bonanni