Definizione di “Musical”? Fisicamente, si tratta di una macchina sofisticata con centinaia di addetti ai lavori che operano sia all’interno dell’apparato teatrale, sia nei vari circuiti esterni della produzione associata, con aggregati di esperti del suono, degli effetti speciali, e così via. Quel che si vede, gli attori, lo scenario, le musiche sono solo una sorta di trasponder di un sistema-immagine fantasmatico che senza le tanti menti e braccia che lavorano alla sua preparazione e nel backstage non potrebbe mai funzionare. Tuttavia, solo grazie all’entusiasmo e alla capacità del cast di coinvolgere il pubblico pagante questa immensa fatica retrostante dei “rematori” potrà avere l’unica ricompensa che conta: il successo dello spettacolo e, quindi, di tutta la gente che vi lavora. Come ogni macchina scenica alla prima rappresentazione in assoluto, e tale è il nuovo Musical Aladin (l’ottavo, dal 2014), in scena dal 2 ottobre, autoprodotto dal Teatro Brancaccio, l’Oggetto-spettacolo è una creatura “working in progress”, come ci dicono il regista e ideatore Maurizio Colombi (già ultra sperimentato in Rapunzel e la Regina di Ghiaccio) e il “Ceo” Alessandro Longobardi, anima e mente del complesso teatrale Brancaccio-Sala Umberto-Brancaccino. Come sempre accade nel teatro dal vivo in cui nessuna replica è mai uguale a un’altra, le incognite si moltiplicano per un fattore dieci quando si mette in scena un musical totalmente innovativo per l’Italia. Per cui ci si chiede “volerà il tappeto? Funzionerà la magia? Gli attori protagonisti non prenderanno il raffreddore che rubi via la voce? Etc.”. Perché un musical si costruisce come un palazzo che però dura solo pochi anni quando va bene! In questo caso, si sono create scenografie modello Broadway attraverso una struttura unica nel suo genere.

A partire dal debutto, saranno poi l’interazione con il pubblico (soprattutto dell’infanzia e adolescenziale), il glamour e la presa diretta degli attori ballerini-cantanti a richiedere aggiustamenti in corsa, ma senza (come ci dice Longobardi) inseguire troppo la battuta accattivante o l’improvvisazione vincente, perché le note di struttura costituiscono indispensabili costanti di orientamento per mantenere su binari solidi quella che si presenta come una lunga stagione di successi e di repliche. Ed è stato proprio il contatto diretto con i giovanissimi protagonisti, Aladin-Cecchi, Jasmine-Rei  a suggerirci che la scelta è stata davvero, se possibile, perfetta! L’eclettismo della rivisitazione della favola classica é una novità assoluta, con il raddoppio dei geni, uno della Lampada e l’altro dell’Anello. Quest’ultimo personaggio rubizzo e rotondetto trasuda allegria e ispira a chi lo ascolta il contagio dell’ilarità e il sano nutrimento dell’autoironia, tipo: “La coreografa è riuscita a farmi dimagrire laddove avevano fallito decine di nutrizionisti!”, “Scenografia e immagini sono state allargate per permettermi di entrare nella foto”! Lo scambio poi dei ruoli tra la preferita del sultano e Jasmine tende volutamente a confondere il pubblico rendendole indistinguibili. Anche se non si tratta di uno spettacolo fine a se stesso, come ci ha illustrato il Direttore artistico del Brancaccio, Longobardi, in quanto vi si associa la capacità di contaminare la realtà esterna, la città e il sociale, che fa da corona alla gestazione del musical.

Nella rivisitazione di Colombi (personaggio dotato di un’energia e una simpatia davvero straordinarie!) la Lampada consente al suo proprietario di chiedere al genio di esaudire solo desideri che avranno effettivi positivi a favore degli altri. Aladin, cioè, non può esprimere desideri egoistici! Con questo tema “geniale” si è inteso coinvolgere le scuole di Roma assegnando un premio a un progetto, da realizzare attraverso illustrazioni grafiche, che ridisegni in positivo l’ambiente circostante. L’intento è di stimolare le nuove generazioni a riconquistare la voglia di impegnarsi per modificare in positivo la realtà esterna che le circonda. Si invitano, cioè, i ragazzi a immaginare dei desideri da realizzare per la comunità in cui vivono: la proposta vincitrice verrà poi adeguatamente pubblicizzata dal circuito Brancaccio al fine di trovare sponsor e finanziamenti per la sua realizzazione pratica. Così il teatro si fa centro propulsore per irradiare cultura e partecipazione sul territorio, con uno sguardo privilegiato sui millennials. Le musiche, curate da Davide Magnabosco sono in parte originali, mentre altre si ispirano a cover molto note. Autentici miracoli vengono poi dalla sartoria artigianale del Brancaccio, una vera industria-atelier che è stata in grado di produrre centinaia di costumi diversi! Buon decollo, Aladin!

Aggiornato il 26 settembre 2019 alle ore 19:45