Tosca, la Rita Levi Montalcini della canzone

L’Altro Teatro è una rubrica settimanale de “L’Opinione delle Libertà” curata da Giò Di Sarno. Si tratta di uno spazio in cui si vuole dare visibilità a spettacoli, opere teatrali in particolare, che pur avendo per protagonisti artisti di talento e soggetti interessanti, faticano ad avere voce sui media nazionali. I quali, come spesso succede, non dedicano molto spazio ad approfondire le proposte di teatri periferici. Ed è proprio in questi teatri, cosiddetti Off, dove spesso si esibiscono attori pieni di talento e si rappresentano gli spettacoli più interessanti. L’intento di questa rubrica è, perciò, quello di fornire un’informazione aggiornata allo spettatore, il quale spesso è ingolfato dalla pubblicità dei “soliti noti” e incanalato in un’unica direzione. In questo caso, senza fare discriminazioni al contrario e compatibilmente con lo spazio settimanale, si darà voce a tutti, senza distinzioni. Andando sul posto, sedendosi in platea e riportando esattamente reazioni e sensazioni del pubblico, facendo così da tramite per fomentare l’interrelazione fra spettatori e spettacolo.

L’anima sensibile di Tosca (nome d’arte di Tiziana Tosca Donati) l’ho incrociata nel 1989 guardando il film “Scugnizzi” di Nanni Loy, nel quale prestava la voce a un ragazzino detenuto nel carcere minorile di Nisida. Ragazzino talmente fragile e sensibile da avere conati di vomito mentre si esibiva in “Carcere ’e mare” (capolavoro di Claudio Mattone come tutta la colonna sonora) nel corso di una recita per raccogliere fondi per la struttura detentiva. Mi emozionò così tanto che volli sapere a chi appartenesse quella voce. Allora non esisteva internet e io non ero quella che sono.

Questo piccolo preambolo per dire che il percorso straordinario di questa artista viene da lontano. Anche se è “Romana” (come il titolo dello spettacolo-omaggio a Gabriella Ferri) ha un rapporto con Napoli molto stretto che viene anch’esso da lontano. Sicuramente la vita le ha fatto un grande regalo facendole dono di Massimo Venturiello, compagno di vita e regista dello spettacolo. Da questo incontro di anime belle è nato un sodalizio che va ben oltre il rapporto di coppia di due persone. La fusione tra la bravura, la curiosità e la singolarità di Tosca e la competenza di Venturiello si percepiscono in ogni dettaglio. E nello spettacolo "Appunti musicali dal mondo” credo abbiano toccato un livello di precisione, di dettagli, di bellezza, che non lasciano insensibile chi ha il privilegio di assistere a questa meraviglia di acqua sorgiva. Sì, “Appunti musicali dal mondo” è questo: un fluido ininterrotto e costante di vita. Canzoni popolari prese dal mondo: si attraversa la Tunisia, l’Algeria, la Francia, l’Italia, Roma e poi Napoli con il “Secondo Coro delle Lavandaie”, un brano del 1200 riadattato da Roberto de Simone nel 1976 per la messa in scena de “La gatta Cenerentola”, tratta da “Lu Cunto de li Cunti” di Gianbattista Basile, e portata al successo dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Ogni singola canzone interpretata all’ombra del Castello di Santa Severa sabato 7 settembre, per chiudere la tournée che gira da oltre due anni, ha il tenore del “Secondo Canto delle Lavandaie”. Pezzi ricercati.

 

Canzoni che hanno in sé la vita del passato di quando, come in questo caso, per accompagnamento c’era un lenzuolo su un tavolo di legno e il ritmo accompagnava la voce di donne intente a lavare e a raccontarsi sotto forma di pettegolezzo, di verità scomode e a volte dolorose. A sostituire la musica ancestrale, avvalendosi di quello che si aveva dalla sorte, si sono alternati tanti bravi musicisti, ma nello specifico il 7 si sono esibiti: Giovanna Famulari al pianoforte, violoncello e voce. Massimo De Lorenzi alle chitarre, Alessia Salvucci alle percussioni e Fabia Salvucci percussioni e voce. E proprio quando Tosca ha lasciato il posto a Fabia Salvucci, voce straordinaria, si è percepito ancora di più l’anima di questa ricercatrice della tradizione musicale a 360 gradi. Raro è vedere una donna che lascia spazio a un’altra donna, giovane, bella e bravissima. Tosca è fuori da ogni mercato dell’usa e getta, è fuori moda (nel senso più nobile del termine), ma sempre attuale. Chi ha avuto modo di ascoltare bene “Il terzo fuochista” portato a Sanremo nel 2007, concepito dalla mente geniale di Venturiello, dalla stessa Tosca, e musicato da Ruggiero Mascellino, può apprezzarne il Credo. E per apprezzare il suo compagno bisognerebbe aver visto almeno “Il borghese gentiluomo” di Molière, riadattato in modo superlativo.

Ordine, rigore, studio, il tutto condito con amore per questa arte. Fortunati gli allievi di “Officine Pasolini”, un laboratorio diretto proprio dalla cantante e da altri bravissimi artisti.

E non è vero che non c’è chi apprezza questo genere di cose, perché questo è solo un pubblico composto, che non fa rumore, non è sguaiato, non ha bisogno di droghe per eccitarsi. Si esalta con la bellezza, come è accaduto sabato sera durante lo spettacolo, un viaggio musicale che attingendo nelle tradizioni esalta le diversità in un mondo ideale fatto di bellezza.

Foto: Federica Di Benedetto e Marco Rossi

Aggiornato il 13 settembre 2019 alle ore 13:13