“I malriusciti” di Campobasso ne “Il medico dei pazzi”

venerdì 6 settembre 2019


Il Festival nazionale del Teatro popolare e della tradizione, a cura dell’associazione “Il nostro quartiere San Giovanni” (presidente Carmen Gravina) e del direttore artistico della rassegna, Lino D’Ambrosio, si conferma tra gli eventi più attesi e frequentati dal pubblico di Campobasso. Per la prima delle undici rappresentazioni in programma al parco Eduardo De Filippo, come sempre accaduto negli anni passati, anche quest’anno sold out per la commedia di Eduardo Scarpetta Il medico dei pazzi, messa in scena dalla compagnia del capoluogo I Malriusciti. Circa mille gli spettatori tra platea e sedie sistemate sull’enorme prato del parco. Tante risate e tanti meritati applausi alla compagnia che il 22 luglio ha avuto il compito di tenere a battesimo la 23esima edizione del festival con una commedia di intramontabile successo.

Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta, in tre atti, è infatti uno dei capisaldi del teatro napoletano e i dialoghi, molto articolati, hanno un ritmo incalzante che richiede tanta attenzione, oltre che una memoria infallibile. La cosa però non ha scomposto neanche un po’ la compagnia, capitanata dalla regista Laura Sansone Marone, che ha inchiodato e divertito il calorosissimo pubblico.

Al termine dello spettacolo, prolungati battimani e ovazioni agli attori: da Romano Sabatelli, in arte Felice Sciosciammocca, nel ruolo che nell’omonimo film ricoprì nientepopodimenochè il grande Totò, all’ineguagliabile Isabella Astorri, che hanno stregato tutti per scioltezza e presenza scenica, insieme al Ciccillo di Gianluca Mastropietro, il nipote nullafacente e dissipatore che negli anni trascorsi da studente universitario a Napoli ha sperperato tutto il danaro inviatogli dallo zio Sciosciammocca.

Una bella compagnia, insomma, operante in Molise e fuori regione, caldamente consigliata a chi soffre di pesantezza della vita, di carenza di ironia e a chi è in cerca di momenti piacevoli da trascorrere insieme utilizzando il tempo libero per tenere viva l’arte dello spettacolo di qualità, la tradizione letteraria e, dunque, la cultura di un popolo.


di Giò Di Sarno