Venezia 76, Cronenberg: “Il cinema non mi manca”

venerdì 6 settembre 2019


Il maestro del perturbante non avverte alcuna nostalgia per il cinema. Eppure, non gira da cinque anni, dai tempi di Maps To The Stars. David Cronenberg è sbarcato sul Lido per presentare il restauro in 4K di Crash, il suo film più estremo. Un capolavoro maledetto tratto dall’omonimo romanzo di James Graham Ballard. Come scrive Morando Morandini nel 1996, “racconta il rapporto tra il pericolo, la macchina e il corpo umano, rimodellandone la sessualità attraverso la tecnologia”.

Cronenberg ricorda che voleva diventare scrittore, non un regista. Ma è convinto che “il cinema tradizionale sparirà, resteranno i supereroi”. Il film al Festival di Cannes riceve il Premio della giuria. “Crash a Cannes – sottolinea – creò uno choc e fu osteggiato. L’arte diventa sovversiva se fa appello all’inconscio e fa venire tutto ciò che è represso. Contro le norme più rigide che regolano le società”.

Cronenberg mercoledì ha partecipato al Mac di Lissone all’inaugurazione della mostra Red cars, allestita in occasione del Gran premio di Monza, che ripercorre in duecento immagini le tavole del libro realizzato dal regista nel 2005 per Volumina. Nelle tavole rare fotografie tratte dall’archivio Ferrari, immagini d’epoca, progetti e modelli di auto Formula 1, simboli e altre suggestioni che riportano al Gp di Monza del 1961, quando il pilota della Ferrari Phil Hill contende, al suo compagno di scuderia Wolfgang von Trips, il titolo di campione del mondo di Formula Uno.

La mostra, promossa dal Comune di Lissone, trasporta i visitatori all’interno di vicende realmente accadute ricreate dalla magia di Cronenberg, che scrisse la sceneggiatura di Red Cars subito dopo aver girato Crash. Avrebbe voluto farne un film, ma il progetto non fu mai realizzato. Ne nacque però un volume d’artista, che è diventato una mostra, aperta da ieri fino al 24 novembre.

“Mel Gibson – sostiene Cronenberg – doveva essere il protagonista di Red Cars. Si recò da colui che doveva interpretare, cioé il pilota della Ferrari Phil Hill, che non fu contento di ciò che avevo scritto e il progetto saltò”. Peccato. “Era una storia troppo avvincente per non portarla sullo schermo. Il libro è come visualizzare un film senza attori e troupe”.

Il regista è affascinato da sempre dai motori. “Spero che un giorno la Ferrari possa lanciare un modello elettrico. Cerco di non perdermi un Gran premio, se non fosse per il mio produttore sarei rimasto a Monza. Apri il cofano e vedi questi agglomerati pesanti che sembrano nascondere un cervello e un cuore pensante. Quando si parla di motori e di auto, si pensa subito all’Italia. Le prime parole che ho imparato in italiano sono frizione e cambio, termini che non trovi nei corsi per principianti”.


di Eugenio De Bartolis