Venezia 76, Meryl Streep indaga sui “Panama Papers”

lunedì 2 settembre 2019


Lo scandalo dei “Panama Papers” scoppiato nel 2016 è alla base di The Laundromat. Il nuovo film di Steven Soderbergh in concorso a Venezia 76 è stato accolto positivamente da pubblico e critica. La pellicola racconta, in chiave grottesca, lo scandalo mondiale che ha messo in luce un sistema di elusione fiscale, in cui sono coinvolte società offshore. Il claim del film non lascia spazio a equivoci: “Basato su veri segreti”.

Il soggetto è tratto dal libro Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite del giornalista Jake Bernstein. Tra gli interpreti figurano: Meryl Streep, Gary Oldman e Antonio Banderas. Proprio la regina di Hollywood è stata accolta calorosamente dagli spettatori del Lido.

L’attrice dà il volto ad una signora borghese travolta dall’ingiustizia. “Volevo lavorare con Steven Soderbergh da tempo – sottolinea la Streep – e sapevo che solo lui, o al più Bertolt Brecht, sarebbe stato capace di fare spettacolo con qualcosa di così vero, così complicato e così drammatico. Noi ne abbiamo fatto una commedia, un film divertente senza dimenticare mai però che c’era dietro un crimine, un crimine non privo di vittime. Sui ‘Panama Papers’ hanno lavorato più di 300 giornalisti investigativi, qualcuno di loro è morto, come la giornalista di Malta Daphne Caruana Galizia. C’è ancora chi muore per cercare la verità”.

Soderbergh sostiene che The Laundromat sia “una commedia nera. Solo così può avere più chance di rimanere nella mente dello spettatore. Eravamo convinti che, come ha fatto Kubrick con Il dottor Stranamore, per un tema tanto serio fosse necessario lo scherzo, la battuta. Non volevamo che il pubblico si sentisse educato ma intrattenuto”.

Secondo Oldman, “era importante che questo film arrivasse al numero più alto possibile di persone. Per questo Netflix è la piattaforma giusta. Mi piace la serialità, il racconto lungo e devo dire che la migliore recitazione, la migliore regia, la migliore scrittura in questo momento la sto vedendo in tivù”.

Per Jake Bernstein, “qualcuno pensa che un paradiso fiscale sia semplicemente un posto bello nel mondo, ma in realtà gli Usa sono il più grande paradiso fiscale esistente. Per esempio il Delaware è il luogo perfetto per le società guscio dove confluiscono criminali di ogni tipo. Per noi è importante che questo film possa aumentare la consapevolezza”.


di Eugenio De Bartolis