Il sogno eterno dei preraffaelliti a Milano

È gioco facile per me che da sempre considero i pittori, filosofi, poeti e maghi della Confraternita Preraffaellita la più importante “avanguardia” artistica dell’Età Moderna, affermare che l’attuale mostra Preraffaelliti. Amore e desiderio, organizzata in collaborazione con la Tate Gallery di Londra e curata da Carol Jacobi (sino al prossimo ottobre al Palazzo Reale di Milano), sia la più splendida esposizione di dipinti ora in Italia.

In un viaggio iniziatico, in un percorso di sogno e d’irripetibile, assoluta e pura Bellezza, colui che vedrà questa ottantina di opere di John Everett Millais, Arthur Hughes, John William Waterhouse e degli altri “disperatamente romantici” pittori utopisti inglesi, potrà ammirare e comprendere la visione immortale di un mondo d’ideali rarefatti ma al tempo stesso potenti e nobili, che parla ancora al cuore dell’uomo con i versi dell’Amore e del sangue, degli eroi e della meraviglia.

Vedrà, il fortunato “viaggiatore immobile”, con gli occhi del corpo e quelli ancor più veggenti dello spirito, le lucenti donne dai capelli di rame ardente, amate da Dante Gabriel Rossetti, sentirà il profumo di mirra e di benzoino delle loro seriche vesti come nella Monna Vanna, e assisterà attonito e commosso alla Dama di Shalott e al suo destino funesto in attesa di un cavaliere perfetto che non giungerà. Giovanissimo, Gesù Cristo è nella bottega di suo padre, falegname, artefice di legni e di anime, con l’ombra che ne prefigura la morte in croce.

Lo spirito raffinato e nobile di sir Edward Burne-Jones, condurrà il visitatore lungo le sale, tra ali di brucianti serafini sino ad Ofelia di Millais, che galleggia con lo sguardo rivolto al cielo nelle gelide acque. Amore e morte, eros e thanatos sono in tutti questi dipinti, fusi in una passione fatta di dolcezza e di colori brillanti e tenui, come un arazzo intessuto dello stesso filo auro dell’incanto, in un mondo fuori dal mondo, eterno e affascinante.

I Preraffaelliti furono lo scandalo e la frantumazione d’una società ormai giunta alla propria fine, fecero letteralmente esplodere l’arte ormai stantia delle accademie ricercando il presente, il futuro, nel nostro passato di leggende e splendori e magia. Amarono riamati, tradirono, si uccisero ma vissero la loro vita bruciandola come una candela da entrambi i lati, ebbero metà del tempo ma rifulsero con il doppio dello splendore.

Crearono nuovi miti, innalzandoli su quelli antichi con la follia lucida del voler riportare un nuovo mondo di bellezza e lusso per tutti. Furono la più dirompente rivoluzione culturale che si potesse anche lontanamente immaginare ma fallirono, e il loro fu il fallimento più grandioso e splendido che un artista potesse desiderare, perché questi pochi pittori crearono un Nuovo Rinascimento che durò soltanto un’estate stregata, un sogno fugace e mai più ripetuto che però rimane e perdura nel tempo, mentre tutto il resto, anche nell’arte contemporanea, sarà polvere, cenere e nulla di più.

 

 

Aggiornato il 06 agosto 2019 alle ore 09:55