Restituzione delle opere d’arte trafugate, obbligo morale o giuridico degli Stati?

mercoledì 24 luglio 2019


Giorni fa a Palazzo Pitti a Firenze alla presenza dei ministri degli Esteri e dei Beni culturali italiani e tedeschi si è svolta una cerimonia per la restituzione al nostro Paese del Vaso di fiori di Jan van Huysum sottratto da un militare della Wermacht in ritirata da Firenze nel 1944.

Il risultato è stato reso possibile dall’impegno dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale del generale Parrulli che, dopo averlo rintracciato, non hanno mai smesso di seguire gli spostamenti del dipinto e dalla caparbietà del direttore degli Uffizi Schmidt che lo scorso gennaio aveva apposto nella parete della Sala Bianca del palazzo una copia del quadro con scritto “rubato” accelerando così le negoziazioni con il suo Paese d’origine. Questo è solo l’ultimo di eventi analoghi che negli ultimi mesi hanno visto la restituzione al Messico di 594 dipinti ex voto del XIX secolo sottratti illegalmente al patrimonio culturale messicano, esportati in Italia e recuperati dai carabinieri e alla Cina svariati reperti archeologici di provenienza illecita.

L’Italia, infatti, è impegnata su entrambi i fronti: da una parte mira ad ottenere la restituzione di beni culturali rimossi dal territorio nazionale, dall’altra è oggetto di richieste di altri Stati che chiedono la restituzione di propri beni trasportati in Italia.

Diverse possono essere le ragioni delle esportazioni di tali beni. La più diffusa è quella bellica. La spoliazione dei beni culturali del nemico, portati in Patria come trofei, ha costituito sin dall’antichità una pratica costante non soltanto ai fini dell’arricchimento ma anche per infliggere un’ulteriore umiliazione ai popoli vinti e in tempi più moderni per annullarne l’identità. Al fine di disciplinarne la restituzione in questi casi sono intervenute convenzioni di diritto internazionale che hanno delineato le procedure da seguire da parte degli Stati coinvolti.

Diverso è il caso delle esportazioni in tempo di pace legate a fatti criminosi o a violazioni del diritto interno dello Stato di appartenenza. Qui l’applicazione di norme internazionali è più complessa, entrano in gioco i contenziosi giuridici e la risoluzione delle situazioni più confuse è spesso lasciata alla buona volontà degli Stati.

Il nostro Paese ha ben dimostrato un’apprezzabile sensibilità alle esigenze morali e culturali legate al tema dei beni rimossi in occasione della restituzione dell’obelisco di Axum all’Etiopia nel 2002 e della Venere di Cirene alla Libia nel 2008.

Si deve, invece, alla tenacia di due personaggi vissuti in epoche diverse il recupero di tantissime opere sottratte dal nostro territorio prima da Napoleone e poi da Hitler, entrambi conosciuti anche come bulimici del patrimonio culturale italiano.

Antonio Canova, incaricato nel 1815 dal cardinale Consalvi, segretario di Stato pontificio, di recarsi in Francia per recuperare le opere sottratte in Italia da Napoleone – anche sotto forma di clausole nei trattati di pace – riuscì nell’opera anche grazie all’appoggio di Wellington e Metternich. Il generale inglese, in particolare, a Parigi come Governatore dopo Waterloo, emanò disposizioni grazie alle quali ritornarono in Italia opere di Raffaello, Mantegna, Veronese oltre ai leoni di San Marco.

A Rodolfo Siviero, agente segreto e storico dell’arte, è attribuita la restituzione di un innumerevole elenco di opere trafugate dai tedeschi nel secondo conflitto mondiale: nel 1947 recupera il tesoro dei musei napoletani che gli uomini di Goering avevano prelevato dall’Abbazia di Montecassino, tra cui la Danae di Tiziano, l’Apollo di Pompei e l’Hermes di Lisippo; nel 1948 riesce a riportare in Italia il Discobolo oltre a dipinti del Masaccio e del Tintoretto, tra cui la Leda. Infine nel 1953 firma con un accordo con la Germania che consente di ricomporre gran parte del patrimonio sottratto dall’esercito tedesco.

Sono ancora molte le opere uscite dai nostri confini che con l’impegno di tutti i protagonisti della cosidetta diplomazia culturale si spera possano rientrare. Dalla Madonna con Bambino di Giotto, che si trova in collezione privata in Inghilterra, alla Testa di Fauno di Michelangelo, individuata in Russia, alle Nozze di Cana di Paolo Veronese, in bella mostra al Louvre. Continueranno a lavorare con efficiente gioco di squadra tutti i ministeri coinvolti e lo sforzo collettivo sicuramente consentirà di compiere ulteriori passi in quel percorso di giustizia storica sapientemente avviato da Rodolfo Siviero.


di Ferdinando Fedi