Camilleri: da lettore lo piango ma non dimentico l’“insulto” a Sciascia

giovedì 18 luglio 2019


Andrò un poco contro-corrente, pur avendo apprezzato Andrea Camilleri scrittore “leggero” e denso insieme. Nella mia libreria sono ben allineati tutti i cento e passa libri che ha scritto; li ho letti più volte, con piacere, e più di tutti quelli che non hanno per protagonista il commissario Montalbano.

A Camilleri, tuttavia, rimprovero una cialtronata mai emendata: l’aver sostenuto che "Il giorno della civetta" di Leonardo Sciascia "è uno di quei libri che non avrei voluto fossero mai stati scritti. Ho una mia personale teoria. Non si può fare di un mafioso un protagonista, perché diventa eroe e viene nobilitato dalla scrittura. Don Mariano Arena, il capomafia del Giorno della civetta, giganteggia. Quella sua classificazione degli uomini – omini, sott’omini, ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà – la condividiamo tutti. Quindi finisce con l’essere indirettamente una sorta di illustrazione positiva del mafioso e ci fa dimenticare che è il mandante di omicidi e fatti di sangue. Questi sono i pericoli che si corrono quando si scrive di mafia. La letteratura migliore per parlare di mafia sono i verbali dei poliziotti e le sentenze dei giudici".

Camilleri di tutta evidenza non ha capito nulla di Sciascia: che proprio ne “Il giorno della civetta”, e con trent’anni di anticipo, indica la strada del diritto e della legge per contrastare e sconfiggere la mafia: seguire la pista del denaro. Quella “lezione” che segue Giovanni Falcone, che appunto ne fa tesoro, e opera di conseguenza: “follow the money”. Il denaro, è noto, non puzza; ma una scia la lascia, a volerla e saperla vedere.

Ecco: del Camilleri scrittore ero e sono affascinato per la sua straordinaria capacità affabulatoria. Del Camilleri politico non credo di aver condiviso nulla (e per dire: nelle battaglie liberali, libertarie, radicali, quelle di Marco Pannella, per intenderci, mai ricordo di averlo trovato al mio fianco). Del Camilleri "lettore" di Sciascia sostengo senza timore di smentita che nulla aveva capito. Punto.


di Valter Vecellio