Musei Vaticani e arte gaia per tutti

mercoledì 10 luglio 2019


Il new deal bergogliano ormai ha trasformato i Musei Vaticani in una dependance del Pride arcobaleno.

Ebbene, quando un tempo ormai lontano, dietro le mura leonine esercitavano l’arte sublime della pittura artisti come Raffaello, Michelangelo, Pinturicchio, Perugino e altri, compreso il Sodoma, quel luogo era una delle più alte, sublimi e nobili culle dell’arte, non solo italiana ma universale. Eppure allora i pontefici e i cardinali avevano figli, amanti e concubine, e hanno creato la meraviglia del Rinascimento.

Oggi, in ossequio al mondo variopinto Lgbtq, anche le strutture museali della cristianità cattolica di San Pietro si adeguano, sia mai che qualcuno osi additarli come politicamente scorretti, reazionari e tradizionalisti! Avanti col Gender anche nella Bellezza e nell’Arte!

Quindi un tour operator, a imitazione di quanto già realizzato da altri musei, ha deciso di creare una visita guidata ai “Vaticani” dove le opere illustrate saranno chiosate sotto la visione Gay, Lesbo, Bisex, Trans e Queer. Ora se l’omosessualità, che un tempo si chiamava semplicemente “sodomia”, è sempre esistita nel mondo e ricordiamo anche che l’accusa di “omosessualità” non è mai esistita nel Rinascimento o prima, ma era piuttosto quella di “sodomia” ad essere oggetto di condanna, il che è ben altra cosa, troviamo molto più difficile interpretare in chiave “transessuale” le espressioni artistiche di alcuni secoli orsono, visto che tale attitudine è tipica della contemporaneità degli ultimi decenni.

In breve, i nudi michelangioleschi della Sistina e altro saranno letti sotto la luce arcobaleno dell’omosessualità, tanto è noto a tutti che il Buonarroti fosse di tale sponda. Per tacere poi di Leonardo (che però stava altrove) e altri. Tutti gay e tutti in allegria, dunque. Persino quel puttaniere inveterato di Raffaello Sanzio o di Gian Lorenzo Bernini, che arrivò ad avere per amante la moglie di un suo allievo. Già questo basterebbe a far gridare al pessimo gusto non soltanto per la scelta discutibile e la mancanza di rispetto nei riguardi dell’arte custodita in tale luogo, ma dovrebbe indignare per primi gli stessi omosessuali che non dovrebbero avere un “tour” diverso da tutti gli altri, creandosi così ancora una volta una stupida e inutile autoghettizzazione.

Tutto questo è ancora una volta (ma quante ancora ce ne saranno?) la dimostrazione evidente del profondissimo livello d’ignoranza e pressapochismo che attanaglia questa società in disfacimento, dove, pur di far cassa, non si esita più a insozzare tutto ciò che vi è di nobile e sacro come l’Arte in primo luogo, finendo così, in questo caso almeno, per svilire e avvilire anche coloro ai quali è diretta l’operazione “culturale”. Sì, perché i primi ad indignarsi per una simile proposta non dovrebbero essere né I Musei Vaticani e dunque l’ottima attuale direttrice, né gli Storici dell’Arte, ma proprio i gay, perché sono loro quelli che sono stati offesi da un’ennesima forma di razzismo omosessuale volontariamente autoinflitto.


di Dalmazio Frau