Teatro Argentina: presentata la stagione 2019/2020

L’Argentina si moltiplica! Le ramificazioni discendono dalla “radice” del Teatro Nazionale per estendersi virtualmente come una rosa dei venti ai più diversi luoghi della città e non solo: India; Torlonia; Palazzo delle Esposizioni; periferie urbane con il teatro su ruote (“Opera da tre soldi” camion, coprodotta con il Teatro dell’Opera) che si sposterà nelle vie e piazze di Roma e del Lazio; Teatri d’Europa come quello ungherese. In pratica, l’intenzione è di unire in un unico contenitore fantasmatico danza moderna, teatro sperimentale, classici e grande letteratura in sinergia con istituzioni cittadine, biblioteche e associazioni come Roma Europa. L’obiettivo è evocato dal titolo dato alla stagione 2019/2020, “C’è un sogno che ci sta sognando”, come ha ricordato il presidente Emanuele Bevilacqua. Una programmazione la prossima tutta orientata a implementare nell’arte dal vivo il motto “Per divenire ciò che vorremmo essere, dobbiamo decidere che cosa eravamo”. E se pensate sia sufficiente un buon approfondimento storiografico per verificare il secondo aspetto, ebbene sbagliereste. Perché il deserto (etico, materiale e morale) è il frutto amaro dell’azione progressiva degli elementi naturali, di cui non restano che labili tracce sotterranee tutte da reinterpretare. E l’interprete è, appunto l’artista e l’arte è lo strumento, la macchina del tempo che scorre nei due sensi del cursore.

Nel primo come nel secondo caso occorre postulare una doppia capacità progettuale portando quanti più spettatori possibile al teatro e.. viceversa: catturare con il teatro che si muove quelli che da soli non verrebbero. Non più santuari della cultura ma viscere vive e materia grigia per un sorprendente viaggio all’interno di noi stessi. Teatri come corpo visibile di una topografia urbana invisibile, giocando l’assimilazione tra le carte stradali e le mappe mentali dei nostri attraversamenti al fine di ricongiungere a un centro simbolico di saperi colti e popolari quartieri che si perdono nel nulla.
L’ardua missione è affidata al duo Giorgio Barberio Corsetti, nuovo Direttore del Teatro di Roma e alla curatrice per la programmazione dell’India Francesca Corona.
Un breve cenno allora al cartellone di entrambi, iniziando dal Teatro Nazionale, in cui appaiono opere come “Orestes in Mosul”, città irakena letteralmente divorata e ridotta in macerie dalla follia jihadista dell’Isis, basato sull’Orestea di Eschilo, per passare poi a una trilogia sull’opera e sulla figura di Primo Levi (“Se questo è un uomo”; “Il sistema periodico”; “Se questo è Levi” reading itinerante). Anche per il prossimo anno Massimo Popolizio sarà una sorta di Atlante che reggerà le sorti del teatro moderno, con “Ragazzi di vita” di Paolini e “Un nemico del popolo” di Ibsen. Sue saranno poi le letture dal Belli per fine anno 2019. Il teatro napoletano di Eduardo farà leva sulla bravura e autorevolezza di un regista come Carlo Cecchi con “La grande magia” e il dittico “Dolore sotto chiave/Sik sik l’artefice magico”.

Autori come Canetti danno il titolo a “La commedia della vanità”, mentre i grandi classici rivisitati saranno presenti con “Il giardino dei ciliegi”, “Arlecchino servitore di due padroni”, “La valle dell’Eden” di Steinbeck per la regia complessa di Latella. Emma Dante presenterà poi un suo spettacolo old style “Misericordia”, e Alessandro Gassmann si cimenterà con la riduzione teatrale di “Fronte del porto”. Tornerà anche il grande successo dello scorso anno “When The rain stops falling”, quasi un romanzo teatrale intimo e distopico che affronta un discorso lungo quattro generazioni. Poi “Falstaff e il suo servo” tratto da Shakespeare con l’insuperabile duo Branciaroli-Herlitzka. Il maestro Pirandello chiuderà la stagione con “Così è se vi pare” per la regia di Filippo Dini.

L’esplorazione artistica tra teatro sperimentale e nuove espressività vedrà passare all’India molti talenti e autori giovani, all’interno della nuova sede di Oceano Indiano, già foyer della Sala A, “nuovo progetto produttivo/abitativo che ospita cinque compagini artistiche romane”. Queste le principali pietre miliari della programmazione 2019/20: “Furore” di Steinbeck nella lettura che ne farà Massimo Popolizio; Chiara Guidi dialogherà con i bambini ( e non solo) “sul nulla e sul vuoto” nelle sue “Fiabe giapponesi”; l’artista iraniano Amir Reza Koohestani metterà in scena “Timeloss” dove i dettagli del quotidiano fanno filtrare la complessità del mondo; “Family affair” di Zimmerfrei per un teatro verità i cui protagonisti reali sono famiglie che abitano quartieri limitrofi all’India; la versione italiana di “Jukebox” in cui riecheggiano le parole che attraversano la nostra città. Infine anche una citazione doverosa alla “Rivolta degli oggetti” della Gaia Scienza (1976), in una rivisitazione che prenderà in carico le vicende trascorse dal 1976 a oggi.

Aggiornato il 28 giugno 2019 alle ore 11:59