Risucchiati nel vortice del romanzo di Pinketts

Gira la testa a leggere “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie” (ed. Mondadori) di Andrea G. Pinketts. Gira la testa perché leggendo l’ultima pagina dell’ultimo romanzo di Pinketts, si interrompe, con le scuse di un gentiluomo, il ballo, e si resta soli, in mezzo alla sala.

Si viene risucchiati dal ritmo, ogni parola una nota, ogni nota partecipa alla sinfonia di una danza in cui Pinketts invita i perditempo: “Voi che siete lettori di giornali, riviste, libri, iPad, vi sarete ingolfati di cultura alta, bassa e di traverso e ne avete guadagnato in conoscenza ma di sicuro non avete ottimizzato il tempo. Anche leggendo questa storia, in fondo, state perdendo tempo. Sia detto chiaramente: io adoro i perditempo. Onoro i perdigiorno. I giorni perduti, quelli alle nostre spalle sono i migliori in quanto sono sempre i migliori che se ne vanno. E allora continuate a leggere”.

I racconti che compongono “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie” è limitativo definirli noir, come è limitativo definire noir lo scrittore Andrea G. Pinketts. Con “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie” si danza, e si danza su di un filo sospeso, in equilibrio, ma con le vertigini perché Andrea G. Pinketts era uno scultore delle parole, un artigiano che cesellando ogni articolo, aggettivo, preposizione o verbo ha scritto le pagine dell’ultimo suo romanzo, lo immagini comporlo, sigaro in bocca e birra di fianco al taccuino, al suo tavolo a “Le Trottoir”.

Un clima allucinato, come in una disco con le luci stroboscopiche, al bancone del bar incontri gli improbabili e fantasmagorici protagonisti dei visionari racconti di Pinketts, quasi fiere dantesche, ma meno cupe e senza pretese di insegnamenti morali. Una musica intensa e piena di pathos accompagna il ballo del racconto”Mamma Paura perde colpi”: “Mamma Paura - scrive - non guardava in faccia a nessuno. Solo perché nessuno aveva il coraggio di guardare in faccia a lei. Io quel coraggio ce lo avevo essendone il figlio illegittimo non riconosciuto”. O Beethoven soundtrack delle scorribande della banda della “Pigna Meccanica”. Picchiatori maori e scrittori tatuati, una vecchia puttana e la nipote con la fobia del contatto fisico ma il dono di saper “leggere la mano”. Nelle pagine ”E dopo tanta notte strizzami le occhiaie” il ritmo è dato, oltre che dal sapiente e originale uso che Pinketts faceva delle parole, dal succedersi di fatti e personaggi, che divertono, inquietano, irritano ma non annoiano mai.

Le illustrazioni della pittrice Alex Solazzo sono speculari all’impianto onirico della narrazione dell’autore, rendendo più intensa l’esperienza del lettore, il suo tour virtuale e quasi psichedelico nell’ultimo, purtroppo, viaggio letterario di Andrea G. Pinketts.

Aggiornato il 27 giugno 2019 alle ore 12:14