Domani la presentazione del libro di Diaconale a Palermo

Domani a Palermo va in scena la presentazione dell’ultimo libro di Arturo Diaconale. Il direttore de L’Opinione continua il suo tour di incontri in tutta Italia. Il saggio dal titolo Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani? (Rubbettino, 120 pagine, 12 euro), viene presentato alle ore 17.30, nella Sala “Pio La Torre” di Palazzo Reale.

L’evento è promosso dall’Assemblea regionale siciliana e dalla Fondazione Federico II in collaborazione con la testata on line L’Opinione Sicilia, edizione regionale de L’Opinione delle Libertà. Saranno presenti, oltre all’autore, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il direttore generale della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso, monsignor Giovanni Lanzafame, antropologo. Il confronto sarà moderato dal giornalista Guido Monastra.

Arturo Diaconale, dal 2015 al 2018 è stato membro del Consiglio di amministrazione della Rai. Dal 2016 è responsabile della comunicazione della Società sportiva Lazio. Ha pubblicato: Tecnica postmoderna del colpo di Stato: magistrati e giornalisti (Spirali, 1995); ha curato, con Davide Giacalone, Democrazia e Libertà (Rubbettino, 2004); Iran e Israele: Olocausto nucleare (Koinè Nuove Edizioni, 2005); Per l’Italia. Un’idea nazionale, un’idea liberale (Rubbettino, 2012); L’anno del Peron alla Fiorentina (L’Opinione editrice, 2014).

“Il mio libro – sostiene Diaconale – è polemico. Ma non è affatto irrispettoso. Io sono agnostico. E ho scritto un saggio in chiave politica. Non sono in grado di entrare in dissertazioni teologiche. La Chiesa, oltre ad essere un soggetto religioso, è un soggetto politico dell’Occidente. La verità è che le politiche di Bergoglio hanno ispirato le fallimentari politiche sull’accoglienza dei governi Letta, Renzi e Gentiloni”.

Come si è trasformata la Chiesa cattolica sotto la guida di Papa Bergoglio? È la domanda che si è posto Diaconale. Il giornalista indaga sulla libertà individuale e sulla separazione tra Stato e Chiesa, tratti identitari della civiltà occidentale. Nell’attuale situazione storica, dove è in atto non solo una scissione all’interno della Chiesa stessa, ma all’interno del mondo laico, il giornalista s’interroga sulle ragioni che hanno portato il Cristianesimo ad abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente. Diaconale pone un quesito provocatorio: può un laico liberale continuare – con Benedetto Croce – a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo rappresentante della cristianità respinge e ripudia la metà della propria identità?

Se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi predecessori. Fino a trasformare l’istituzione inventata da San Paolo nella più grande Ong senza navi del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente corretto. Abbracciando un modello globalista e pauperista di multiculturalismo e immigrazione incontrollata, il Cristianesimo sembra voler abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente, per diventare una sorta di sincretismo buonista universale.

Aggiornato il 19 giugno 2019 alle ore 15:58