Chi forma i “Figli del Popolo”? No, non lo sto chiedendo a Di Maio o Salvini. Mi sto ponendo, invece, la stessa domanda a risposta tragica (“Nessuno”!) che si dà e offre a se stesso Ernesto Galli della Loggia nella sua ultima fatica, “L’Aula Vuota” (Edizioni Marsilio), presentato alla Feltrinelli della Galleria Sordi di Roma il 13 giungo scorso, con moderatore il sempre bravo e simpatico collega Antonio Polito. Ed è proprio il giornalista ad aver testato, per così dire, la bontà del ragionamento dell’Autore prendendo come cavie i suoi due figli quasi adolescenti e leggendo loro alcuni brani del volume. E, udite, udite, i ragazzini non si sono annoiati! Se l’incipit strappa un sorriso, il contenuto invece è denso di Thanatos ancorché di Pathos, entrambi indimenticabili Dei della Psiche umana. Al mancato nutrimento della Mente guarda con grande sconcerto l’Autore: chi è incaricato di trasmettere sapere vede questa sua missione completamente disarticolata da agenti interni e, soprattutto, esterni. La scuola, cioè, è stata assassinata sia dall’egalitarismo esasperato dei sindacati di categoria, sia dall’Ocse con i suoi assurdi misuratori e le direttive un po’ demenziali puntualmente recepite acriticamente in toto dai responsabili ministeriali!

I sindacati puntano all’egalitarismo (“perché non esistono insegnanti bravi o somari”, in palese violazione delle leggi di natura) per fare bottino pieno delle iscrizioni e tutto ciò nell’assoluto, complice silenzio di tutta la classe docente, ipersvalutata e frustata. Questo però non accade, al contrario di quanto hanno sostenuto gli addetti ai lavori intervenuti dal pubblico, a causa degli stipendi bassi: tali erano infatti anche nella scuola gentiliana, ma lo scarso compenso era colmato dal prestigio morale ed etico di cui godevano gli insegnanti presso famiglie e discenti (e presso il “Potere”!). L’altro attore del decadimento della nostra scuola sono i soggetti internazionali come i centri europei di valutazione della formazione e delle performance scolastiche, che indirizzano tutta la loro potenza di fuoco verso le “cose concrete” (scienza e tecnologia), sacrificando la componente umanistica (difficilmente misurabile!) perché non serve a trovare lavoro in questo ambiente post industriale delle vacche magrissime del lavoro giovanile. Quest’ultimo, tra l’altro, non è in grado di stare dietro, ovvero di collocarsi dalla parte dei produttori, agli invasivi processi di digitalizzazione e automazione di fabbriche ed ex roccaforti del terziario, come il sistema bancario dove, ormai, l’utente si fa carico del know-how e del tempo di lavoro che competeva, una volta, agli addetti agli sportelli bancari. E qui, se volete, concordo da fisico matematico sulla giusta osservazione di Galli della Loggia che fa notare come non ci sia bisogno di… “matematizzare” i licei, visto che proprio dal classico provenivano i geni della scienza moderna italiana del XX secolo.

C’è un problema, però: il dilagante e deresponsabilizzante egalitarismo, che vede oggi la dittatura del pedagogismo in sostituzione dell’esercizio colto degli strumenti per la trasmissione dei saperi, sta trovando la sua tragica nemesi nell’impetuosa avanzata dei criteri selettivi per censo e ceto. Ovvero: chi può (e chi non può prende il mutuo ad hoc anziché comprarsi una casa!), manda i suoi figli a studiare all’estero per offrire loro una qualche ragionevole speranza di trovare un lavoro qualificato. E guai, per piacere, a parlare (come ha fatto un’incauta lettrice presente, docente universitaria di economia) di… “Capitale umano” da formare, probabilmente a vantaggio dello sfruttamento di chi il lavoro lo impiega spesso calpestando le regole e sfruttando in nero la propria manodopera! Perché, poi, se ricordo bene, anche per i generali incapaci che mandarono a morire parecchie centinaia di migliaia di nostri fantaccini nel corso della Prima Guerra mondiale, anche questa povera carne da cannone era valutata esattamente nello stesso modo! Idem per i responsabili dei campi di sterminio nazisti per i quali gli internati erano semplici “pezzi” (sic!) da smaltire, esattamente come si farebbe in qualsiasi fabbrica di prodotti seriali! Morte alla Scuola! Viva la scuola! Italia dixit…

Aggiornato il 14 giugno 2019 alle ore 13:48